di Alessandro Medri
Accademia 49 è abbreviazione di Officina della Musica, della Danza e delle Arti.
Anticamente un Officina era il laboratorio dell’artista, il luogo dove il sogno prende forma, dove l’invisibile diventa consistente e può colpire i sensi.
Artista è colui che ha un sogno, sa trasformarlo in idea ed è in grado di materializzarlo all’interno dello spazio e del tempo.
Niente meglio di questo termine può descrivere che cos’è “Accademia 49”: nasce da un sogno ed ora è fatta di muri; vive di sogni che diventano suoni, colori, immagini, sudore, abbracci, lacrime, sorrisi… e con essi cresce, si trasforma. Vive.
Accademia 49 è una casa verdina con tre piani, un cancello sempre aperto, qualche bicicletta parcheggiata di fretta per non far tardi alla lezione e una vecchia porta cigolante. Dentro vive una famiglia di bambini di tutte le età, bambini che quando escono tornano ad essere figli, genitori o nonni, ma che dal suono del cigolio in poi vivono di pascoliana fanciullezza il sogno di Arte dal quale nasce e del quale vive questa realtà.
Accademia 49 tutti la conoscono come scuola di musica, danza e arti figurative: tante chitarre, tanti cantanti, batteristi, pianisti, violini, flauti, sax, ballerine, pittori, fotografi, scrittori, ad imparare ognuno la propria arte e a metterla in pratica. E la differenza sta tutta qui: a scuola si impara. In un Officina si crea.
Accademia 49 nasce nel 2011 da un mio sogno. Mi chiamo Alessandro Medri, sono musicista e insegnante e durante gli studi Accademici e la pratica dell’insegnamento ho provato a trasformare i sogni in idea, l’idea in realtà. Il sogno era di avere una scuola, un luogo dove far incontrare i ragazzi, dar loro modo di studiare assieme, suonare assieme.
Ho avuto la fortuna di frequentare diverse lezioni del M° Massimo Moriconi. Di esse la più viva nel mio cuore raccontava di come la musica sia un atto d’amore che, in quanto tale, si realizza unicamente nell’incontro con l’altro. In un periodo storico in cui la digitalizzazione contribuisce fortemente ad aumentare la distanza fisica tra le persone e ridurre le possibilità empatiche tra di esse, un’era in cui l’unico spazio ancora sicuro per avere la possibilità di esprimersi con i suoni è la webcam del proprio computer nella solitudine di una camera da letto, l’idea di poter creare un luogo di crescita e d’incontro fisico tra persone che sognano ha trasformato il mio sogno in un piano d’azione. Prima di tutto ci voleva una struttura: un numero sufficiente di aule, una sala interamente isolata acusticamente adatta alle prove in gruppo, una segreteria, una sala d’attesa con distributori automatici, un parcheggio, il tutto in una zona agevole da raggiungere. Poi ci volevano gli strumenti: amplificatori, batteria, strumenti musicali, tavoli, sedie, computer, casse, impianto audio, fotocopiatrice, wi-fi. Infine collaboratori pronti a vivere l’esperienza dell’associazionismo culturale e a contribuire da operatori soci. Il mio background universitario in marketing e multimedia avrebbe coperto l’aspetto comunicazione.
Ma un’idea resta tale, per quanto possa essere ben strutturata, senza la giusta scintilla che le da vita. E sapevo bene che un’opera d’arte non può essere realizzata nella solitudine del proprio ego. La condivisione era il primo passo.
I miei studi universitari, in particolare il programma d’esame su radio e televisione, hanno lasciato un segno profondo nei confronti di un concetto chiave del moderno pensiero sulla multimedialità. Il concetto di “convergenza multimediale”, ovvero la naturale tendenza di tutti i tradizionali media nella fase post digitalizzazione a confluire verso un unico mezzo di riproduzione, ha fatto nascere in me la convinzione che, traslando, anche le arti, contestualizzate in questa fase di rivoluzione tecnologica, siano soggette ad una forza unificatrice nei confronti dell’artista, il loro mezzo di riproduzione.
Come può, al giorno d’oggi, un cantante prescindere dal suo corpo, dalla programmaticità dei gesti, l’armonia o la disarmonia controllata del corpo, quando si trova sul palcoscenico? Come può un musicista prescindere dalle arti grafiche o dialettiche in un’era in cui la frammentazione delle figure professionali cede il passo ad una moderna richiesta di competenze multidisciplinari del singolo in grado di soddisfare un mercato saturo e in profonda crisi economica?
In quest’ottica, una scuola di musica diventava già un’idea superata. Una scuola d’Arte, poliedrica, compartimentale e modellabile, come un programma ad oggetti: questo era quello che ci voleva.
E il destino ha voluto che compagna della mia vita fosse già Sara Tisselli, ballerina e insegnante di danza Moderna, missionaria, con un’innata predisposizione nei confronti dei bambini e dei valori importanti della vita. E’ stata lei la scintilla che ha dato vita all’idea. Ecco l’atto d’amore di cui parlava Massimo Moriconi,
E allora la struttura è diventata una villa a tre piani con undici aule, una segreteria, un parcheggio che d’estate diventa il giardino per il campus di Musical, una sala prove di 50 mq, strumenti professionali, in parte miei in parte avuti grazie alla collaborazione con Musical Piano Strumenti Musicali; un corpo docenti che conta artisti di fama internazionale, tra musicisti e ballerini. Ma più di ogni altra cosa un luogo che sa di casa.
In questa casa io svolgo il compito di direzione del dipartimento Musica e Arti (pittura, fotografia, scrittura creativa), mentre Sara del dipartimento Danza, Fitness e Musical.
A tre anni dalla nostra nascita mi guardo indietro e mi chiedo se la strada che abbiamo percorso e i traguardi che abbiamo raggiunto sono come quelli che sognavo. E posso dire che sono ancora meglio. In questi tre anni dentro alla nostra scuola sono nati gruppi musicali, sono stati organizzati eventi che hanno coinvolto tutte le realtà giovanili di Cesena in manifestazioni gratuite ben organizzate; le nostre piccole ballerine hanno danzato su nuovi palcoscenici; i capolavori della classe del M° Gianluca Bosello hanno trovato il consenso del pubblico in mostre ed eventi organizzati in collaborazione con enti amici e i nostri aspiranti fotografi, dopo un solo mese di corso, hanno avuto subito un occasione professionale, musica e sportiva, di mettere in pratica le nuove conoscenze.
Reduci dagli spettacoli finali del dipartimento Danza e Musica, dove oltre 200 tra bambini, ragazzi e adulti hanno portato sul palcoscenico del teatro Verdi la propria arte, ci stiamo preparando per percorrere di nuovo assieme la scala che, da amanti del rock, speriamo porti al Paradiso. Che con un occhio sempre rivolto verso i propri sogni, alla fine non può esserci che la Sua luce.