Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2017
I giochi sono fatti
di Paolo Morelli (Giornalista del Resto del Carlino e di Teleromagna)
I giochi sono fatti, ma ancora i 13.200 azionisti della Cassa di Risparmio di Cesena ben poco sanno del futuro della loro banca e, soprattutto, delle azioni e dei warrant in loro possesso. Il 1° gennaio 2018 Carisp diventerà al 95,3 per cento di proprietà di Crédit Agricole Cariparma, braccio operativo italiano del colosso bancario francese che in qualche modo ricorda il Credito Cooperativo Italiano, ma ha dimensioni ben maggiori. La quota delle azioni Carisp che andranno in mani francesi è la stessa che nel maggio scorso fu acquisita dal Fondo interbancario di tutela dei depositi attraverso un aumento di capitale da 280 milioni, riducendo a una partecipazione quasi insignificante le Fondazioni di Cesena, Lugo e Faenza (che detenevano il 66% delle azioni) e i soci privati (che avevano il 34%). L’accordo quadro per l’acquisizione della Carisp è stato siglato il 29 settembre scorso e riguarda anche la Cassa di Risparmio di Rimini e quella di San Miniato, in provincia di Pisa. Secondo indiscrezioni mai smentite, il valore attribuito a Carisp sarebbe di 130 milioni di euro, quello delle altre due banche, che non sono ancora state ricapitalizzate in modo adeguato, un euro.
In questo modo il valore delle azioni Carisp, ridotto a 50 centesimi dalla ricapitalizzazione del Fondo, si è ridotto a 23 centesimi. Si tratta, comunque, di valori teorici poiché fino a ora la compravendita delle azioni è bloccata. E lo resterà ancora a lungo.
Se la destinazione di Carisp è ormai pacifica, non lo è la strada per arrivarci. Tutto dipende dalla risposta che il Ministero dell’Economia e delle Finanze darà a un quesito presentato da Cariparma sull’assorbimento dei crediti d’imposta delle tre banche da acquisire: se sarà maggiore in caso di incorporazione, le tre casse saranno assorbite direttamente da Cariparma, se non sarà così verrà creata una nuova banca a livello romagnolo fondendo le Casse di Cesena e Rimini, mentre San Miniato verrebbe assorbita dalla Cassa di Risparmio della Spezia, già sotto il controllo di Cariparma.
A rallentare le operazioni di acquisizione da parte di Crédit Agricole Cariparma è stata soprattutto la questione dei crediti deteriorati, oltre tre miliardi in totale per le tre banche. La banca francese infatti ha posto come condizione assoluta che i bilanci delle banche da acquisire fossero ripuliti da tutti o quasi i crediti deteriorati: non solo le sofferenze, ma anche inadempienze meno gravi dei debitori. Si tratta di una ‘torta’ che probabilmente darà un buon rendimento a coloro che ci stanno mettendo sopra le mani, soprattutto se la “ripresa” dell’economia italiana continuerà.
Solo dopo gli assestamenti di fine anno gli azionisti della Carisp sapranno quale futuro avranno le azioni che avevano acquistato a un prezzo compreso tra 10 e 19 euro. E anche i warrant, quattro per ogni azione posseduta, ricevuti gratuitamente al momento dell’aumento di capitale da parte del Fondo. Ma le speranze di recuperare in modo consistente il valore delle azioni sono ben poche, per cui conviene mettersi il cuore in pace. Di sicuro, ormai, c’è una sola cosa: Cesena non avrà più la “sua” Cassa di Risparmio, probabilmente neppure nelle insegne degli sportelli, una trentina dei quali sono già stati chiusi per ridurre i costi.
In attesa del 22 gennaio, quando in tribunale a Forlì inizierà il processo a 12 ex dirigenti e amministratori della Carisp, oltre che alla stessa banca, per i reati di false comunicazioni sociali e ostacolo alle autorità di vigilanza, le associazioni dei consumatori stanno raccogliendo le adesioni di centinaia di azionisti. Il più attivo su questo fronte è il Comitato difesa risparmiatori Carisp, guidato da Davide Fabbri e Franco Faberi, che si è accordato con l’associazione consumatori Adusbef, affidandosi agli avvocati Vincenzo Bellitti di Ferrara e Grazia Angelucci di Bologna. Al Comitato si sono già iscritti 565 azionisti. Altre centinaia di soci si sono rivolti al Codacons e alla Federconsumatori.
In totale all’udienza preliminare il giudice ha ammesso come parti civili oltre 600 azionisti, oltre alle associazioni che li rappresentano. La procedura dovrà essere ripetuta il 22 gennaio nella prima udienza in tribunale. Comunque vadano i processi, qualcuno avrà già fatto un affare: per le associazioni e i loro avvocati si è già messo in moto un giro d’affari di oltre 300mila euro. Le speranze di riavere i soldi investiti nelle azioni Carisp, però, non sono molte, poiché il Giudice dell’udienza preliminare ha respinto la richiesta di costituzione di parte civile contro la banca. Ma i giudici del tribunale dovranno riesaminare la richiesta.
A stare sulle spine non solo gli azionisti, ma anche i dipendenti. Tra Cesena e Rimini erano poco meno di duemila, ma il numero è sensibilmente calato perché sono stati attivate tutte le procedure per anticipare il pensionamento dei dipendenti più anziani, e favorire l’esodo di quelli più giovani. C’è chi, grazie all’incentivo messo sul piatto dalla banca, ha potuto dedicarsi alla nautica o ritirarsi in campagna per fare l’agricoltore.