DavideTrevisani è un grande imprenditore; nella nostra realtà territoriale e nonsolo. Alla guida di un gruppo industriale di forte intraprendenza e di successonel mercato mondiale. Le aziende nate dal nulla nel lontano 1957 e sviluppateprogressivamente, anche con la dedizione dei fratelli Gianluigi e Cesare, sono una presenza oltremodo significativa,produttiva ed occupazionale, in Italia ed ancor più nel mondo. Il cav.del lav. Davide Trevisani, chepreferisce farsi chiamare Davide, è stato anche, per molti anni, ai vertici della locale Cassa di risparmio. Daultimo come Presidente della Fondazione fino ad alcuni anni orsono. Un altroincontro con lui, in quegli anni, ebbe riscontro in queste pagine. Davide èstato ed è persona il cui apporto è sempre capace di avere influenza nellevicende che hanno attraversato ed attraversano la nostra realtà locale. E nonsolo perché non può essere altrimenti per un imprenditore così e per il ruolosvolto (in modo più pubblico) dalle posizioni di vertice dell’importanteistituto bancario locale. Vive con attenzione la sua e nostra realtà locale,non solo per la presenza aziendale che sappiamo, ma anche per sensibilità epartecipazione che si estrinsecano in diverse forme e manifestazioni. Nel piùgenerale dispiegarsi di diverse iniziative nel campo economico, sociale, delvolontariato e della cultura. Nel più ampio dibattito delle idee in cui non famancare apporti e contributi. Con lui, in questo incontro, parliamo del sistemaculturale cesenate. Di quali sono e possono essere le sue prospettive. “Lacultura patrocinava e patrocina (oggi, più scarsamente) le evoluzioni”. DiceDavide: “Stimare ed amare le cose del passato, la nostra cultura; la cultura,l’arte, forgiano il bagaglio che porta alla vita pratica. Oggi c’è una talepreminenza, quasi esclusiva, di businness, di economia… è importante lavalorizzazione di quanto andava e va tramandato”. Trevisani va alla memoria dianni trascorsi, non lontani. Si capisce subito che ne fa quasi una sorta diparametro utile a raffrontare analisi edidee per il presente e per il futuro. “Anni addietro qui, a Cesena e nellanostra realtà – dice Davide – vi sono stati particolari momenti di un buongioco di squadra, fra enti locali, la Cassa di risparmio, le forze politiche esociali, quelle economiche, la Camera di commercio”. Trevisani espone quasi una sorta di indice “l’areaex Zuccherificio, acquisita dalla Cassa con una deroga del Governatore Ciampiche riconobbe l’eccezionalità dell’intervento, senza speculazione, per Peep,Università, social housing, direzionale per la futura Cariro; il nuovo progettoed iniziale finanziamento della Banca, poi tramutatosi in finanziamento direttodel Ministero, della Secante; l’Universitàcon la realizzazione della Serinar”. Davide racconta i primi incontri da cuipresero le mosse i percorsi che hanno portato alle realizzazioni del sistemauniversitario romagnolo “con primo insediamento nella nostra città”. E poiancora “l’abbellimento del centro storico cittadino, delle facciate dei suoipalazzi, l’illuminazione”. Continua Trevisani: “C’è un patrimonio, nelterritorio, di ristrutturazioni e restauri, di chiese e di opere storiche di notevolevalore. Bisognerebbe farne un archivio visibile ed utilizzabile attraverso inuovi sistemi informativi e renderlo un segmento curato e organizzato diofferta alla conoscenza e anche di fruibilità turistica. Cesena ha unpatrimonio artistico notevole”. Si sofferma sulla Pinacoteca della Cassa di Risparmio“che – dice Trevisani – è una fra le più prestigiose e considerate, anchenell’ambito di tante altre raccolte artistiche di altre fondazioni ed istitutibancari italiani”. “Il progetto relativo al palazzo ex Oir – ci tiene aribadire Trevisani – deve arrivare al suo compimento. Obiettivo era quello diportare lì la pinacoteca, dopo il trasferimento degli uffici dell’Asl che è giàavvenuto da tempo”. Traspare inevitabile un certo disappunto per il fatto “checi sono voluti quasi cinque anni, un tempo lunghissimo, per l’autorizzazione”.I mali della burocrazia lenta e di scarso aiuto all’intraprendenza sono unsottofondo inevitabile delle sue considerazioni. Non dissociabile da quelle suuna politica che ad esse si adatta piuttosto che correggerle come sarebbenecessario. “Oggi quella pinacoteca è chiusa e non si comprano più quadri. Lasi deve aprire e si deve promuoverne la fruibilità”. Per Trevisani il progetto devecontinuare ad essere quello di portarla nel palazzo ex Oir, “facendo due pianidi galleria ed esposizione, e sale per fare arte e cultura, per