di Maurizio Ravegnani
E’ stato grande il saluto che i cesenati hanno tributato a Renato Serra venerdì 18 settembre scorso, a partire dalle 17, nella sala “Rimbomba”di Corso Mazzini 46.Una sala gremita sia nel pomeriggio che nella serata, un pubblico attento, curioso,partecipe e accaldato dalla torrida temperatura estiva, che ha ascoltato con grande interesse e coinvolgimento i diversi relatori che si sono succeduti nel corso della giornata. Al tavolo i due presidenti delle Associazioni organizzatrici, Maurizio Ravegnani per Paese Nuovo e Denis Ugolini per Energie Nuove e il Prof. Marino Biondi. Dopo il saluto ed i ringraziamenti, doverosi esentiti, di Ravegnani al folto pubblico, ai relatori che avevano aderito all’iniziativa, all’Amministrazione Comunale e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena che hanno patrocinato l’iniziativa, è intervenuto l’Assessore alla Cultura Christian Castorri, che ha portato il saluto dellaCittà in cui, a cura dell’Amm.Comunale, è stato organizzato un fitto calendario di iniziativein ricordo di Serra, coinvolgendo tutte le istituzioni culturali e che, grazieall’apporto delle Associazioni culturali, è stato reso ancor più ricco e denso. Poi l’incontro è entrato nel vivo conl’apertura ufficiale da parte dell’artista cesenate Aurelio Barducci, che tutticonosciamo come Silvano, che ha proposto non solo la mostra “Diario di trincea”con disegni ispirati al Taccuino, protrattasi fino al 25 settembre, ma anche latrascrizione dello stesso e della edizione censurata del 1917 di Luigi Ambrosini. Da uno dei disegni inmostra è stato tratto il manifesto ed è stata eseguita dal Maestro GiampieroGuerri una incisione, in numero limitato, che è stata data in omaggio airelatori. “Farò qualcosa per la Città” ha detto Silvano nel suo intervento edha così espresso la volontà di donarealla Città, in questo caso alla Biblioteca Malatestiana, il suo lavoro in onoredi Serra. A seguire un altro artista cesenate, Silvano Tontini, che hapresentato il video “Il nastro rosso…#-285”, inserito all’interno dellatrilogia dedicata a Serra “2.0 RenatoSerra” e comprendente” Compound forms x Renato” installazione, prima presso laSala Lignea della Biblioteca e poi al Teatro Bonci, e i “Demoni di Renato” lavetrata posta nella monofora della residua parete della ex Chiesa diS.Francesco.
Primodei relatori Roberto Casalini che, con la consueta verve e capacità oratoria, nelplaudire l’iniziativa fra “un cenacolo di amici”, ha ricordato di come Cesenaabbia sempre onorato nel migliore dei modi le celebrazioni serriane, chiamando in Città l’olimpo degliintellettuali e studiosi di Serra. Ha ricordato così il celebre convegno del28-30 marzo 1980, che fortemente volle come Assessore alla Cultura portando aCesena i migliori studiosi serriani fracui il giovane Marino Biondi. Da grandeamatore di Serra “ma non con le competenze da studioso ho letto e riletto nellemie vacanze agostane a Tagliata di Cervia gli scritti serriani” ha dettoCasalini, ricordando che Serra, una volta letto, lo si riconosce sempre, perchéin ogni scrittore c’è “una essenza della sua scrittura che ce lo fa semprericordare: la forma cava dello scrittore”.
A seguire l’intervento di Daniela Savoia che, inqualità di Bibliotecaria e già Direttrice della Malatestiana, ha ricordato l’impegno della Biblioteca, custodedelle memorie di Serra, rendendo testimonianza di questo con il ricordo deiBibliotecari cesenati” che si sonocimentati intorno alla figura di Serra”, ripercorrendo un secolo di storia. DinoBazzocchi, Torquato Dazzi, Alfredo Vantadori, Antonio Brasini, per citarnealcuni, hanno contribuito alla creazione e implementazione del Fondo RenatoSerra, grazie alla loro attività e alle donazioni della Famiglia Serra, diamici, studiosi, critici, semplici cittadini, ”ognuno ha depositato la suastoria” ha detto Daniela Savoia. Per giungere ai giorni nostri con la nascitadella Fondazione Renato Serra nel 2005.
