La Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena si appresta a rinnovare il Presidente e gran parte del CdA. Normali scadenze. Se non fosse che per diverse ragioni si è innanzi ad una fase e ad una questione di straordinaria importanza e rilevanza per la vita della nostra realtà locale. E sotto molteplici aspetti. Già è straordinariamente rilevante che se ne accenni a parlare fuori dalle ovattate stanze della Cassa di Risparmio. Ma questo è cominciato a succedere per qualche temerarietà, solo negli ultimi tempi, quando a qualcuno è venuto in mente che delle cose che fa la Cassa di Risparmio di Cesena è difficile che non si debbano interessare la collettività locale e le Istituzioni locali. Prima tutto restava assai circoscritto e coperto. A suo tempo, quando i vertici erano di nomina governativa, provvedevano le spartizioni partitiche. A Cesena il Presidente era democristiano e il Vice era repubblicano. La meritocrazia non si imponeva da sola se ad essa non provvedevano adeguatamente coloro che influivano sulle nomine. Direttamente da Marte o come Unto del Signore non è arrivato alcuno in quegli incarichi. L’Assemblea dei soci con il suo numero chiuso era espressione, negli ultimi tempi di quella fase storica, di un complesso rapporto fra mondo laico e mondo cattolico. A Cesena era così e su questo asse si fondava l’equilibrio interno degli organi del locale Istituto di credito. Ma questa è storia passata. Poi ci sono state fortunatamente le riforme del sistema delle Casse di risparmio. Adesso ci sono le Spa bancarie e le Fondazioni che ne detengono le quote azionarie maggioritarie. C’è un CdA della Banca, un CdA della Fondazione. C’è un organo di straordinaria importanza che è il Consiglio Generale, per metà composto dalle scelte dell’assemblea dei soci della Fondazione, per metà sulla base di scelte compiute all’interno di indicazioni fornite da vari Enti, Istituzioni e Organismi di valenza economica e sociale. Nella Spa Banca molti sono i soci privati. La Fondazione ( a Cesena è ancora così) detiene la stragrande maggioranza delle azioni della Spa CRC. Con il profondo mutare delle situazioni a seguito delle riforme del sistema è mutato profondamente anche il quadro degli equilibri interni agli organismi del sistema Cassa di Risparmio di Cesena. Non si tratta più di qualcosa che ruota in un ristretto alveo politico sociale, come ai tempi delle nomine governative. Adesso tutto è molto più articolato, ampio e senza esclusioni. Nelle realtà come la nostra, ad esempio, il Pci, che pure è stato da lungo tempo partito egemone delle amministrazioni e del potere locali, era una influenza politica senza alcun peso all’interno della Cassa di Risparmio. Oggi non è così. Anzi gli eredi di quel partito e comunque il sistema di potere amministrativo locale che continua a stare sotto le medesime egemonie (che però, purtroppo,sono meno ricche culturalmente) sono attori attivi (eccome!) a tutti gli effetti dei nuovi equilibri che si muovono e si formano nel nuovo sistema bancario locale. Molti non vorrebbero che si parlasse di queste cose, perché è come sventolare dalla finestra quello che si vorrebbe restasse sempre chiuso ermeticamente e fuori dalla visuale diffusa. Fino al punto, occorrendo, di poter così negare perfino l’esistenza di questioni di equilibrio di natura politica e non solo all’interno del sistema CRC. La realtà è diversa. Il rapporto e l’intreccio fra quel sistema bancario e la società e l’economia in cui opera prevalentemenete sono venuti evolvendo, nè poteva essere diversamente. Gli equilibri, perché comunque di questi sempre si deve tener conto – e perché no? parlare – sono venuti mutando e si sono resi più aricolati e complessi. Realtà imprenditoriali significative; esperienze sociali, di volontariato; Enti ed Istituzioni; Università; la Curia; organizzazioni economiche e sociali; attività professionali e commerciali; tutto questo ha voce e si riflette nei processi formativi degli equilibri interni al