di Pietro Castagnoli
Denis Ugolini, come sempre, pone una domanda rischiosa a un anziano già preside del glorioso Liceo classico Monti e per Energie nuove, un progetto proiettato nel futuro: Che cosa salvare della nostra cultura e come premiarne i valori pensando alla Biblioteca malatestiana e alla sua rinnovata funzione?
Chi scrive è cresciuto in un sodalizio tra la Malatestiana e gli studi al classico Monti, con insegnanti -maestri che lamentavano le nostre letture integrative su cui aggiornare i manuali scolastici dei programmi ministeriali. Così negli anni del dopoguerra il direttore Alfredo Vantadori ci faceva sfogliare i cataloghi su Picasso o ci abituava alla lettura del classico dizionario francese del Lalande per smorzare le nostre incursioni adolescenziali sulla Nausea di Sartre o sulla rivoluzione sessuale del Lawrence della Lady Chatterley. Altri tempi per giovani studenti interessati, e privilegiati, che potevano incontrare per i corridoi gli eredi di Renato Serra come lo storico liberale Dino Bazzocchi e si aveva la possibilità di sfogliare le pagine del Cittadino di Nazzareno Trovanelli, oggi fortunatamente in Internet grazie agli interventi di Gian Paolo Magalotti della Società mineraria. Abbiamo una lunga storia locale da riguardare in maniera onnicomprensiva nella lunga traversata. Dopo la seconda guerra mondiale era tutto da ricostruire e da riorientare in uno spirito socialdemocratico, dal liberalismo, al socialismo, al comunismo . Non c’era più la cultura del “ A noi”, ma uno scontro che sarebbe caduto a Berlino con l’89 tra due culture, il sogno americano e la pianificazione sovietica fino all’attuale sconcerto di una scelta in una società globalizzata che pare non avere più punti di riferimento, ma la ricerca di nuove sintesi di relazioni in cui ogni dottrina sembra crollare e girare a vuoto. E’ questa la nuova situazione culturale, la scelta in una cultura del gioco, televisivo e non, in cui ne va del nostro comune destino tra integrazioni che sembrano impossibili.
Si possono superare i fanatismi religiosi? Possiamo trovare un linguaggio comune nel nostro sistema di vita? Sesso, violenza e potere, sono il linguaggio dominante e possono continuare a coesistere ai livelli attuali? Ha senso parlare di amore in un società in cui tutto si liquefa?
Il problema di fondo è interconnessione. Oggi il mondo della cultura è una serie di connessioni in varie dimensioni. A livello di comunicazione si tratta di “ reti di reti”, commerciali, educative, governative, amministrative, organizzative. Nessuna può essere considerata a sé, ma ognuna interagisce con le altre, in un linguaggio che è un multiverso.
Nella Prefazione al Fra Michelino di Cesena di Armando Carlini Renato Serra ricordava il suo sguardo dal ponte. La Prefazione è del 1911 e dal ponte Vecchio, ora Clemente, Serra indicava all’amico la distesa a valle fino a Ficchio, oltre Ronta, con una domanda:
“ Dove sono gli uomini e la loro storia? Gli inverni si succedono alle estati sopra la terra che non cambia; seicento anni fa essa era la stessa che è oggi. lo penso al tempo in cui Michele Foschi era un piccolo fanciullo, un contadinello di Ficchio; e in uno di quei canneti dormenti laggiù presso il fiume sentiva questo ribrezzo della sera nebbiosa e dell’inverno veniente, e muoveva a ripararsi alla stalla, confortata dal caldo vitale delle bestie e degli uomini e dal chiarore della lucerna di coccio: e questa stessa pianura si giaceva tutta rotta e consunta dal lavoro interminabile, guardata dagli stessi colli e divisa dagli stessi sentieri, e sempre le stesse nebbie velavano il fiume lento e i bassi alberi tondi, e sempre le stesse nuvole se n’andavano per il cielo”.
Un premio Renato Serra rinnovato in forma di E book con uno sguardo dal ponte al di sopra di ogni barriera umana e divina sarebbe un tributo a chi non separava la scrittura e la vita nella morte per una patria comune ancora da costruire.