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Fare politica per togliere il freno a mano

     Dicembre 23, 2018   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2018

Fare politica per togliere il freno a mano

di Luigi Di Placido

Ho sempre più la sensazione che Cesena possa essere paragonata a una bella macchina che ha il freno a mano perennemente tirato, e che per questo motivo rischia seriamente di “grippare”.

Questa sensazione nasce dal vedere tante potenzialità sprecate, tante risorse inespresse, tante energie inutilizzate, delle quali la nostra città è piena. E allora mi dico che il cardine di un progetto che abbia a cuore il futuro di Cesena sono le persone.

Le persone e le loro capacità, i loro valori, i loro bisogni, le loro sicurezze.

Un progetto di questo tipo è forte perché parla di una città che è capace di ascoltare, di interpretare, di proteggere, di valorizzare.

E’ incredibile come sia possibile racchiudere tante cose in pochi concetti, ma il difficile viene uando bisogna tradurli in azioni concrete. Ovvero fare politica.

Ecco quale deve essere la responsabilità che deve prendersi chi vuole candidarsi credibilmente a guidare la città dal Maggio prossimo!

Ascoltare, interpretare, proteggere, valorizzare: a ben vedere, è praticamente già un programma elettorale.

Ascoltare. Vuole dire chiudere con gli anni della sordità, dell’autoreferenzialità, delle carte più o  meno bianche praticamente decise a tavolino. Ma come è possibile che una città possa dare il meglio di sé, se la critica non è tollerata, e si compilano in continuazione liste di buoni e cattivi? Per ascoltare bisogna mettersi nella posizione giusta. E la posizione migliore è quella che fa della trasparenza e della snellezza un principio fondamentale: in una “casa di vetro” è tutto più semplice.

Interpretare. Strettamente legato all’ascolto: solo se sai ascoltare sai interpretare. Diversamente te la suoni e te la canti.

Un esempio illuminante è il nuovo Piano Regolatore che bisognerà redigere, dopo anni di varianti e variantine, spesso senza una logica d’insieme: o si è in grado di immaginare la Cesena dei prossimi 10/15 anni, oppure si rischia di fare gli interessi di qualcuno e non della città. Quali vocazioni vanno sostenute? Quali vanno scoperte? Come vanno proseguiti i grandi progetti non ancora terminati? Seguire la tendenza di prediligere il riutilizzo dell’esistente rispetto al consumo di nuovo suolo (che comunque non vedo come una dogma assoluto), significa avere ancora maggiore fantasia

e visione, e non il contrario.

Proteggere. Perché uno dei temi più importanti da affrontare è la perdita di sicurezze, declinate al plurale perché sono molteplici e variegate.

C’è una sicurezza personale, messa a dura prova da un aumento evidente della criminalità, anche in un territorio come il nostro che mai prima d’ora era stato così sotto attacco.

E anni passati a minimizzare il problema e a bollare come demagoghi e allarmisti chi lo sollevava, non ha fatto bene alla sua soluzione, anzi.

Si è parlato sempre solo di soluzioni parziali e poco incisive (perché quelle veramente incisive avrebbero evidenziato l’errore di sottovalutazione commesso), forse per paura di fare la parte degli “sceriffi”, ignorando che, ad esempio, coinvolgere maggiormente la Polizia Municipale nelle azioni

di contrasto al degrado e alla criminalità è ormai inevitabile, e che il numero di milioni spesi per le telecamere non rende automaticamente la città più sicura.

C’è poi una sicurezza sul futuro, che riguarda soprattutto i giovani, e di conseguenza il mondo della formazione e del lavoro, sulla quale non è vero che un Comune non possa fare nulla.

Uno snellimento dei processi burocratici, una tassazione equa, un atteggiamento favorevole all’insediamento di nuove imprese sono leve importanti che possono essere mosse.

Perché il lavoro si crea favorendo chi lo crea.

In un territorio ricco di imprese come il nostro, un nuovo e moderno “patto sociale” tra Comune, imprese, associazioni e sindacati potrebbe dare risultati eccezionali.

A questo proposito, mi piace riprendere alcune proposte di Stefano Bernacci della Confartigianato che meritano di essere approfondite: un Politecnico della Romagna, una clinica universitaria, un nuovo ruolo di Serinar e Romagna Tech. Tutte idee che si possono concretizzare solo con un

impegno forte e coeso della politica locale di fronte agli altri interlocutori istituzionali.

E, infine, c’è una sicurezza sociale che è probabilmente l’emergenza maggiore, perché è quella che di più incide sulla vita quotidiana.

In una situazione di crescente disagio sociale, nella quale non è più praticabile l’assistenzialismo acchiappavoti, il vero antidoto è una nuova idea di welfare che favorisca il proliferare di un sistema integrato, in cui crescano sempre più anche esperienze di welfare aziendale. Tali servizi complementari e integrativi potranno rendere Cesena una città più attrattiva per nuovi cervelli e nuove competenze, attratti da una qualità della vita più alta che altrove. E poi un grande impegno sulla sanità, dal momento che è giusto parlare del nuovo ospedale, ma prima sarebbe il caso di definire bene le esigenze del nostro territorio, perché i contenitori vengono dopo i contenuti.

Valorizzare. Mi soccorre la metafora del freno a mano tirato: ma quante potenzialità ha la nostra Cesena, e quanto poco sono state ascoltate e favorite?

Come è possibile essere ciechi e sordi di fronte ai segnali che arrivano, ai quali basterebbe solo rispondere con un gesto di attenzione?

Questo è quello che è veramente mancato in questi anni: le occasioni di sviluppo, che non cadono dal cielo, ma vanno costruite con tenacia e metodo.

Penso all’innovazione, penso alle tante esperienze del sociale, penso alle immense potenzialità della cultura e del turismo, penso alle professionalità di altissimo livello, penso all’agricoltura che non dobbiamo considerare una vocazione ormai persa.

Cesena deve candidarsi ad essere protagonista del rilancio di politiche di area vasta romagnola, e per farlo si deve sedere al tavolo da una posizione di forza, che le deriverà dal poter dimostrare la qualità del suo contributo. Ecco, questo credo dovrebbe essere il nuovo inizio di Cesena.

Un inizio che faccia entrare aria fresca. E, soprattutto, che tolga il freno a mano.

 



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