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I primi mille giorni di vita

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Antonella Brunelli

Sabato 23 Maggio nelle piazze di 7 cittàromagnole si è svolto un flash mob piuttosto originale: per un’ora, e contemporaneamente,come un fil rouge che legava la Romagna, le mamme hanno allattato al seno i propri bambini,in una atmosfera fatta di parole, letture, musica, note, libri, voci, gente,passanti, curiosi.

Perché un flash mob. Il flash mob (dall’ingleseflash, lampo, inteso come evento rapido, improvviso, e mob,folla) è un termineconiato nel 2003per indicare un “assembramento improvviso di un gruppo di persone in uno spaziopubblico, che si dissolve nel giro di poco tempo, con la finalità comune dimettere in pratica un’azione insolita” (Wikipedia). Ed in effetti, a dispettodi quanto si possano considerare banali, azioni quali allattare al seno, ascoltaremusica, leggere un libro, non sono poi così frequenti: nell’ambito cesenate nonsono nemmeno il 50% le mamme che al terzo mese allattano esclusivamente al seno,cioè senza altre aggiunte, e minore è il numero di famiglie che leggono colproprio bambino nei primi mesi.

Se poi consideriamo queste tre azioni insinergia fra loro nei primi anni di vita, anzi, quando possibile (per esempiocon la musica, il canto, la voce) anche prima della nascita, allora la cosadiventa ancora più insolita e interessante.

L’ascolto di musica prima della nascita delbambino, l’inserimento precocissimo del libro nella vita della famiglia, vengonoconsiderati, insieme all’allattamento al seno, strumenti straordinari perrafforzare il naturale legame affettivo e relazionale fra  genitori e figli. Noi pediatri parliamo di “nutrirela mente” dei bambini, rafforzandone le capacità, le attitudini e le competenze.Si tratta quindi di un lavoro il cui significato culturale e sociale va benoltre l’esito del singolo atto dell’alimentazione o dell’educazione allalettura; ma, anzi, si può configurare, come vedremo poi, come “una delle piùsingolari imprese sociali degli ultimi anni, grazie all’impiego di strumenti abassissimo costo, con la capacità di mobilitare le risorse delle famiglie e diesercitare una forte azione di prevenzione dello svantaggio socioculturale, comeampiamente documentato dalla letteratura internazionale” (Giancarlo Biasini).

Perché i primimille giorni.Le capacità visive e uditive cominciano il loro sviluppo, e quindi iniziano laloro funzione, verso il sesto mese di gestazione, così come, già prima dellanascita, si pongono le basi per lo sviluppo del linguaggio e lo sviluppo cognitivo.Tutte e tre le curve raggiungono il loro apice di crescita (intesa comevelocità e non come performance) entro i primi tre anni: e poiché è noto che l’esercizioaumenta la resa, anche in questo caso è dimostrato che le stimolazioniaffettive, sensoriali, sociali, influenzano lo sviluppo di queste funzioni piùin questo periodo che in altri.

Perché investire. Abbiamo accertatoche nei primi mille giorni le capacità di crescita, sollecitate da adeguatistimoli, sono al massimo delle loro potenzialità. Ma quali sono i risultati diun investimento di questo genere? James Heckmann, premio Nobel per l’economiadel 2000, havalutato la rendita economica di un investimento nelle varie età della vita. Lacurva che ne viene fuori è molto semplice ed esplicita, ed altrettantoimpressionante: più è precoce l’investimento, maggiore è il tasso di rendimentoeconomico. In questa iperbole decrescente è evidente come gli investimentifatti in età prescolare siano molto più redditizi: da 12 a 17 volte in più rispettoa quelli di pari entità nell’età lavorativa, e circa il doppio di ciò che siottiene nella scuola dell’obbligo. Se consideriamo l’investimento sui primimille giorni di vita come un processo di crescita anche economica di un Paese,non possiamo ignorare l’effetto che questo può comportare in caso, o in termini,di disequità. Non possiamo quindi trascurare il confronto fra la rendita diinvestimenti in bambini di diverso livello socioeconomico, e anche il risultatodel Transatlantic Forum Inclusive Early Years 2013 è semplice e significativo: l’investimentonei primi anni di vita è tanto più efficace quanto più il livellosocioeconomico è basso. Gli investimenti in bambini di basso livello socioeconomico quindi hanno un tasso di rendimento assai più alto rispetto a quelliper bambini di livello socioeconomico elevato. Tale osservazione è stataconfermata dai ricercatori dell’ufficio studi della Banca d’Italia che hanno sottolineatocome“Il programma Perry School (programmadi lettura precoce, USA, ndr) indirizzato ai bambini afroamericani ha avuto untasso di rendimento annuo compresofra il 7 e il 10%; valori ben superiori a quelli di un investimento sul mercatoazionario americano nel secondo dopoguerra”. Anche in Italia, anche in Romagna alcune aree restano scoperte, spessoproprio là dove la necessità di un lavoro con le famiglie a supporto dell’allattamento,della lettura, della musica, dei giochi e delle sollecitazioni adeguate sarebberopiù importanti, e dove invece le biblioteche sono carenti, o mancano le sezioniragazzi, o i servizi sociali per la prima infanzia, o sono alte le barrierelinguistiche ed etniche. Al contrario,è evidente come l’efficacia di questi interventi per recuperare losvantaggio causato da povertà e deprivazione siano efficaci specialmente neiprimi anni di vita, e sappiamo benissimo come il fallimento di alcune capacità,ad esempio la lettura, affliggono in modo sproporzionato i bambini socialmentesvantaggiati e contribuiscono ad alimentare e propagare il ciclo della povertà.

Perché provarci. Negli ultimi 10anni si sono avute numerose dimostrazioni sul piano scientifico del rapportopositivo fra interventi precoci e sviluppo del bambino e, come sopra detto, lariduzione di diseguaglianze che ne consegue, come l’aumento di capitale – e nonsolo economico – per una nazione, non possono essere argomenti che la politicapuò ignorare. Perchè non sono (solo) argomenti piacevoli e divertenti perbambini, famiglie e pediatri, sono realmente strumenti potenti per la crescitadi una Società, che magari, poi, (vuoi mai?) potrebbe migliorare i propri livellidi Scuola, di Università, di Innovazione, di Ricerca; insomma, di tutto quelloche fa di un Paese un Paese Civile.

Ci vogliamo provare?

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 12:16 pm
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