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Il ruolo delle nuove tecnologie

     Dicembre 24, 2018   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2018

Il ruolo delle nuove tecnologie

di Alex Giovannini – Un nativo digitale

Cit. “Mai fidarsi di un computer che non si può gettare fuori da una finestra.”  (Stephen Wozniak, Apple Co-Founder)

La digitalizzazione e le nuove tecnologie, come l’apprendimento automatico (Machine Learning), le tecniche di analisi di grandi quantità di dati (Big Data) e gli oggetti connessi ad internet (Internet of Things) stanno cambiando su larga scala i modelli di business delle aziende. I luoghi di lavoro si stanno trasformando, così come il ruolo che hanno gli esseri umani nel contesto socio-tecnologico in continua evoluzione. Il divario tra coloro che vestono il loro business di questi nuovi modelli, e quelli che invece non hanno ancora utilizzato il digitale, va ad impattare inevitabilmente sul mercato del lavoro: da una parte troviamo gli imprenditori che non sanno quali competenze saranno richieste in futuro (nonché come acquisirle), e dall’altra i nativi digitali, che leggono i dati preoccupanti sulla disoccupazione giovanile in Italia (i dati di marzo 2018 attestano il 31.7% nella fascia 15-24 anni), nonostante abbiano investito sudore e fatica sulla loro formazione. Tutto questo, senza contare un difetto tutto italiano, più qualitativo che quantitativo: il lavoro aumenta, ma solo sotto forma di lavoro temporaneo.

La digitalizzazione di quasi tutto (documenti, notizie, musica, mappe, etc) è uno dei fenomeni più importanti degli ultimi anni e continua a diffondersi ed accelerare. Secondo una analisi di Cisco Systems, il traffico planetario di internet è aumentato di dodici volte solo nel lustro tra il 2006 ed il 2011, arrivando a 23.9 Exabyte al mese. I progressi nelle tecnologie digitali stanno favorendo una redistribuzione senza precedenti di benessere e reddito, in quanto possono replicare idee, intuizioni e innovazioni preziose ad un costo ridicolo. Questo crea abbondanza per la società e ricchezza per gli innovatori, ma diminuisce la domanda di certe forme di manodopera che prima erano importanti, e questo può falcidiare il reddito di tanta gente. La contrapposizione di abbondanza e divario mette in crisi due visioni del mondo popolari per quanto contraddittorie: la prima vuole che i progressi tecnologici gonfino sempre i redditi, mentre l’altra vuole che l’automazione danneggi i salari dei lavoratori, perché le persone vengono rimpiazzate dalle macchine. Entrambe le visioni hanno un nocciolo di verità, ma la realtà è più sfumata. I rapidi progressi dei nostri strumenti digitali stanno creando un benessere mai visto prima, ma non esiste una legge economica che garantisca che tutti i lavoratori, o anche solo una maggioranza, beneficeranno dei suddetti progressi.

L’analisi di Brynjolfsson e McAffee nel loro ultimo saggio ‘La nuova rivoluzione delle macchine’, va a sviscerare nel minimo dettaglio quello che i computer e gli altri strumenti digitali stanno facendo al lavoro della mente quello che il motore a vapore e i suoi discendenti hanno fatto al lavoro delle braccia. Ma nel concreto, la tecnologia come sta cambiando l’economia? La realtà cruciale dal punto di vista dell’economia è che basta un numero relativamente ridotto di progettisti e tecnici per creare e manutenere un software: una volta che l’algoritmo è stato digitalizzato, può essere duplicato e consegnato a milioni di utenti a costo prossimo allo zero. Man a mano che i software si insediano al centro di tutti i business in tutti i settori, questo tipo di processo produttivo e questo tipo di azienda dominano e domineranno sempre di più l’economia.

