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Facciamo le primarie (serie)

     Giugno 28, 2017   No Comments

Sto con le primarie. Ancor più convinto, andando avanti, dellaloro utilità. Della loro necessità. Purchè cambino. Purchè non siano laschifezza alla quale si stanno riducendo. Purchè siano una cosa seria e regolamentata perlegge. Lo dico e lo sostengo da niente meno che dal 1981 (convegno del Pri aFirenze), lo ribadisco e ci insisto con continuità ancora e fino ad a oggi,anche qui. Prese in esame e considerate, per quanto mi riguarda, dentro unorganico, coerente, quadro di riforma istituzionale e del sistema politicoelettorale. È la mia modesta opinione per la quale ancora mi spendo. Fin dall’inizio dell’esigenza vera, e semprepiù attuale e imprescindibile, di una “grande riforma” istituzionale ecostituzionale di cui parliamo da oltre trent’anni. Una riforma ci vuoleeccome! Superando, andando oltre, la stantia mitologia della “più bellacostituzione del mondo” (ne vanno salvaguardati i principi fondamentali) ,oltre le ciofeche delle riforme modello Titolo V° fatte dal centrosinistra in preda altatticismo demagogico concorrente con le aberrazioni del leghismo. La parteordinamentale è da riformare e siamo in pazzesco ritardo. Ne perdiamo inmodernità, in efficacia ed anche in democrazia. Una nuova “forma digoverno”. Guardando ad altre esperienze,spesso qui esaminate, da quella americana, secondo me da noi poco probabileanche se mi piacerebbe assai, a quella del cancellierato tedesco, a quella delsemipresidenzialismo francese. Su quest’ultima mi sono sempre più attestato eancora per essa farei il tifo. Con il suo (coerente) sistema elettoralemaggioritario, uninominale e a doppio turno. Con candidati per i collegiuninominali scelti attraverso primarie regolamentate e codificate nella legge.Roba seria, non robacce.
La riforma costituzionale che affronteremo nel referendum diottobre, lo ripeto, non è granché, né mi piace, in particolare, per ilcombinato disposto con la riforma elettorale già approvata, l’”italicum”. E quiconcordo con talune delle puntuali osservazioni di Davide Giacalone. Peròcontinuo a ritenere l’assoluta necessità che si debba andare avanti. Che non cisi debba fermare e( perché anche questo vorrebbe dire) tornare indietro. Perchévoglio confidare che si tratti di un inizio e non di un punto di arrivo.Sarebbe magra cosa. Se invece è un cambiamento che può prefigurare un ulterioreprocesso di integrazione e completamento riformatori, magari verso la direzionesemipresidenziale che dicevo, allora ci sarebbe gran senso e, finalmentedavvero, una grande positiva evoluzione democratica e di migliore funzionamentoistituzionale. Anche passando, se non subito che sarà improbabile, ma subitodopo (la sua prima prova) che invece sarà perfino necessario, dal cambiamentodell’italicum, con una legge elettorale più coerente con la finalitàmaggioritaria della stabilità insieme alla reale rappresentanza degli eletti.Che altrimenti restano in gran parte nominati e semplicemente servili alpadrone che li designa e non corrispondenti agli elettori che li eleggono. Misi dirà (non sarebbe la prima volta) che mi contorco un tot. Non mi contorcoaffatto. Eccedo in realismo, semmai, fino ad arrivare a preferire “piuttosto”che “niente”. E nel quadro della condizione politica sfracellata che viviamo,ne disequilibrio parlamentare che impazza sempre più, “piuttosto che niente” il“piuttosto” è quasi un valore, non solo una posizione politica. Dentro quel chepassa il convento: che è quel che vediamo, purtroppo.