sistema. Una volta sarebbe stato gioco forza schematizzare tutto e leggere nella vulgata partitica queste influenze. Oggi non è possibile. Aggiungiamo, per fortuna! Ma non per questo la politica è assente. Non lo è mai. Né potrebbe essere diversamente: dove c’è scelta, c’è politica. Il punto è un altr se quella che c’è è buona o è cattiva; se ha un supporto di cultura o è mera etichetta e specchietto. Al mondo di sicuro non mancano né i vuoti culturali né i beccaccini. Ma questa è mera digressione. Se si volge lo sguardo, quasi a voler scattare un’istantanea, si scorge un variegato spaccato di forze, istanze, ispirazioni, che si muovono all’interno dell’attuale sistema. Il mondo cattolico, con le sue sfacettature, curiale, ex democristiano di sinistra (facente riferimento a qualche ex parlamentare e stretto intorno all’attuale presidenza di Fondazione), ciellino (non senza connessioni con la Compagnia delle opere). Quel mondo di sinistra che a seguito delle riforme è entrato a pièpari attraverso le influenze assai forti dovute alla detenzione del potere locale, non privo delle personalizzazioni di chi quel potere ha particolarmente in mano. Quel mondo laico, liberaldemocratico, che si caratterizza per quel tipo di ispirazione culturale e che, se si fa mente locale a schematismi passati, è ex qualcosa: ex repubblicano, ex liberale, ex socialista. L’istantanea mette in evidenza certe matrici culturali, certe provenienze, ma non esplicita un mondo che oggi non è riconducibile a schematismi semplici e rigidi. Può favorire ed aiutare a farsi una qualche idea, ma non più di tanto. Le composizioni degli equilibri interni, quando necessitano devono raffrontarsi con un universo di persone parecchio libere ed indipendenti prodighe a scegliere non certo e non tanto – sicuramente per i più è così – in base a sollecitazioni, bensì sulla base di discernimenti e di autonome opzioni e assunzioni di responsabilità. Negli ultimi anni, poi, sono intervenuti fatti che hanno in un certo qual modo rivoluzionato i rapporti interni al sistema Cassa di Risparmio di Cesena. E se non si tiene conto di questo, oggi qualsiasi parametro si adotti per leggere le evoluzioni interne e degli equilibri interni a quel sistema sarebbe inappropriato e fuorviante. Dirompente è stata la questione se vendere o meno la Cassa di Risparmio. Se ridurla come la Cassa di Forlì all’interno di Intesa San Paolo o se mantenerla con il suo valore di banca locale molto stretta al proprio territorio. È intorno a questo giro di boa che si sta cercando di compiere da qualche anno, che si sta determinando la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova. Non è una ridondante espressione ad effetto. È espressione realistica più di quanto si possa immaginare. È in questo quadro e in siffatti frangenti che arriva a scadenza il rinnovo dei vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena. E la partita è di quelle che i giocatori affrontano con il massimo di impegno e di concentrazione, e il pubblico non se la perde di sicuro, ma la vuole vedere in diretta allo stadio o in televisione. Sicuramente non ci si può distogliere dal seguirla con attenzione e partecipazione. Davide Trevisani è il Presidente della Fondazione che è giunto a fine mandato. Da alcuni decenni la figura, la personalità, il prestigio, la capacità di Trevisani si intrecciano con le vicende e le sorti della Cassa di Risparmio di Cesena. È impossibile non ricondurre a Trevisani, dissociare da lui tutto quello che è stato il crescere e lo sviluppo della CRC. Egli è al vertice della banca dai tempi della nomina governativa che lo pose come Presidente. Ha gestito in prima persona e con la valenza che alcuno potrebbe disconoscere i processi di riforma del sistema e tutte le tappe e le scelte che hanno portato la CRC allo stadio e ai livelli attuali. Non una forzatura, ma realism la Cassa e Davide Trevisani sono stati una sorta di unica cosa, una identifi-cazione. Nella realtà, come nell’interpreta-zione