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I laici si sono persi?

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Giancarlo Biasini

Mi capita di dovere rispondere alla domanda “chi si occuperà di tutelare i valori del pensiero laico ora che i partiti laici (liberali, radicali, repubblicani, socialisti) non ci sono più?”. Rispondo che si spera che quei valori, come in ogni paese europeo, siano diventati patrimonio comune. I partiti che a questi si richiamano potrebbero quindi non essere più strettamente necessari come al tempo in cui esisteva un grande partito cattolico con possibili, e talora espresse, tendenze clericali. Gli interlocutori non sembrano del tutto convinti. Qualcuno mi ricorda che i cattolici organizzati, o organizzabili, esistono tuttora: è del 2005 il referendum abrogativo della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e la nascita del comitato Scienza & Vita con l’adesione di tutte le componenti dell’associazionismo cattolico. Fra i promotori dell’astensione ci fu Paola Binetti parlamentare del Partito Democratico cui sono iscritto. Nel PD ci sono dirigenti provenienti da partiti cattolici e dal PCI che ha faticato a fare chiarezza sulla presenza nel partito di non credenti e credenti. Questa doppia presenza non era nuova: aveva toccato i partiti con una tradizione di radicalismo anti-religioso: dal partito liberale, già nel periodo monarchico, fino a repubblicani e socialisti nel dopoguerra. Questo, in Romagna, non aveva creato alcun dramma, né alcuna necessità di mediazioni interne. Quei partiti avevano chiaro che non vi sono motivi per cui il credente possa entrare in conflitto con le istituzioni per motivi religiosi secondo il principio di J. Locke per cui “lo Stato nulla può in materia puramente spirituale e la Chiesa nulla può in materia temporale”. Era chiaro a quei credenti e non credenti che, nel rapporto fra Stato e Chiesa, ogni uomo va difeso dalla invadenza di entrambi, e che in Italia si deve essere più attenti che altrove alle interferenze della Chiesa nella vita sociale. Nel PCI, invece, non fu per nulla facile. I credenti avevano il loro massimo esponente in Franco Rodano e la sua rilevanza era tale che il divorzio era visto come una questione “tipicamente borghese sostenuta dai giornali borghesi”. La lettera di Berlinguer a Mons. Bettazzi precisava che il PCI non era “né teista, né ateista, né antiteista”, una formula per non mettere il credente del PCI in posizioni scomode e salvare ogni prospettiva. La DC era, per definizione partito di credenti, ma vi si apprezzavano sensibilità diverse. La sinistra di base, fondata da Giovanni Marcora, era la più aperta ed era con questa che i laici amavano discutere. Ho un ricordo significativo degli anni ‘60:su 11 consiglieri comunali della DC, 10 votarono contro la decisione di un loro ministro che ordinava di cedere la Pïana ai benedettini.
Oggi l’ ingresso di dirigenti di partiti laici ( PSI, PRI, PLI e radicali) dentro Forza Italia ha omogenizzato le loro posizioni in un formidabile calderone tipicamente berlusconiano cioè privo di ogni senso. Dall’altra parte militanti dei partiti laici, e per il PRI la Sinistra repubblicana di Giorgio Bogi, sono entrati nei partiti che hanno dato vita al PD. Credo di potere dire che gli uni e gli altri non hanno trovato nella nuova casa i caminetti che erano accesi nelle vecchie, ma chi aveva fatto la scelta berlusconiana ha dovuto sopportare il salvataggio della legge 40 e altro ancora. Di più: queste scelte sono state accolte da socialisti come Maurizio Sacconi e radicali come Daniele Capezzone e Gaetano Quagliariello con tesi insopportabili su procreazione assistita, testamento biologico, fecondazione eterologa e, da parte di Sacconi, sul caso di Eluana Englaro. Chi aveva fatto la scelta di sinistra ha dovuto militare, anche se “ a tempo” nello stesso partito di Paola Binetti e Dorina Bianchi , ma va detto che il PD ufficiale, in quelle occasione, ha tenuto un comportamento sostanzialmente “laico”. In quella confusione, alla fine, non era neppure più questione di credenti e non credenti, ma di senso comune; e, da non credente, mi sono sentito vicino a credenti come la Tavola Valdese, o Vito Mancuso o il Cardinale Martini. Cosa farà sui famosi temi “sensibili” il nuovo PD non so. Sono renziano da sempre e attendo gli eventi. Tutto questo riguarda le grandi questioni ancora in ballo e non sono poche, ma per i laici, aldilà dei cosiddetti temi sensibili, c’è il compito di favorire la crescita di una generazione di cittadini liberi da pregiudizi che abbiano come criterio di vita solo la guida della ragione. La scuola e la cultura sono gli strumenti per perseguire questo risultato. Qualche amico bolognese mi chiese, un anno fa, cosa pensassi del referendum “consultivo” sulla cancellazione del milione di euro pubblici destinato agli istituti paritari. Risposi che il problema vero era un controllo di qualità sugli istituti paritari uguale a quelli sui pubblici: c’erano erano questi ultimi? Ci sono ottimi strumenti per validare la qualità degli istituti che fanno formazione nell’infanzia: quantità, qualità, uso, classificazione, collocazione, tempi di utilizzo delle dotazioni librarie, coinvolgimento dei genitori nello svolgimento delle attività interne, valutazione degli insegnanti non sulle carte dei congressi e dei corsi seguiti e spesso autocertificati. Le esternalizzazioni nel campo educativo sono strumenti inaffidabili. Il ricorrere a imprese o cooperative generiche che offrono “anche” personale per i beni culturali è pericoloso. Viene da chiedere quali controlli di qualità prima e dopo la esternalizzazione siano attivati in ambiti che riguardano la scuola, le biblioteche di nidi e scuole dell’infanzia, le attività educative, i famosi “laboratori” per bambini e ragazzi, le visite guidate nei residui musei di questa città. I criteri valutativi con cui si effettuano le esternalizzazioni e come se ne controlla continuamente la qualità devono essere pubblici e guai alle rendite di posizione. Ci sono dimostrazioni di autorevoli economisti che occuparsi dell’infanzia è il modo più efficace per interrompere il ciclo della povertà.
Di questo e di altro si potrebbe discutere, ma mi pare che oggi il campo dei laici nella vita sociale sia soprattutto in quello della cultura. Il rigore dei laici potrebbe esercitarsi, qui nella nostra città, in un luogo di osservazione e di controllo? Quale può essere?

  •   Published On : 6 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:48 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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