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In crisi l’Islam, non l’Occidente

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Flavio Pasotti

In questi anni abbiamocolpevolmente lasciato alle emozioni il rapporto tra Islam e Occidente per unsentimento ambivalente degli italiani sulla immigrazione: da una parte leimmagini dei barconi con migliaia di arrivi dei “cattivi” clandestini,dall’altra le badanti e gli operai “buoni” nelle nostre case e nelle nostreaziende. E forze politiche che di paure e identità si fanno portatrici hanno estremizzatoquesti sentimenti per la loro sopravvivenza elettorale. Posto che non tutta l’immigrazioneè islamica, sarebbe bene tornare a ragionare perché un Medio Oriente in fiamme,la crisi ucraina e la strage di Parigi ci costringono a fare i conti con larealtà e non con i fantasmi.

Il vero punto dipartenza è che il mondo occidentale, quello che si sente in pericolo perl’avanzata dell’Islam, che scrive libri sulla sottomissione e che guarda iterribili video dell’Isis, non è mai stato così forte ed egemone come in questianni, pur non volendolo ammettere o senza rendersene collettivamente conto.

La democrazia, fruttodella cultura greca e non delle satrapie orientali, pur nelle sue deficitariedeclinazioni è lo strumento di governo che ha guadagnato maggior spazio inquesti 40 anni: più della metà della popolazione mondiale vive in regimitotalmente o parzialmente democratici. Il way of life dei gruppi dirigenti nelmondo è pesantemente influenzato dai gusti, dal design, dal senso dell’arte,dalle passioni nate e create in Occidente; le stesse città, il nuovo e caotico luogodi sviluppo e crescita della ricchezza nel mondo, ripercorrono schemi,urbanistiche e architetture consueti nelle nostre contrade. Gli standard divita, la rincorsa a maggiori tutele sociali, la rivendicazione di diritti aldissenso sono pienamente nel solco delle aspirazioni passate di europei eamericani. Accade in tutto il mondo, dalla Cina lontana di Luigi Barzini allemetropoli arabe. L’organizzazione del lavoro, l’economia capitalistica, ladistribuzione della ricchezza frutto della nostra storia vengono più o menorapidamente assorbiti dallo sviluppo tumultuoso e irregolare di altri paesi. L’Occidentecome sintesi culturale di razionalità greco-romana e sangue barbaro, comecultura assetata del sapere, a cui una conquista (oggi) scientifica non bastase non ne vede immediatamente un’altra, ha segnato lo scorso secolo e si avviaad essere ancora il punto di riferimento della innovazione tecnologica nellaquale è immerso il nostro quotidiano.

Questa affermazione delmodello di vita Occidentale non è un frutto recente ma il risultato di divorziculturali e politici maturati nei secoli. Con l’Islam il divorzio nacque quandonoi ereditammo il nostro passato, i manoscritti e le trascrizioni della poderosafilosofia greca, proprio dall’Islam del decimo secolo che lo aveva conservatonelle sue biblioteche. La differenza fu la diversa reazione di fronte alledomande poste dalla filosofia e mentre noi con un percorso tortuoso ce neriappropriammo, furono i musulmani a rinunciarvi in nome della supremazia dellareligione rispetto ad ogni filosofia, ad ogni capacità scientifica o empiricadi comprendere la realtà. In una parola, loro rinunciarono alla razionalitàgreca, noi cominciammo a rifarci i conti (sull’argomento rimando all’eccellentebreve articolo di Alfio Squillaci su www.glistatigenerali.it). E prima la pacedi Augusta con “Cuius regio eius religio”, ma ancor di più la pace di Westfalia,segnano l’uscita della guerra dall’ambito dello scontro di religione e se ancheci vollero ancora secoli sanguinosi, se oggi viviamo un lungo momento di pace lodobbiamo all’accumularsi di scienza politica, storia delle idee e laicizzazionedelle istituzioni.

Tutto tranquillo dunque?No, perché ciò che ci inquieta, che percepiamo con orrore è la differenza divalore che noi diamo alla nostra più grande e recente conquista: il concetto divita e il suo valore ha raggiunto in Occidente un livello di “sacralità laica” nel nostro vivere quotidiano inconsuetoper popoli usciti da una serie inenarrabile di sanguinosi conflitti; ad un cosìprofondo senso di intangibilità non erano mai giunte nemmeno le religionimonoteiste. Oggi toccare qualcuno, entrare con violenza nella sua esistenza  è uno shock sociale ancor prima che reato penalee per tutelare questo sentire si moltiplicano addirittura i profili di reato,anche discussi come il femminicidio o gli omicidi alla guida.

Ecco, in questo misto digrande avanzata politica, economica e intellettuale da una parte e percepita ladifferenza della sacralità laica della vita rispetto ad altre culture nasce lo strabismodell’Occidente verso l’Islam: non rappresenta una minaccia, perché se dovessimoconsiderarci in guerra dovremmo dire di aver conquistato, affascinatol’avversario al punto che dobbiamo affrontare una pressione di immigrati chequi vengono (e da là scappano) per cercare maggiori chance di vita come noncapitava dalla caduta dell’impero romano. Ma consideriamo l’Islam al punto daaverne paura, di considerarci “invasi”, di sentirlo nemico perché porta unvalore diverso nelle nostre vite laicamente sacre.  I video dell’Isis nella loro affettatacrudeltà mirano esattamente a esaltare questa differenza di valore tral’Occidente e l’Islam.

Ma è questa unaprospettiva reale? Io non credo: chi è in crisi è l’Islam, non l’Occidente. E’l’Islam che non riesce a trovare, probabilmente perché gli è dottrinariamente impossibile,una modalità di esistenza che contemperi la modernità e la crescita sociale conil corano. E’ l’Islam che è devastato dalle guerre di religione tra sciti esunniti, dove i singoli gruppi sono costretti ad attaccare l’Occidente eIsraele per giustificare agli occhi dei propri fedeli un proprio maggior gradodi legittimità (e quindi di potere) nella graduatoria della difesa del profeta.Questi sono problemi geostrategici in tutto simili a quelli che abbiamo vissutonella nostra storia, non ultima la guerra fredda.

I problemi geostrategicipurtroppo non hanno risoluzioni a breve, e non sempre hanno risoluzioni pacifiche.Ma ciò non significa che noi si debba rinunciare per paura alle nostreconquiste di civiltà, dalla libertà di espressione a quella di religione allasacralità delle nostre vite. Non può essere la paura a trascinare le nostrescelte, deve essere l’esercizio della ragione nel comprendere gli altri enell’esercitare quelle libertà che gli altri vorrebbero cancellare nonpotendosele permettere. Noi siamo il loro problema, non loro il nostro.

 

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:57 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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