diffusa e condivisa della pub-blica opinione locale e non solo. E non solo perché Davide Trevisani è un gran-de imprenditore di valia. Per le doti stesse straordinarie di intelligenza, crea-tività e capacità che lo contraddistin-guono. Una perso-nalità fortissima. Che si è mossa e ha potuto muoversi come meglio e più voleva. Con quasi u-niversale consenso, convinto o trascinato che fosse dal prestigio fortissimo. Comunque non ostacolato da dissensi che se anche ci fossero stati non venivano esplicitati né si esprimevano all’interno degli organismi della Cassa. Magari dissensi avversi a Trevisani e alla sua gestione della Cassa ci sono stati in varie occasioni, ma più che altro esterni e senza riverberi interni significativi. Dalla vicenda dell’area ex Zuccherificio dove ha sede oggi la Cassa, passando per altre questioni, fino alle scelte della Fondazione sull’intervento nel complesso della Sacra Famiglia, in Via don Minzoni. Quel connubio stretto e fortissimo Trevisani/Cassa di Risparmio si è interrotto sullo scoglio della vendita della Cassa. Trevisani per vendere; e di rimando l’emersione di una schiera di oppositori in sostegno della territorialità della Cassa. Trevisani che ci prova, una , due e altre volte ancora. E, una, due e altre volte finisce in minoranza negli organi deputati a compiere l’eventuale decisione. Una dialettica non priva di tensioni, oramai però non più e non tanto ovattata nelle chiuse stanze. Ed è in questa dialettica e partendo da questa questione della vendita che si sono rimodulati e si vanno ridefinendo gli equilibri interni al sistema CRC. Da considerare sullo sfondo il peso, il ruolo e le funzioni che sono della Fondazione. Indubbiamente un centro di potere rilevante nella realtà locale. Con cospicue risorse finanziarie (poche o molte che siano, nei vari momenti) che si muovono sul territorio, su diversi ambiti. Adesso ci sono da rinnovare i vertici della Fondazione e quindi è rilevante quel che succederà. Trevisani non potrà più essere riconfermato. Ma Trevisani non è comunque tipo che se ne va in ritiro. È una presenza, eccome! Attiva e costantemente dinamica. Non irrilevante ai fini delle scelte che saranno compiute dagli organi deputati a partire dal Consiglio generale. Chi sarà il nuovo Presidente è una voce che si ascolta ma non ancora una proposta formale sul tappeto. Nulla da dire nel merito di persone che peraltro sono di straordinario valore ed esperienza. Ma il segno fra una epoca che volge alla fine ed una nuova che si sta per dispiegare non è dato da caratteri-stiche personali. O meglio, non esclusiva-mente e prevalentemente da quelle. Che pure sono importanti. Soprattutto sarà il modo, l’impo-stazione con cui si arri-verà ai nuovi assetti che conta e decide il senso di una evoluzione. Sarà importante che si discuta di cose da fare, che si vogliono fare, di pro-grammi a breve e medio termine, di obiettivi stra-tegici per il più imme-diato domani e per quello più avanti nel tempo. Sarà importante definire obiettivi e percorsi e scegliere le più appropriate caratteristiche ed esperienze personali adatte agli scopi che si prefiggono. Sarà importante decidere un Presidente all’altezza di un programma condiviso e con le capacità e caratteristiche per condurlo. Sarà importante decidere il nuovo CdA della Fondazione stando su analoghi presupposti. Certo non disdegnando gli equilibri maggiori e necessari a supportare una forte compagine. Equilibri e capacità, competenze e meriti al servizio della migliore resa delle prossime attività. Equlibrio e merito. Scelte e responsabilità. Nel modo stesso con cui si compiranno le scelte dei prossimi mesi si definirà se ci si avvia verso una nuova fase e se essa sarà, come è auspicabile, migliore della precedente.
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- Published On : 6 anni ago on Giugno 27, 2017
- Author By : Redazione
- Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:28 pm
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