di Alessandro Naldi
Una sfida cruciale per il nostro territorio è quella di innestare un nuovo percorso di sviluppo per ovviare al grave squilibrio generazionale che grava sull’accesso al lavoro.
I dati sulla disoccupazione giovanile sono sempre più drammatici e, mentre il dibattito si concentra su analisi e strumenti da adottare, molti non si sono ancora resi conto che è stato compromesso un modello economico e sociale in quale rappresentava, e potrebbe rappresentare ancora, una risposta concreta alla domanda di buona occupazione dei giovani.
La crescita, nel passato, si è fondata su di una serie di fattori convergenti: un sistema di istruzione e formazione professionale di qualità, basato su una rete nazionale fortemente interconnessa con i territori in crescita produttiva; un credito di territorio le cui necessità di sviluppo coincidevano con quelle delle imprese; e istituzioni sollecitate ad accompagnare positivamente l’azione delle imprese e del lavoro autonomo, Ma ad un certo punto abbiamo cominciato a smontare quel sistema che ci aveva portato fra i paesi alla testa del mondo. Si è cominciato ad orientare male – quindi disorientandoli – i giovani penalizzando colpevolmente l’impresa e il settore artigiano ovvero quel comparto del manifatturiero e dei servizi che più mette in valore le prerogative della persona. Verso i giovani è stata dunque condotta una cultura dell’orientamento al lavoro distorta, basata sulla iper-formazione staccata dai contesti lavorativi e dalla responsabilizzazione individuale, vale a dire una formazione prolungata in un sistema scolastico e universitario spesso purtroppo autoreferenziale e scarsamente collegato al mondo del lavoro.
Non diversa come logiche e risultati si è dimostrata gran parte della formazione professionale con percorsi che si sono preoccupati più di reperire i finanziamenti e garantire il funzionamento, che dei contenuti e degli sbocchi lavorativi per i partecipanti.
Si è dunque perso il senso sociale dell’orientamento che deve formare competenze concretamente spendibili e ci siamo illusi di cavarcela sfruttando la crisi demografica e il flusso migratorio che ha compensato il progressivo dei lavori tecnici da parte delle nuove generazioni.
Ma l’equilibrio si è rotto da tempo e ora dobbiamo cambiare modello e approccio se vogliamo evitare il peggio.
Come fare?
Secondo Confartigianato per attenuare il gap lavorativo che grava sui giovani la principale opportunità è offerta dalla fascia dei lavori a domanda diffusa, dei servizi universali, delle tecnologie personalizzate, dei settori a minor impegno di capitale e maggiore intensità di lavoro. Opportunità disperse anche a causa di un modello sociale che porta famiglie e studenti a considerare con diffidenza questa tipologia di lavoro e di un sistema scolastico che non pone l’istruzione tecnica su di un piano di parità con gli altri indirizzi liceali. Risultato: emerge nella percezione dei giovani un profilo di lavoro artigiano inattuale rispetto alle tendenze e soprattutto “starato” rispetto alle attese lavorative dei giovani. La crisi degli istituti tecnici a fronte della crescente licealizzazione dei percorsi non aiuta a diffondere un immagine realistica dell’evoluzione del lavoro nel mutato scenario economico.
Dall’altra parte la crescente complessità dei mercati e la crisi che le attività autonome stanno attraversando (anche a causa della mancanza di attenzioni da parte della politica) hanno eroso un capitale di cultura e tradizione che è stato motore del grande processo di crescita del passato ed i giovani sembrano lontanissimi dal poterlo riattivare. Questo pone in ancora maggiore evidenza un problema di ricambio generazionale e di spinta verso attività che potrebbero rappresentare un volano per il nostro modello di sviluppo.
Per tutte queste ragioni Confartigianato sta rendendo il suo impegno e la sua progettualità su questi temi sempre più articolati e incisivi.
Abbiamo presentato nell’ambito del programma sulla garanzia giovani un portale finalizzato all’orientamento di ragazzi e famiglie dal titolo “Valorizzati” attorno a cui realizzeremo iniziative di coinvolgimento delle scuole e delle imprese. Intensificheremo l’attività del nostro “Campus d’impresa” per promuovere una moderna cultura del lavoro, dell’impresa e dell’innovazione in campo produttivo, gestionale e finanziario.
Proseguiremo con l’esperienza positiva del progetto “Bottega-Scuola” allargando la platea dei ragazzi coinvolti e stringendo nuove collaborazioni con le scuole anche attraverso un più efficace utilizzo dello strumento ell’alternanza scuola-lavoro.
Il nostro obiettivo è quello di promuovere un progetto di comunità attraverso il più ampio coinvolgimento degli attori pubblici e privati del territorio poiché se non allarghiamo il perimetro dei protagonisti le iniziative, anche le migliori, rischiano di rimanere un’esercizio di testimonianza con limitate possibilità di incidere realmente sulle dinamiche.
Il messaggio che vogliamo lanciare, per il territorio e per i nostri giovani, è chiaro e fiducioso: l’artigianato è un grande patrimonio del Paese, non solo del passato ma sopratutto del futuro. È proprio l’impresa artigiana con le sue peculiarità (flessibilità, innovazione creatrice, attenzione alla qualità, predisposizione di lavorare in reti formali ed informali) ad avere le maggiori possibilità di sviluppo e di lavoro per i giovani anche nelle nuove frontiere digitali dello sviluppo.