La creatività e la ristrutturazione dell’organizzazione sono cruciali per gli investimenti nelle tecnologie digitali. Ciò significa che il miglior modo di usare le nuove tecnologie di solito non è attuare una banale sostituzione di una macchina al posto del lavoratore in carne e ossa bensì di ristrutturare la procedura. Ciò nonostante, alcuni lavoratori (di solito quelli meno specializzati) vengono ancora eliminati dal processo produttivo mentre altri invece crescono di numero (di solito quelli con maggiore livello di istruzione e preparazione), con effetti prevedibili nella struttura dei salari. Rispetto alla semplice automazione delle mansioni esistenti, questo tipo di condizione organizzativa, di ristrutturazione parallela, esige maggiore creatività da parte dell’imprenditore, dei manager e dei lavoratori, e per questo motivo ci vuole un po’ di tempo per attuare i cambiamenti dopo l’invenzione iniziale e l’introduzione delle nuove tecnologie.

La digitalizzazione crea i mercati in cui il vincitore prende tutto perché con i beni digitali le limitazioni nella capacità produttiva diventano sempre più irrilevanti. Un singolo produttore con un sito web può, in linea di principio, soddisfare la domanda di milioni o persino miliardi di clienti.

Cosa può fare una amministrazione in ambito locale? Acquisire un’istruzione eccellente è il modo migliore per non rimanere indietro mentre la tecnologia va in fuga. Studenti/professionisti motivati e tecnologie moderne sono un’accoppiata formidabile. Possiamo cambiare il modo in cui forniamo l’istruzione mettendo al lavoro le tecnologie digitali che sono state sviluppate negli ultimi due decenni. In tanto restiamo umili. La storia è piena di effetti collaterali involontari e talvolta drammatici delle politiche economiche e sociali attuate a fin di bene. È difficile sapere in anticipo esattamente quali cambiamenti saranno i più sconvolgenti, quali saranno introdotti con facilità inattesa e come reagirà la gente in un ambiente mai visto prima. A parte questi ammonimenti, abbiamo qualche idea sul da farsi, e sul da non farsi. Non crediamo che sia una politica giusta cercare di fermare la marcia della tecnologia o in qualche modo sabotare il mix di innovazione esponenziale, digitale e combinatoria attualmente in corso. Farlo sarebbe una pessima idea, quasi quanto mettere il lucchetto a tutte le scuole e bruciare tutte le riviste scientifiche. Dobbiamo lasciare invece che le tecnologie seguano la loro strada ed individuare i vari modi per gestire i problemi che portano con sé.

Come si potrebbe intervenire efficacemente mentre le macchine continuano a progredire? Incoraggiando, ad esempio, le sperimentazioni politiche, cercando di creare occasioni per mettere sistematicamente alla prova le idee, rimanendo pronti ad imparare sia dai successi che dai fallimenti. Nel concreto, ad esempio, avviando progetti concreti di formazione permanente sul tema del digitale, aiutando chi ne ha bisogno a ricollocarsi sfruttando le nuove tecnologie, piuttosto che potenziando infrastrutture e servizi tecnologici comunali da mettere a disposizione di imprese e cittadini per il bene della comunità.

Nei prossimi ventiquattro mesi il pianeta aggiungerà più potenza di calcolo informatica di quanto sia successo in tutta la storia del mondo. Nei prossimi ventiquattro anni è probabile che l’incremento sia di migliaia di volte. Abbiamo già digitalizzato Exabyte di informazione, ma la quantità di dati in corso di digitalizzazione sta crescendo ancora più alla svelta di quanto detti la legge di Moore.  Grazie a nuove possibilità tecnologiche e ad una maggiore potenza di calcolo, in futuro il lavoro sarà più incentrato sulle persone e meno sulle macchine.

Abbiamo bisogno di pensare in maniera molto più approfondita a che cosa vogliamo realmente, e a che cosa diamo valore, sia come individui sia come società. La nostra generazione ha ereditato più occasioni di trasformare il mondo di tutte le altre. È motivo di ottimismo, ma solo se saremo attenti nelle nostre scelte. Siamo noi a dare forma al nostro destino, non la tecnologia.



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