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Incontro con Renzo Piraccini. LOGISTICA. QUESTIONE DI SISTEMA

     Giugno 23, 2017   No Comments

di Denis Ugolini

Già in due occasioni Walter Sacchetti, imprenditore cesenate, ha affrontato  nel nostro periodico il grande tema della logistica. Nel numero precedente, lo  ha fatto in modo articolato e con chiara visione e proposizione. Pienamente  condivisibile da parte nostra, che peraltro su questo tema ritorniamo da  tempo, almeno dal 2000, quando si dibatteva intorno all’adozione del vigente  Piano Regolatore del nostro Comune. Sacchetti ponendo attenzione alla  questione della logistica ha indubbiamente aperto un dibattito importante sul  principale fronte strategico dello sviluppo che può interessare l’intero  territorio e l’economia della realtà romagnola.
Un grande tema che per la sua complessità e per le interconnessioni che richiama richiede capacità di visione culturale e programmatoria. Non certo le scorciatoie sloganistiche e quelle degli annunci ad effetto che poi non si traducono in alcun che di concreto. Della complessità e dell’importanza del tema che merita di essere dibattuto ed adeguatamente affrontato parla anche Renzo Piraccini, direttore generale della cooperativa Apofruit e presidente di Almaverde Bio Italia.
Ho chiesto di parlarne con lui sia per la realtà imprenditoriale, economica e produttiva che rappresenta e dirige e che è tanta parte del sistema agroalimentare del nostro territorio, sia per la sua indub-bia competenza e capacità di cui sono espressione i risultati raggiunti nello sviluppo del gruppo Apofruit, che proprio in questo periodo festeggia cinquant’anni di attività.
“Quello che ci contrad-distingue è che siamo l’unica azienda che ha mantenuto la struttura cooperativa di primo grado pur essendo molto grande”. Comincia così il nostro colloquio, con una affermazione di motivato orgoglio: la Cooperativa. “La nostra azienda ha lo stesso schema di cinquant’anni fa. Gli agricoltori soci portano la frutta, noi la confezioniamo. L’unico elemento che è cambiato rispetto al passato sono le dimensioni, che oggi sono diventate nazionali: contiamo su 12 stabilimenti, quattro in Romagna, tre in Emilia, uno ad Aprilia (Latina), due a Scanzano Ionico (Matera) , uno a Monopoli (Bari), per una produzione di 250 mila tonnellate di prodotti freschi. La nostra base sociale è composta da 4000 soci. Uno degli elementi che ci caratterizzano è l’innovazione. Nell’ortofrutta partecipiamo a molti progetti innovativi, tra cui il più importante è senz’altro quello del biologico”. La società che si occupa della vendita del biologico è Canova, licenziataria del marchio Almaverde Bio e che controlla diverse filiali estere, mentre Moc Mediterraneo è la società che commercializza la produzione di alcuni partner commerciali.
“È la tecnologia – sottolinea Piraccini – che ci ha permesso di raggiungere gli attuali traguardi. Rilevanti i dati occupazionali di Apofruit : 180 dipendenti fissi e oltre 2200 stagionali. Una realtà che affronta con organizzazione ed adeguatezza la globalizzazione. Non la subisce.
Renzo Piraccini ha idee chiare, e padroneggia con sicurezza anche la conoscenza della problematica della logistica.
“Ho letto le cose che ha scritto Walter Sacchetti – afferma – e devo dire che le sue valutazioni per certi aspetti le condivido. Anche se lui ha visto il problema della logistica più da un punto di vista infrastrutturale”. Ma la problematica coinvolge anche altro ancora e in modo assai complesso.
“La logistica che stiamo affrontando è una questione di sistema, è infrastrutture, aziende e imprese che danno vita a questo sistema integrato. Non è un problema semplice per la cui soluzione basta spingere un bottone.”
Insieme ci soffermiamo a rimarcare la potenzialità del nostro territorio per questo sistema logistico.
Ma scattano subito alcune considerazioni. Per esempio a proposito del fatto che Cesena sia ancora leader per produzione ortofrutticola sia come centro di autotrasporto.
“Oggi è più una leggenda che la realtà – continua Piraccini. Siamo ancora importanti, ma non abbiamo quel ruolo di leadership che avevamo venti anni fa”