Torniamo alle primarie. Che tengo nel conto che dicevo per leprospettive più generali di cui sopraper cui continuo a battermi. Ma per affrontare anche la preparazione dellevarie elezioni, politiche, amministrative, regionali che vieppiù vanno ascadenza. La prossima primavera c’è l’importante voto amministrativo in cittàimportanti, non ultima Roma. La preparazione a queste elezioni è l’evidenzacruda della pochezza, della miseria a cui son giunti la politica e il sistemapolitico italiani. Una schifezza. Come e chi si selezionano i candidati sindacifra gli ortotteri; lo sfracellamento dei centrodestrorsi per arrivare a unaqualche quadra di candidature. Le primarie del Pd e del centrosinistra: quelche si è visto, i contenziosi e le polemiche che seguono. Non è roba seria.Vero è che lo strumento primarie di cui si sta facendo una gestione maldestra epoco dignitosa, rappresenta un impegno politico da rivedersi radicalmente, ma non da abbandonarsi. Certo,se devono restare così tanto vale abbandonarle. Diversamente esse sonostraordinariamente utili e necessarie. Come dice Antonio Polito, però,( nelCorriere della sera 9 marzo), “ora regole per salvarle”. Partiti degni diquesto nome non ce ne sono più tanti in giro. Il sistema politico impazza senzaapprodi a nuove definite forme di “forza politica” adeguate ai grandicambiamenti intervenuti. La selezione di una classe politica risente di questo.Da quegli interni partitici non sbuca più niente di valore e qualità e si vede.Dalla stagione dei grandi sindaci che pure c’è stata in passato, son lustri cheviviamo quella dei mediocri sindaci e ci apprestiamo in prossimità di ancormaggiore pochezza e mediocrità. Le primarie si son trovate ad essere unostrumento per sopperire nella selezione a ciò che i partiti non sono più nellacondizione di fare. Si sono tramutate nello strumento massimo possibile di unapartecipazione volta a selezionare la propria classe dirigente locale. Ancorasolo da una parte. Stanno perfino rappresentando una abitudine. Ha ragione EzioMauro (Repubblica 9 marzo): “La politica è troppo debole, paradossalmente, perriappropriarsi di scelte che non è palesemente in grado di compiere. El’elettore si è abituato al meccanismo-primarie, e si sentirebbe giustamentedefraudato se gli fossero sottratte”. “Una riflessione di metodo – ancora Mauro– è indispensabile a sinistra”. Integriamo con Polito: “ora regole per salvarele primarie”. Dal Pd e dalla sinistra, soprattutto, per ovvie ragioni, aguardare il panorama politico italiano, deve farsi la battaglia per regolare,in base alla costituzione (mai applicata in questo), la vita dei partiti e delle nuove forme partito; deve farsi labattaglia per regolare per legge l’adozione, l’uso e l’applicazione delleprimarie ai fini delle scelte dei candidati alle elezioni. Noi stiamo a questa altezza, sul crinaleriflessivo di Stefano Folli e di Mauro (Repubblica) “Non si capisce più qual èla cornice comune. Renzi incredibilmente si accontenta di guidare mezzopartito, invece di rappresentarlo per intero. La minoranza invece di porrelealmente le grandi questioni al segretario sembra cercare ogni giorno lamiseria di un trabocchetto…il Pd da soggetto diventa oggetto, forza dicomplemento. Deve pur esistere anche inItalia – ancora Ezio Mauro – come ovunque in Europa un pensiero di sinistramoderno, europeo, occidentale, finalmente risolto, a cui il segretario Renzi hanon solo il diritto, ma il dovere di dare una sua interpretazione e quindi unasua impronta e a cui la minoranza deve concorrere”. “Per salvare le primarie bisogna crederci edessere credibili”. E con piacere, finalmente, mi trovo anche d’accordo con ilmio amico Pier Luigi Bersani (Corriere della sera giovedì 10 marzo): “Ioaccetto che venga anche qualcuno in meno a votare, ma voglio salvare le primarie.”“ Se non si mette subito rimedio in quel senso lì (Io parlavo di fare cose come le registrazioni, comel’albo), si rischia di disperdere uno strumento preziosissimo e di dare l’ideache uno strumento immaginato come libero, pulito, nuovo, possa essere ilveicolo di vecchie logiche. E questo sarebbe drammatico”. Ripensare leprimarie; definirne le regole; farne “lo” strumento della partecipazionepolitica alle scelte programmatiche e dei candidati, per una seria e ben fattapreparazione alle elezioni. Modulare in considerazione di questo strumento edella sua necessaria, utile, attivazione, la vita interna, dialettica,costruttiva, elaborativa, del Partito facendolo aperto, capace di includere ecoinvolgere. Questo ci piacerebbe e per questo ci siamo.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 9:20 am
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