Laparola è poi passata alla figlia di Renato Turci, Lilia, che in un toccante ecommovente intervento ha ripercorso la vita del padre, dalla Francia allaMalatestiana, i suoi scritti, le sue poesie e il suo amore smisurato per Serra.”Pensare a mio padre mi porta a pensare a Renato Serra, all’enorme importanzache Serra ha avuto nella sua vita. C’est obbligè, dicono i francesi : èimpossibile prescindere da Renato Serra se si parla di Renato Turci. E, per me,è vero anche l’inverso: non posso imbattermi in uno scritto o in una fotografiadi Renato Serra senza che il mio pensiero vada immediatamente a mio padre.”
PietroCastagnoli, che non ha potuto essere presente, ha inviato un suo saggio daltitolo “Renato Serra e il dovere necessario, Ludwig Wittgenstein e la guerracome esperienza”, letto da Maurizio Ravegnani, che si conclude così: “RenatoSerra non è soltanto un letterato, ma una coscienza libera che parte per undovere necessario per stare accanto a chi è chiamato forse senza saperne ilperché”. Ludwig Wittgenstein non è soltanto un filosofo in cerca di logica, maun essere umano che di fronte alle stragi avverte la propria impotenza umana enon gli resta che pregare. Non ci sono più parole. Per entrambi.”
RobertoCaporali ha proposto invece una profonda e accurata riflessione sul rapportofra Serra e Croce, indagando i diversiaspetti di consonanza e dissonanza nelleloro vite intellettuali e personali attraverso il loro carteggio e gli incontria Cesena. Il Croce che richiamava Serra ad un impegno costante per evitare una vitadisordinata e dispersiva e il Serra preso invece dal “corpo a corpo” conl’autore e a mantenerne sempre vivo e aperto il colloquio. Un diverso modo diintendere il mondo, di sentirlo, di comprenderlo. E della profonda umanità e delsentire profondo delle cose che è proprio di Serra, Croce ne fu benconsapevole.
Dopouna breve pausa di ristoro con ungustoso buffet romagnolo, i lavori sono ripresi con l’intervento di GiordanoConti che ci ha accompagnati nella visita alla Cesena serriana, indagandola nei suoi luoghi, dalla Bibliotecaal Ponte Vecchio, dal Viale Carducci con i suoi pioppi a Porta Montanara, dalloSferisterio alla salita di Via Malatesta Novello, proponendo le foto di queiluoghi accompagnate dalla lettura di brani dei suoi scritti. “Attraverso leparole di Serra scopriamo la Città – ha detto Conti – così come attraverso lemappe, le carte, le piante leggiamo la Città romana, umanistica, pontificia”.Testimonianza ne è la bella pubblicazione, a cura di E. Ceredi e R. Greggi, ”LaCesena di Renato Serra” di Cino Pedrelli edito nel 2009 dal Ponte Vecchio diCesena.
RobertoBalzani, assente per improcrastinabili impegni, ha fatto pervenire un saggio daltitolo “Renato Serra e il giudizio sulla Romagna” che è stato puntualmenteletto e di cui ci piace ricordare il seguente passo: “Le stereotipie nonpiacevano a Renato Serra, che le descriveva con precisione, ma sempre con un certo distacco; a lui, anticonformistaper natura, garbavano piuttosto le dissonanze, le deviazioni dal canone, le alterazionidel ritmo, che tradivano – nella singolarità fortuita degli accostamenti – notepiù intime e profonde. Più umane, insomma. Lo si capisce bene nell’Esame dicoscienza, dove la bardatura retorica dell’interventismo, pure evocata come presupposto culturalenecessario, lascia il posto, via via che i ragazzi cominciano a fraternizzare, marciandoinsieme per la campagna, ad una relazione più semplice e schietta e vera”.
