di Davide Buratti
Lastoria è maestra di vita, ma i popoli, colpevolmente, mai o quasi mai siabbeverano dalle esperienze del passato. Roma e la Grecia, scrive Jules Michelene “La storia di Roma”, si riconobbero sorelle o finsero di esserlo.Sembrò utile alla Grecia proclamarsi della stessa stirpe della grande cittàbarbarica che aveva sconfitto Cartagine. A Roma parve titolo di nobiltà essereconsiderata greca. Ognuna credette, insomma, di avere irretito l’altra; ma inrealtà la Grecia perse la sua libertà e Roma la sua civiltà originale.
Insomma,in un certo senso, persero tutte e due.
Pensateche non sia più successo? No, nel corso dei secoli lo stesso errore è statocommesso più volte e, purtroppo, sarà fatto ancora. Insomma, non ci può essereuna fusione di culture. In nessun modo per annessione forzata, ma neppureattraverso una mescolanza volontaria. Ci può essere una gradevole convivenzache, però, deve assolutamente passare dal rispetto reciproco, sia delle personeche delle culture. Una convinzione, la mia, che si è fortificata con il passaredel tempo e che si e rafforzata dopo l’attentato di Parigi.
Sabato10 gennaio ero in piazza del Popolo in occasione della mobilitazione control’attentato e mi ha fatto piacere vedere non solo un’altissima partecipazione,ma anche la presenza di molti musulmani, in alcuni casi donne con i proprifigli. E di tanti giovani. Insomma, Cesena ha risposto in maniera forte ecompatta. Ma su questo non c’erano grossi dubbi.
Ilproblema è capire, a bocce ferme, cosa resta dell’attentato di Parigi.L’impressione è che tutto sia come prima. Le distanze restano e difficilmenteci potranno essere degli avvicinamenti. Il fatto è che questo non dovrebbeessere un problema. E non lo è quando si ha a che fare con persone di buonsenso. Sia da una parte, che dall’altra. I problemi nascono quando fa capolinol’integralismo. Ma questo è un atteggiamento che diventata ostastivo anche intante altre situazioni della vita.
Il veronemico da combattere, quindi, è l’integralismo, in ogni sua forma. Èaltrettanto vero che di questo la religione è forse la punta dell’iceberg. Iproblemi, però, non si risolvono cercando un punto di mediazione. Nonostante ilceppo sia lo stesso (Abramo), musulmani e cristiani sono distanti anni luce edè obiettivamente difficile pensare che si possa trovare un punto di incontro.Il confronto è sempre utile e intelligente perché può aiutare a conoscere ecapire le altrui posizioni arricchendo la propria cultura. Poi però le stradesi divaricano ed ognuno deve essere libero di professare come crede e senzaessere penalizzato, ma senza volere prevaricare o usurpare.
C’è adesempio il tema delle moschee. Non sono e non devono essere un problema. Al dilà del fatto che la libertà di culto è sancita dalla nostra Costituzione, èlogico ritenere che qualsiasi religione debba avere un luogo dove pregare.Inoltre, come sostiene anche Giannantonio Mingozzi, vice sindaco di Ravenna, laloro esistenza semplifica l’opera di controllo che devono fare le forze dell’ordine.Però è altrettanto lecita la posizione di coloro che sostengono che servechiarezza sui finanziamenti. Bisogna tenere le antenne ben dritte per evitaredi creare delle teste di ponte nel nostro territorio. Il pericolo, però,potrebbe esistere di più se, in una zona più o meno vasta, invece di unasingola struttura di dimensioni rilevanti, ne esistessero molte delle piccole.Si correrebbe il rischio che una di queste fosse monopolizzata dagliintegralisti. Inoltre il lavoro dell’intelligence sarebbe più complicato.
L’attentatodi Parigi, inoltre, ha acceso il dibattito sulla libertà di informazione e sulruolo della satira.
Vapremesso che la base della libertà di informazione è il pluralismo. La libertàdi informazione comprende anche la satira. Deve essere libera, ma deve cercaredi autoregolarsi. La libertà non è e non deve essere il passaporto perl’esagerazione. E, in qualche caso, è stato spinto più del dovuto. Si è andatiben oltre il buon senso. Questo, però, non giustifica, in alcun modo, quelloche è successo a Parigi. Quello va ben oltre. Però, per certi versi, sonosembrate esagerate anche le parole del Papa. Il riferimento alla reazioneviolenta (un pugno) da chi si sente offendere la madre può essere qualcosa diistintivo che poi è frenato dalla razionalità. La reazione è giustificata, nonla violenza (qualunque essa sia).
Ecco, èda qui che si dovrebbe ripartire. La razionalità. Siamo diventati una societàmultirazziale. Ne dobbiamo prendere atto e comportarci di conseguenza. Tutti dobbiamofarlo: “vecchi” e “nuovi”. Innalzando steccati e chiudendoci a riccio nonrisolveremo niente. Nello stesso tempo è anche inutile cercare leresponsabilità dell’altra parte. Ognuno riterrà, sempre, di essere nel giusto.