Il problema che sta alla base del ridimensionamento è il calo produttivo dell’ortofrutta in Romagna. “Noi abbiamo in parte compensato questa riduzione nell’area romagnola con le integrazioni da altre zone – dice Renzo Piraccini – soprattutto dal sud e dalla zona di Latina. Alcune produzioni le spostiamo e le lavoriamo qui. Se così non fosse avrem-mo anche noi problemi economici e di occupazione. Un altro dei problemi è che il sistema commerciale dell’area romagnola è sempre stato impostato su piccole o pic-colissime imprese. Si sono scritte montagne di libri sui vantaggi delle piccole e medie imprese: la flessibilità, la capacità di rispondere rapidamente alle richieste del mercato. Ma oggi la piccola impresa, a maggior ragione nelle nuove situazioni della globalizzazione, ha una serie di problemi, primo fra tutti quello di una ridotta capitalizzazione. Un presupposto, invece, oggi necessario per avere basi solide.”
Si diceva piccolo è bello, gli ricordo. “Ci può stare – dice Piraccini – ma un modello che funzioni necessita di imprese capofila, solide, di grandi dimensioni, internazionalizzate, leader di mercato, con tutte le specializzazioni necessarie, con un contorno formato da fornitori, che in fin dei conti sono dei partner. Queste sì aziende di piccole dimensioni con la snellezza operativa che spesso le grandi imprese non possono avere. Occorre, dunque, un mix fra grandi e piccole imprese. Senza grandi imprese oggi un territorio fatica a svilupparsi”.
La logistica è anche autotrasporto. Cesena era un grande centro, oggi non lo è più. “La logica della terziarizzazione spinta ha contribuito a disgregare ancor più quello che c’era. Oggi ognuno è padrone del proprio camion. C’è grande uso di agenzie. Tutte strutture snelle che però hanno un grande limite nel fare programmazione e nel gestirla con logiche moderne.” “E qui siamo al dunque. Se lo guardi dall’ottica delle imprese che producono, lavorano e commercializzano vedi che la tendenza che viene avanti, non solo del settore alimentare, è di terziarizzare questo tipo di servizi. Dall’altro si sono realizzati raggruppamenti di autotrasporto che si specializzano in alcune tratte. Il sistema dei trasporti italiano ha retto e si è dimensionato abbastanza bene per il mercato nazionale. Per l’export è diverso, per le dimensioni che servono, e oggi l’85% dei vettori che noi carichiamo sono esteri”. Far decollare il nostro territorio con un appropriato sistema logistico presuppone che si compiano scelte strategiche di sistema che non sono alla portata delle singole imprese. “Nella situazione di difficoltà in cui ci si trova – continua Piraccini – è impossibile pensare che si possa continuare come in passato. Bisogna allinearsi ad un sistema di efficienza che richiede ristrutturazioni e quindi scelte che possono anche dispiacere e che non sono facili”. Neppure per un Sindaco o per un Presidente di Provincia, se guardiamo alle azioni che pure devono coinvolgere le istituzioni per andare in direzione del sistema di cui stiamo parlando. “Già! Chi avrebbe il coraggio di sostenere, anche se ne fosse costretto, che bisogna chiudere un aeroporto o una fiera? Ma per fare un sistema efficiente ci sono molte infrastrutture che bisogna chiudere o riconvertire. Occorre fare le scelte giuste anche se dolorose se si vuole mettere in moto un meccanismo virtuoso”.
È questione di programmazione e di capacità di compiere scelte precise. Ma perfino la parola oggi è in disuso. Bisogna anche uscire da certe visioni ristrette, talvolta localistiche per non dire campanilistiche che sono un ostacolo all’avvio di quei processi virtuosi che occorrono. “Un punto che può fare veramente da catalizzatore del sistema logistico di questo territorio è Villa Selva, lo snodo intermodale che non era stato concepito per il trasporto deperibile. Invece può essere molto interessante. Nel deperibile c’è il problema di dovere ottimizzare il servizio con rapidità. L’ortofrutta necessita di tempi ristretti dai magazzini di lavorazione agli scaffali della grande distribuzione, si ha quindi un lasso di tempo molto limitato dal momento dell’ordine al momento della consegna. La soluzione possibile è quella dell’integrazione tra strada e ferrovia, cioè trasporto intermodale che veda la parte più consistente fatta con il treno attraverso l’uso di casseforme refrigerate. Ma fino al punto A, per fare la raccolta del prodotto, e poi nel punto B, da dove parte la distribuzione, il prodotto deve viaggiare su camion. Ci sono diverse aziende che si occupano di intermodale. Questo sistema ha un polo centrale nella realtà di Villa Selva. Non è a