Primadelle conclusioni di Marino Biondi è intervenuta Anna Lia Pedrelli, figlia diCino, che nel ricordare la vita del padre e il suo stretto legame con AldoSpallicci, instaurato durante gli anni di guerra (a breve uscirà lapubblicazione del carteggio) ha messo in rilievo come suo padre, colpito da unafrase di Spallicci in una lettera del marzo 1944 “la pace ricostruttiva”, abbia,da questo punto in poi, deciso di dedicarsi a tre missioni: alla pacericostruttiva, che per lui era rappresentata dallo studio e dal recupero deldialetto, non solo come lingua ma come espressione di una cultura (le suepoesie sono state raccolte in una opera omnia di prossima uscita) allaBiblioteca Malatestiana che riteneva “cosa sacra” e a Renato Serra cui hadedicato la vita. Al terminedell’intervento, vista anche la sollecitazione fatta precedentemente nel suointervento da Giordano Conti, affinchè sia la Biblioteca Malatestiana a fartesoro dell’archivio Pedrelli, custodito oggi dalla figlia Anna Lia, ilconvegno ha fatto proprio l’impegno di sollecitare la Biblioteca el’Amministrazione Comunale affinchè questo preziosissimo materiale venga nonsolo accasato in Biblioteca, ma censito, catalogato e reso disponibile efruibile agli studiosi ed ai ricercatori, arricchendo il Fondo Serra. DenisUgolini ha infatti preso l’impegno con Ravegnani di individuare il percorso piùadatto per addivenire a questa soluzione, presentando istanza all’AmministrazioneComunale e coinvolgendo il Consiglio Comunale.
Laparola finale è passata poi a Marino Biondi che, pur prendendo spunto erichiamo dai qualificati e autorevolissimi interventi precedenti, più che leconclusioni ha svolto una memorabile “lectio magistralis”. Per più di un’ora hatenuto incollato alle sedie il pubblico, per nulla provato dal caldo afosodella giornata e dalla durata dei lavori, con il suo stile garbato maavvolgente, scandendo le parole e calcandole, componendo e scomponendoconcetti, legami, storie personali, aneddoti in un crescendo di emozioni e disapere. Con la capacità innata che ha di farsi seguire ci ha trascinato in unmeraviglioso viaggio serriano solcando cieli e mari, nella luce del giorno enell’oscurità della notte, scrutando e indagando, ingrandendo e restringendo.Dal legame fortissimo di Serra con Cesena “sua città, suo nido, suo carcere, suaprigione” ad un altro legame indissolubile, quello con la madre, ”semprel’ultima voce negli scritti di Serra”, ai richiami di Croce che lo invitava auna disciplina interiore, a non cadere in preda dei demoni “che Vi tentano” e aquelli dell’amico Ambrosini “lascia Cesena, Porta Santi, Porta Trova cosa sono” “ma a Cesena mi vogliono bene” replicavaSerra; dalla drammaticità della vita di Serra, ”tempo di dramma” come diceRaimondi, da cui scaturisce l’opzione per la guerra che nulla ha a che fare conil suicidio, alla presenza di nessuna ambizione personale; dal Serrabibliotecario, che è tutt’altra cosa rispetto a quello di oggi, alla suaattrazione nei confronti del silenzio e della pace come “un custode di unadimora del silenzio”; dalla sua verificata fine della vocazione letteraria ” laletteratura mi fa schifo” alla inattualità di Serra come elemento della suadrammaticità; dalla invenzione di nuove forme di scrittura con ”Ringraziamentoa una ballata di Paul Fort“ all’abbandono dell’identità professionale;dall’Esame di Coscienza “che non è un testo sulla guerra ma sulla vita e sullamorte” alla figura dell’intellettuale solitario che ha scoperto l’esistenzadegli altri; ”dall’andare insieme, unica ragione per cui scegliere di andare inguerra” alle “carte sporche e ambiziose”; dalle carte Rolland a Fides, dallepassioni amorose al gioco; dal Taccuino “reliquia viva di una generazione dimorti” a Ferruccio Mazzocchi il fido scudiero; dagli amici, alle donne aicommilitoni, ”i nuovi fratelli”; tutto in un turbinio di accostamenti, legami epassaggi Marino Biondi ha tracciato di Serra un ritratto meraviglioso e a tuttotondo.
E’volontà delle Associazioni Paese Nuovo ed Energie Nuove andare allapubblicazione degli atti perché va lasciata traccia e testimonianza di unagiornata di studio importante come questa. E pensare che doveva essere solo unsaluto. E’diventata invece una partecipazione sentita e forte, uno studioapprofondito, una ricerca continua, a testimonianza dell’amore che i cesenatinutrono per Serra.”Raramente una Città ama un suo figlio come fa Cesena conSerra” ha detto Marino Biondi. E’ vero, e di questo ne andiamo fieri.
Inattesa degli atti, grazie alla sensibilità e generosa disponibilità di PierPaolo Magalotti della Società di Ricerca e Studi della Romagna Mineraria, cheringraziamo sentitamente per averripreso i lavori, è possibile vedere e sentire su You Tube la registrazionedegli interventi.