promozione eformazione rivolta a giovani studenti. Intanto – continua Davide – con alcunecentinaia di migliaia di euro (2/3) si può mandare avanti la pinacoteca e nonlasciarla chiusa”. Insiste Trevisani: “Deve essere riaperta alle visite alpubblico la pinacoteca della Fondazione e Cassa. Quel più ampio progetto divalorizzazione e di ubicazione nel palazzo ex Oir deve inserirsi in un quadro organico, ancheorganizzativo, di integrazione ecoordinazione con la pinacotecacomunale, anch’essa di particolare ricchezza, ma lasciata quasi in totaleabbandono”. Trevisani non ha bisogno diessere sollecitato a considerazioni circa le condizioni economiche efinanziarie che inevitabilmente sono richiamate da qualsiasi iniziativa oprogetto si intenda realizzare. In particolare sul fronte culturale che intempi di crisi accentuata a maggior ragione rischia sempre parecchiasecondarietà. Qui scatta da parte di Trevisani la riproposizione di posizionisulle quali da tempo è attestato strettamente relative alla possibilità per laFondazione di avere ben altredisponibilità, nella rivalutazione reale del proprio patrimonio, per le sueazioni di istituto volte agli indirizzi di impegno sul territorio (assistenza,sanità, volontariato, ricerca, cultura ecc). “Buona la scelta di Forlì – dice Davide -che adesso può impegnare anchepiù di un milione di euro per la cultura”. Il riferimento è alla Cassaforlivese oggi in IntesaSan paolo e all’ “introito ” di cui dispone laFondazione forlivese. Qui però, faccio notare, si aprirebbe un dibattito, anzila continuità di un dibattito che peraltro si mantiene in corso. Certotutt’altro che da evitare e che va affrontato nella sua ampiezza e complessità,non certo, però – mi preme sottolineare – per somma di esigenze segmentate, opartendo da particolari specifici approfondimenti seppur importanti come questosul sistema culturale. Dibattito nel quale, peraltro, le nostre reciprochedifferenze continuano a confrontarsi e continueranno a farlo. Torniamo, invece, a mettere a fuoco la visione d’insieme delsistema culturale che ha Trevisani, di cui i riferimenti fin qui (pinacoteca intesta) sono parte. “Il complesso di Sant’Agostino – Trevisani ne rimarca anchela ristrutturazione – può essere sede museale e per parte della pinacotecacomunale. Abbiamo reperti archeologici di valore cui trovare adeguata e degnasistemazione. Il Comune dovrebbe muovere per attingere, per gli investimenti, alfondo della Cassa Depositi e Prestiti. Considerando in questo anche il Roverellain funzione prevalente di social-housing”. Davide ha passione per la cultura eper la nostra città. Non manca di fare una digressione sul Maderna, sulconservatorio, enfatizzando quanto ne viene, anche di nuovi talenti musicali. “Espesso ne ascoltiamo in concerti anche in città, come l’ultimo in Sant’Agostinopromosso dalla Fondazione.” “Pensa chequadro che è – è come se Trevisani cercasse di trasferire la visibilità dellavisione che ha in mente -, che percorsoculturale che sono insieme la Malatestiana, la Basilica del Monte, il Museoarcheologico, la Pinacoteca della Cassa di Risparmio e del Comune! Se reso benorganico e attivo è un quadro di grande valore di grande valorizzazione di unpatrimonio straordinario. Diventa pertanto – dice – anche un percorso turisticodi grande importanza e di sicura attrazione”. È impossibile, e non è certo unasemplice divagazione, non soffermarsi con Trevisani sulla vita del centro-storicodella città ed anche sulla sua migliore fruibilità. E qui si torna a parlare diparcheggi e ci si immette in un dibattito ancora in corso e vivace. Trevisanisi sofferma sul problema che conosce con più dovizia di tanti e sul quale sononote le sue posizioni. “Non è certo mistero – dice Trevisani – se non perquanti non vogliono vedere, che molte città lo hanno già fatto ed altre cercanodi farlo: avvicinare la gente al centro cittadino, alla pedonalizzazione delcentro, tenendo le auto in soluzioni interrate sotto il centro stesso, o megliosotto le strade in assoluta adiacenza ad esso”. “Diciasette erano i progetti di parcheggio previsti per Cesena. Sei sono stati realizzati e undici inespressi”.