di Paolo Lucchi, Consigliere della Regione Emilia-Romagna
Nei giorni scorsi la Regione ha avviato il confronto sul P.T.R.
Lo ha fatto lanciando una grande discussione nella società regionale con l’obiettivo di valorizzare l’esperienza di innovazione – , economica e sociale – realizzata fino ad oggi e con l’ambizione di interpretare i grandi cambiamenti che abbiamo di fronte, relativi all’ambiente ed alle modifiche demografiche che stanno cambiando radicalmente le nostre città.
L’Emilia-Romagna, in questi anni, è cresciuta tantissimo, più del resto d’Italia. Ed oggi è ancor più evidente come sia possibile continuare a farlo, affrontando in modo convinto la sfida della competitività, solo interpretando il processo di crescita attraverso i valori tipici della nostra gente. In particolare quelli della coesione sociale.
Ecco allora che si spiega perché uno degli obiettivi di fondo del nuovo Ptr sia quello di rafforzare il “sistema regionale”, inteso come “sistema territoriale”, anche ridefinendo la governance, superando sovrapposizioni, trovando forme di governo che siano in grado, insieme, di interpretare questa strategia.
Ma cos’è il Piano territoriale regionale? E’ il principale strumento di programmazione territoriale della Regione: il documento strategico con cui si traccia la rotta di quello che dovrà essere il “sistema Emilia-Romagna” del futuro. E lo fa stabilendo precisi obiettivi di sviluppo e di qualità per l’Emilia-Romagna che verrà, all’interno del più generale contesto nazionale ed europeo. Il Ptr definisce inoltre indirizzi e direttive alla pianificazione di settore, ai Ptcp provinciali e agli strumenti della programmazione negoziata. Parte tematica del Ptr è anche il Piano territoriale paesistico regionale.
A 15 anni di distanza dal primo Ptr, la Giunta della Regione Emilia-Romagna ne ha redatto in questi mesi le linee di indirizzo avviando così, formalmente, il percorso per la definizione del nuovo Piano. Si apre ora un’ampia fase di consultazione, che prevede una forte partecipazione delle istituzioni e della società emiliano-romagnola.
Va chiarito sin dall’inizio, quindi, che il Ptr non è un Piano urbanistico, né il “Piano dei Piani di settore”. E’, piuttosto, il documento di programmazione con il quale viene disegnata, con la partecipazione dell’intera società regionale, l’Emilia–Romagna di domani e fissati alcuni obiettivi strategici.
Il primo di questi è la qualificazione dei sistemi territoriali, perché sempre più la competizione avviene, anche a livello internazionale, a questo livello. In questa chiave dovranno essere affrontati i temi della riqualificazione urbana, della localizzazione dei servizi, della innovazione ed adeguamento delle reti di trasporto e comunicazione, della qualificazione ambientale, degli insediamenti produttivi. Passando da un approccio di rete, ad un approccio di sistema e andando oltre la scelta del policentrismo che ha caratterizzato gli ultimi anni di programmazione, al fine di valorizzare meglio le specifiche eccellenze e le naturali vocazioni dei singoli territori, a partire da Bologna città metropolitana.
A partire dalla rotta tracciata dalle strategie Ue di Lisbona e Goteborg sull’economia della conoscenza e della sostenibilità dello sviluppo, l’obiettivo è quello di accrescere la qualità, l’efficienza, l’identità e dunque la coesione territoriale del sistema regionale.
A questo tema ne sono strettamente collegati altri. Quello dell’attrattività territoriale, innanzitutto, come condizione per promuovere l’internazionalizzazione delle imprese. Ma, anche quelli dello sviluppo delle reti di conoscenza e dei poli regionali di innovazione. Il tutto all’interno di una nuova governance regionale declinata su una maggiore cooperazione e semplificazione Istituzionale.
Altro obiettivo forte sarà quello della sostenibilità ambientale. Si tratta di un obiettivo trasversale che dovrà diventare dirimente in ogni scelta economica, insediativa, di sviluppo. Anche questo obiettivo richiede, di fatto, il superamento delle tradizionali politiche di settore, tali e tante sono le interdipendenze che esistono anche su questo versante e le specificità dei singoli territori.
Ma il Ptr si propone anche di ridisegnare i “luoghi dell’abitare e del produrre” – dopo la dispersione insediativa degli ultimi decenni – puntando sullo sviluppo dell’economia della conoscenza, sulle nuove tecnologie e favorendo il più possibile la cooperazione tra sistemi urbani e produttivi. In questo quadro dovrà essere riorganizzato il sistema della mobilità di persone e merci, puntando soprattutto sulla plurimodalità e sulla salvaguardia ambientale.
Il Ptr delineerà anche un nuovo welfare in grado di sostenere le sfide poste dai mutati contesti sociali. E ciò per costruire un messaggio forte di valori, di opportunità e di fiducia, soprattutto rivolto alle nuove generazioni e per dare risposte efficaci a bisogni vecchi e nuovi quali: le nuove povertà, l’immigrazione, l’invecchiamento della popolazione, la tutela della salute.
Le sfide che ho citato sommariamente in queste righe, non permettono a nessuno di sottrarsi dal confronto di idee e valori avviatosi in questi giorni.
In particolare il confronto riguarda coloro che, nel mondo dell’impresa e dell’economia, della libera professione e del sistema creditizio, dell’Università e della scuola, della politica e dell’amministrazione locale, intendono, anche in futuro, concorrere a fare crescere con equilibrio il territorio cesenate, all’interno di un “sistema” Emilia-Romagna che si sta attrezzando a dovere per cambiare in positivo.