Del Governo Monti è stata buona la partenza. Il rest molto fumo e poco arrosto. Per non dire della “Legge di stabilità”: aumenta la pressione fiscale, non la diminuisce. Luca Ricolfi, sulla Stampa, ne rende piena evidenza. Si continua ad alimentare recessione e a creare ulteriori drammatici disagi. Sulla spesa non si opera come si dovrebbe. Occorre tagliarne molta, con appropriatezza e rigore. Non astrattamente e colpendo nel mucchio. Necessario un robusto dimagrimento di Pubblica Amministrazione, di burocrazia; l’eleminazione delle sacche di inefficienza e di spreco enormi, che ben si conoscono. La Sanità può essere molto riorganizzata e resa di maggiore qualità. Tanto per stare in tema: occorre il bisturi, però; non l’aspirina. Va riordinato l’assetto istituzionale ed amministrativo dello Stato. Si devono ripensare le Regioni. Sul serio. Il Ministro Patroni Griffi ha fatto, in una recente intervista, una buona proposta: partire dallo studio che fece la Fondazione Agnelli per ridurre il numero delle Regioni. Riportandole ai compiti che dovevano e devono avere: attività legislativa e di programmazione. Cominciando con il buttare la disastrata riforma del titolo V della Costituzione che il centrosinistra fece. Si tratta di importante riforma costituzionale. Purtroppo – temiamo – è solo un ennesimo annuncio di questo Governo, perché il Ministro sa bene che adesso non c’è la condizione politica per una simile riforma e che anche il tempo disponibile, in questa legislatura, è assai scarso. Sarebbe buona cosa se fosse assunta come impegno forte del prossimo Parlamento. Le Provincie andavano semplicemente abolite. Sono uno spreco anche le loro partecipate varie. Se ne è pensato la riduzione e si è proposto una certa fusione. Piuttosto che niente! Si proceda dando alle nuove provincie funzioni di ente intermedio di raccordo fra Regioni e Comuni. Con struttura sobria. Di secondo grado e non di primo, senza elezioni di organi di governo amministrativo. Deve essere fortemente ridotto il numero dei Comuni. Attualmente oltre otto mila: uno sproposito. Tantissimi sono nella pratica impossibilità di svolgere anche il minimo delle proprie funzioni. Schiodare questa società con gli “ascensori” bloccati. Per i giovani, soprattutto. Quindi liberalizzare molto. Le professioni, i servizi. Liberalizzazione e privatizzazione dei servizi locali oggi resi delle monopolistiche e dispendiosissime “partecipazioni comunali”, con aggravi e non benefit tariffari a carico dei cittadini. In mancanza di questi obiettivi e di politiche che almeno tendano ad approssimarsi ad essi, difficilmente ci potrà essere un vero – necessario – sgravio fiscale. C’è una pressione ormai insostenibile che deve essere intaccata con forza e questo richiede il taglio rigoroso della spesa improduttiva. È ovvi significa metter testa e mano al nostro sistema sociale. Perché non sia un indifferenziato calderone di assistenzialismo e di pratiche clientelari: aspetti tutt’altro che oscuri e secondari. Stato sociale, sì, per coloro che ne hanno davvero bisogno. Supporto ed assistenza migliori di oggi, per tutti questi. È quello che dobbiamo fare come italiani, ma ci vuole anche l’Europa. Non solo quella della finanza. Soprattutto quella politica. Gli Stati uniti d’Europa. Fondamentale per il Paese è la riforma costituzionale. È assai poco pensabile che si possa fare e si possa realizzare tutto quello che occorre se il funzionamento istituzionale dello Stato continuerà ad essere l’attuale. Se sarà – immodificato – questo sistema parlamentare e politico. È tempo, invece, di tradurre in concreto molto di quella Grande Riforma di cui si parla da decenni e di cui si è dibattuto tanto mettendo a fuoco non poche buone soluzioni. Nuova forma di governo. Nuovo bicameralismo. Riduzione del numero dei parlamentari. Riforma della giustizia e separazione delle carriere. Rinnovato regionalismo. Guardiamoci intorno. Francia, Germania. Non serve inventarsi degli ibridi solo per soddisfare piccoli interessi di bottega. Gli assetti istituzionali non vanno adattati al piccolo bisogno e a una corta visione. Devono avere proiezione lunga. La nostra preferenza? Il semipresidenzialismo, modello francese. Ma nella prossima legislatura, comunque, si affronti la questione e si risolva. Poi coerente con essa deve essere il sistema elettorale. Obiettiv forte rappresentanza democratica; stabilità del governo; semplificazione del sistema politico. Il nostro auspicio è che l’offerta politica per le prossime elezioni non sia solo la vergogna politica di oggi; che non sia solo la costrizione di dover scegliere fra questa e il semplice indignato rifiuto e la indignata protesta. Vorremmo poter opzionare anche altro, propositivo, serio e credibile. Non solo ne saremmo rinfrancati, ma saremo attivi e partecipativi. Con impegno. Una forza che voglia davvero proiettarsi nel solco della rivoluzione liberale di cui l’Italia ha straordinario bisogno; una forza che almeno in buona parte ci riscontri quanto è nelle nostre attese, che si impegni affinché il futuro dibattito politico muova in quella direzione, che farà ogni cosa per sostenerne le soluzioni con quella coerenti; quella forza ci vedrà sostenitori e attivamente impegnati.