“Progetti, e non solo un’ idea di progetto –dice trevisani – ci sono per VialeCarducci, per il Serraglio; si puòraddoppiare sopra il parcheggio all’Osservanza. C’è la soluzione prevista nelcomplesso del Sacro Cuore”. Insomma c’è il problema dei parcheggi funzionalialla fruibilità e più dinamica vivibilità del nostro centro. “Occorre –continua Davide Trevisani – trovare la formula dell’equilibrio economico–finanziario, difficile se non impossibile a Cesena dove le tariffe sonocontenute e l’indice di utilizzazione scarso e spesso insufficiente. Occorretrovare soluzioni finanziarie possibile solo con l’accesso ai Piani strutturalieuropei. E con l’apporto dei Project-Bond, garantiti dalla CdP (Cassa depositi e prestiti)”. “Non certo secondari-– torna a ribadire Davide – anche per quel quadro di valorizzazione delsistema culturale cittadino che è caratteristica e prestigio del nostro centro-storico”. Parliamo della Malatestiana che anche perDavide Trevisani “è nevralgica per ilnostro sistema culturale e all’interno di questo percorso”. “Seguo con moltaattenzione – dice – il dibattito sulla malatestiana”. Non entra direttamentedentro le questioni che si stanno dibattendo, ma è fuori discussione larilevanza del complesso malatestiano che Trevisani annette per l’intero sistemadi cui ha accentuato alcuni segmenti. Bisogna soffermarsi – gli chiedo di farlo– sul fatto che tutto e subito non è nemmeno pensabile, in generale, e nemmenoin particolare per le esigenze molteplici e di insieme che riconduciamo alsistema culturale di cui stiamo parlando e del quale si dibatte molto e datempo in città. Anche perché oggi –butto là io – non è neppure ancora riscontrabile una visione unitaria estrategica, per così dire, di quale e come debba essere il sistema culturalecesenate nei prossimi anni, seppur agendo per tappe e step coerenti. C’è un dibattitoaperto, ma che bisognerebbe portare – uscendo tutti dalla particolarità di sole visioniparziali soggettive, che si reiterano spesso -a una sintesi unitaria almeno lapiù ampia e condivisa possibile. Insommami viene di menzionare quel “gioco di squadra” cui Davide ha fatto riferimentoper tempi addietro. Mi pare di cogliere che gli interlocutori disuo riferimento, anche quando affronta questa problematica, si esplicitanosempre con abbastanza chiarezza solo a due: Comune e Fondazione. Ma mi preme, invece, farlo partecipe di una“provocazione” che va oltre questi soli due contraenti, seppur essenziali efondamentali. Tuttavia piuttosto “ristretti” in condizioni e risorse dieffettiva operatività. La cultura non èsolo roba a perdere è risorsa anche economica di intrapresa, di sviluppo. Perchéallora non pensare – insisto io – di fronte alle risorse scarse degli entilocali e non solo, ad intraprendere percorsi e ipotesi di soluzioni pubblico-private?Non ne mancano in giro per il mondo e neppure per l’Italia. Perché – insisto –non pensare un organismo, una società, una fondazione, pubblico-privato, per una adeguata “governance” capace diattivare supporti scientifici di livello e di prestigio, di promozione evalorizzazione di un così straordinario sistema culturale, a partire dallaMalatestiana, che altrimenti rischia di ridursi e rimpicciolirsi in una merasommatoria di gestione di spazi e servizi? Il richiamo al privato suscita inDavide un riferimento agli stimoli “che si stanno, sul piano nazionale,promuovendo per i privati che intervengono ad esempio per ristrutturazioni diopere d’arte e monumentali”. Trevisani trae spunto anche ”per elogiarel’impegno privato che ha saputo sollecitare l’associazione Amici della Malatestianaa proposito dei codici della Biblioteca”. Il resto, al momento, forse, non ènelle sue considerazioni e quindi non andiamo oltre. Però questo tema lo inducea un richiamo: “quindici anni fa nacque Romagna Iniziative. Su iniziativa della Cassa si riunirono diversiimprenditori per il sostegno dello sportgiovanile e dilettantistico, per alcune iniziative artistiche culturali,inoltre per la gestione del Carisport quale contenitore di iniziative sportivee teatrali specie per i giovani”. “Successivamente – continua – nacque Romagna Solidale che raccoglie diversiimprenditori impegnati in lodevoli ed importanti iniziative nel sociale, nell’assistenzaagli anziani e alle povertà del terzo mondo”. “Iniziative simili – concludeTrevisani – per la diffusione della Arte e della Cultura, per creare un ambienteculturale formativo anche per i giovani, oggi costantemente dominati dalmaterialismo e dal Web, possono averesuccesso solo se fortemente promosse esostenute dalla Fondazione CRC, quando ci saranno anche le disponibilitàfinanziarie, dai cittadini, non solo imprenditori, e naturalmente dal Comune.”
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- Published On : 6 anni ago on Giugno 27, 2017
- Author By : Redazione
- Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 10:10 am
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