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Fra Stato e privato. La Liberaldemocrazia

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Giovanni Lucchi

In una nota canzone scritta dal filosofo Manlio Sgalambro, il cantante Franco Battiato è alla ricerca del centro di gravità permanente, una ricerca che in politica calza bene il rapporto fra lo Stato rappresentato dal sistema delle istituzioni centrali e locali, ed il privato come individuo. Stiamo vivendo un tempo in cui il popolo Italiano percepisce lo Stato distante, lontano e per molti versi tiranno. Difficile essere vicini allo stato quando, da dati del centro studi della Confartigianato di Mestre, risulta che fino a giugno l’impresa lavora per il “ socio “ occulto, vista la tassazione praticata nel Belpaese. Sorge spontanea la domanda sul perché l’imprenditore deve mettere i mezzi di produzione e raccogliere meno della metà dei frutti del lavoro. Roba da economia collettivista mascherata. Non va meglio quando il cittadino si avvicina al sistema burocratico dello stato; la burocrazia è come il colesterolo, c’è quello buono e quello cattivo; in altri paesi la burocrazia è l’insieme delle regole tecniche per l’agire umano in una società complessa che non può vivere nel caos, in Italia le regole, come nel colesterolo cattivo, hanno preso il sopravvento, e in un vortice inarrestabile, fino a minacciare la nostra libertà di individui. Tutto è regolato da permessi, nulla – osta, autorizzazioni che frenano la nostra libertà del fare. Non ci potrà mai essere nessun sogno Italiano, pensando al sogno americano, con un tale sistema che potremmo definire “ partito burocratico “ perché le Leggi, le Circolari, le norme le scrivono i burocrati e le votano i politici. Non possiamo più permetterci l’immobilismo perché le evoluzioni politiche e sociali nel mondo globalizzato, impongono un cambiamento. Un cambiamento del sistema “paese “ che porti ad una radicale trasformazione economica e sociale nei rapporti fra istituzioni e individui. Ogni forza politica propone una sua ricetta per cambiare, basta aver seguito la recente campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo per comprendere che il tema è centrale. Il vittorioso giovane Presidente del Consiglio ha fatto leva su questa voglia primaria che hanno gli Italiani. Serve un rinascimento politico e sociale e con il nostro ordinamento istituzionale non possiamo aspirare a una trasformazione del rapporto Stato – individuo. L’Italia dopo la liberazione dal regime fascista, in piena guerra fredda, per un lungo periodo ha vissuto al proprio interno la contrapposizione est – ovest e le istituzioni sono nate in funzione di questa contrapposizione dal bicameralismo perfetto, all’ordinamento giudiziario ove il pubblico ministero gode di un autonomia unica nei paesi occidentali. Successivamente la riforma del titolo V della costituzione ha sfilacciato ulteriormente il sistema decisionale con contrapposizione fra istituzioni dello stato tale da creare di fatto una paralisi. I Presidenti del Consiglio che entrano a Palazzo Chigi puntano alla crescita e allo sviluppo cercando di attirare investimenti dall’estero. Da ridere se non fosse tragico, perché pur spremendosi le meningi non si trova una ragione per cui un impresa straniera debba investire capitali in Italia. Il costo del lavoro non è certo fra i più competitivi dell’Europa, la logistica pur non essendo tutta da buttare ha delle enormi criticità, nell’informatizzazione ci sono moltissimi stati più avanti dell’Italia. Quando poi ci si avvicina alla pubblica amministrazione per le autorizzazioni e i permessi è peggio della discesa agli inferi di Dante. Vale la celebre frase: lasciate ogni speranza o voi ch’entrate. Se poi malauguratamente l’imprenditore che investe finisce nelle maglie della giustizia è come cadere nella tela del ragno. I tempi sono maturi e l’ora è fuggita per parafrasare un aria di una celebre opera, per riforme strutturali nel paese a stivale. Ci sono forze politiche che partendo dalla cultura socialista guardano ad un sistema socialdemocratico dove la sicurezza sociale è molto estesa con una tassazione progressiva a livelli anche elevati e una regolamentazione delle imprese ampia; un sistema sviluppato in molti paesi del nord Europa che nel mondo globalizzato è entrato in affanno. L’unica strada è la trasformazione dell’Italia in una vera repubblica liberale in cui i limiti dei potere dello stato siano ben definiti al fine di proteggere i diritti naturali dei cittadini e incentivare l’autonomia creativa dell’individuo. Una società in cui lo stato non sia preminente sull’individuo e l’individuo non sia preminente sullo stato. Una società liberale dove le pari opportunità fra i cittadini siano un punto irrinunciabile. Pari opportunità per l’accesso alla salute con una sanità pubblica in cui il ricco e il povero siano curati con uno standard qualitativo alto, dove la medicina è preminente sulla burocrazia e i suoi costi perché non esiste libertà nella malattia. Pari opportunità con una scuola pubblica a cui tutti possono accedere perché non esiste vera libertà nell’ignoranza e nella mancanza di cultura. Una scuola che non può più permettersi d’essere anchilosata ad uno statalismo baronale, dove come nella canzone di Venditti dal titolo “ Compagno di Scuola “ il professore ripete la stessa lezione per quarant’anni. Una scuola che deve essere sempre più internazionale e aperta anche al mondo delle imprese. Pari opportunità nell’agire, nel fare all’interno di regole semplici e certe ove non esistono monopoli e rendite di posizione perché tutti i cittadini hanno la libertà d’agire alla ricerca della felicità. Pari opportunità in uno stato ove chi governa non ha conflitti d’interesse perché il “ particulare “ citato da Guicciardini porta ad una distorsione dell’interesse pubblico. Un rapporto fra pubblico e privato, ove il pubblico non prevarica l’individuo e l’individuo è libero nel suo agire all’interno di una società organizzata, non è un utopia è liberaldemocrazia.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:49 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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