Cesena ma non deve preoccuparci, il sistema logistico è questione di area romagnola. Bisogna saper guardare in questa dimensione e devono farlo tutti, ed in primis devono esserne capaci le istituzioni. Il terminale di Villa Selva è uno dei terminali intermodali che il sistema ferroviario ha individuato. Prima bisogna far sì che il trasporto intermodale decolli con i prodotti non deperibili e poi si affronta il resto. C’è da mettere mano a una coordinamento di sistema ferroviario, di orari per i treni navetta che arrivano al terminale da altre regioni. Non so se serve un’area, come si dice, che debba essere quella in cui si insediano tutti quelli che fanno la logistica. Per quanto riguarda l’agroalimentare c’è già un sistema di insediamenti e non credo che accorparli abbia un grande significato. Il punto è il quadro di sistema e questo quadro comprende tutta l’area romagnola con le sue varie infrastrutture interessate”.
Dobbiamo anche essere capaci di attrarre imprese. Bisogna favorire aggregazioni. “Anche imprese straniere – dice Renzo Piraccini – che possono indurre e stimolare aggregazioni di nostre imprese e alimentare collaborazioni con esse”. Le programmazioni degli enti locali devono trovare il modo di essere parte del sistema unitario della strategia di sviluppo di un sistema logistico. “Non è facile. Ci sono scelte, anche impegnative, che devono essere fatte. Dal sistema delle imprese, ma anche dal sistema istituzionale. Mi è capitato spesso di parlare di infrastrutture, di aeroporto, di fiere con altri imprenditori. Ti posso dire quella che è la mia esperienza di manager. L’Apofruit oggi è frutto di una fusione di imprese. Nella mia carriera ho chiuso molti stabilimenti e, ovviamente, non ho mai ricevuto applausi. Apofruit è efficiente anche perché ha realizzato queste ristrutturazioni compiendo, a volte, scelte dolorose. Non sono mai contento di fare scelte che riducano l’occupazione ma, a volte, questi sono passaggi indispensabili per poter raggiungere i necessari standard di efficienza. Ecco perché ritengo che se oggi si vuole fare un sistema fieristico razionale la prima cosa da fare sarebbe quella di mettere tutto in un unico contenitore, altrimenti non troverai mai chi fa il passo indietro, nessuno sarebbe mai d’accordo. Così se dovessi affrontare il problema dell’aeroporto farei un’unica società di gestione. Ma comprendo che non è facile. Qui di strade in discesa ne vedo poche. In Romagna ci sono quattro o cinque città grandi che devono cercare di mettersi d’accordo; una dovrebbe puntare più sulla fiera e un’altra magari più sull’università. L’obiettivo è di fare diventare il territorio efficiente”. Questa è un po’ la vera sfida a livello di pubbliche amministrazioni. “Il consiglio è di cominciare a ragionare, di fare progetti, di non avere paura, perché cambiare è difficile. Ma il vero rischio è che se non si fanno scelte coraggiose, e su alcune cose non si cresce, certi processi ti passano sopra. Si tende a giocare in difesa e invece bisogna giocare in attacco e costruire un sistema più robusto”. Piraccini, di sicuro, ha una visione dei problemi ed una esperienza che possono essere utili per affrontare con concretezza questa problematica di massima valenza strategica per il nostro sviluppo rappresentata dal sistema logistico. Come dice lui non esiste un bottone da spingere e subito ne viene fuori la soluzione. E, ritengo, che la soluzione non sia neppure mettere in fila l’elenco delle cose che necessitano, in particolare dal punto di vista infrastrutturale. Qui, davvero, è questione di una strategia di governo che porti ad unitarietà e a comuni finalizzazioni le azioni amministrative dei territori romagnoli. Ma è altresì questione di cultura economica ed imprenditoriale. Di innovazione e riforma. Un banco di prova ineludibile, una sfida non rinviabile. Le istituzioni devono muovere in questa direzione se stesse ed essere sprono di carattere più generale. Le esperienze, le competenze, le capacità su cui far leva non mancano. Una buona e responsabile visione dei problemi unita ad una vera volontà politica possono avviare un processo per il quale non mancano potenzialità e possibilità concrete che si manifesti un processo virtuoso

 

  •   Published On : 6 anni ago on Giugno 23, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 23, 2017 @ 5:53 pm
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