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Il futuro nelle nostre scelte

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Ubaldo Marra

Conservo ancora la “pin” della federazione giovanile repubblicana (nella foto) che, quando avevo 16/17 anni, mi capitò tra le mani e che recitava “FGR : il futuro nelle nostre scelte”.
Mi è sempre stata di monito e incoraggiamento per le scelte che ho fatto, soprattutto in politica.
Da allora il futuro della politica italiana è cambiato molto e avrebbe potuto essere diverso altrettante volte; anche per il sottoscritto, se solo si fosse lasciato guidare da una visione personalistica, utilitaristica, diciamo, di comodo, che gli avrebbe consentito di vivere la classica rendita di posizione, che consente, poi, di restare sulla “scena”.
E la scena politica, oggi, è il partito democratico; una meta impossibile da realizzare solo alcuni anni fa, quando molti detrattori dell’idea di un partito nuovo erano rimasti aggrappati ai “cari” e “sicuri” vecchi partiti, bollando coloro che evidenziavano la necessità di dare una prospettiva nuova agli italiani, come traditori e opportunisti.
Il percorso verso il partito democratico è stato lungo, ma soprattutto difficile, per le tante amicizie perse nel conflitto ideologico, per le offese ricevute pubblicamente e privatamente, per le strumentalizzazioni di chi, all’interno del progetto, non ne condivideva le ragioni, ma si ergeva, comunque, a costruttore del nuovo, per le conseguenti amarezze vissute.
L’esempio di Giuseppe Mazzini e le lezioni di politica vissuta di Ugo La Malfa mi hanno, però, sempre spinto verso traguardi invisibili e mete irraggiungibili, perché essere laici significa convivere con la consapevolezza che, raggiunta una meta, un’altra ancora è da ricercare.
Come tutti i viaggi verso l’ignoto, chi ha strappato gli ormeggi verso il mare aperto della politica, abbandonando lidi ancora sicuri, ha affrontato conflitti tempestosi e subìto sconfitte senza appello, ma ha partecipato alla costruzione di un’Italia, forse più fragile, ma migliore.
Senza la stagione dei “Progressisti” o di “Alleanza democratica” o del “Patto dei democratici” o dei “Democratici di sinistra” o de “L’ulivo”, con tutte le contraddizioni derivanti dalle provenienze, non sarebbe stato possibile lanciare i semi di una nuova stagione politica, i cui protagonisti non sapevano quali sarebbero stati i nuovi orizzonti di un’Italia, allora, precipitata in un oscuro futuro, ma hanno avuto il merito di non prestare ascolto alle invettive, se non anatemi, di chi, arringando le folle, anche attraverso i mass-media, non solo di partito, voleva ricostruire il tessuto connettivo di una società in crisi civile, attraverso quegli stessi partiti che avevano creato le condizioni di quella crisi. Oggi, dopo vent’anni, il vero protagonista della scena politica italiana è divenuto il partito democratico, forte di un consenso, mai raggiunto nella storia repubblicana da nessun partito.
Un partito democratico che si sta ancora plasmando, con l’apporto della nuova linfa delle nuove generazioni, che devono evitare che l’amalgama, di cui c’è ancora bisogno, copra la pratica del conformismo, sempre in voga nel nostro paese.
Se, quindi, senza gli strappi e le rotture all’interno dei vecchi partiti, non ci sarebbe un partito democratico, oggi, può dirsi concluso il suo percorso? E quale progetto per l’Italia propone? E quale Italia deve configurarsi per rinnovare le basi di coesistenza in un’altra Europa?
A Matteo Renzi, indubbio protagonista del PD di oggi, va chiesto più coraggio: riformare il paese, veramente, per rinnovare l’Europa.
Siamo pronti ad accettare che per traguardare il partito democratico verso le spiagge di un partito riformista, inevitabilmente, si ergeranno a “custodes verginitatis” coloro che non credevano neanche nelle ragioni di fondare il partito democratico, ma non sopporteremo che le riforme fin qui proposte, che hanno certamente aperto uno squarcio sull’immobilismo delle istituzioni, siano il punto di arrivo di un percorso riformatore, rischiando di tramutarsi nell’ennesima occasione persa di un paese alla perenne ricerca di equilibri, ma che, poi, ritrova nel “cambiare tutto per non cambiare nulla” di gattopardesca memoria. Proprio nel progetto di una nuova Europa stanno le ragioni di un rinnovato impegno nella politica italiana e perciò nel PD.
Gli stati uniti d’Europa sono un primo traguardo per chiunque creda che la politica sia mezzo di elevazione dei popoli e che per questo debba indicare strade che non saranno gradite alla moltitudine, ma che, anzi, troveranno i soliti detrattori, pronti ad indicare strade vecchie, ma indicate più sicure, perché più utili per chi vuole conservare una sua presenza nei parlamenti nazionali, sempre più retaggio di un continente, Istituzionalmente obsoleto, così come lo sono le basi di convivenza tra popoli, così eguali ma così divisi da una classe politica ovunque conservatrice, e per questo distruttrice di un futuro non lontano, che, però, solo le nuove generazioni, mescolandosi sempre più, sapranno rinnovare, nella realizzazione di un solo continente, una sola terra, una sola lingua, una sola razza.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:47 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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