di Franco Casali
L’approvigionamento energetico è un punto molto importante per una nazione industrializzata e sostanzialmente priva di fonti energetiche come l’Italia.Per diminuire il peso della bolletta energetica, l’attuale Governo ha deciso il ritorno al nucleare: 4 centrali da 1600 MWe ciascuna, del tipo francese EPR. Si vuol ricorrere al nucleare perché abbiamo pochi combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale). Però non abbiamo neanche uranio, ci si potrebbe chiedere. Il problema, che mettiamo fuori dalla porta, non rientra dalla finestra?Non è questo il caso. Se si suddivide il costo del kWh tra combustibile, impianto ed altro (trasporto e lavorazione del minerale, eliminazione delle scorie, ripristino del territorio, etc.) troviamo che il combustibile incide per solo il 12% per le centrali nucleari e va dal 70 al 80% per le centrali a combustibile fossile (il più costoso è il gas naturale). La gran parte del costo del kWh nucleare risiede nell’impianto cioè in lavoro che viene fatto, prevalentemente, in Italia e da tecnici italiani. Passare dai combustibili fossili al nucleare significa diminuire la nostra dipendenza dall’estero. Inoltre l’uranio è fornito da Paesi diversi da quelli che ci forniscono petrolio e metano (quest’ultimo fornito prevalentemente da Russia e Algeria) e politicamente più affidabili quali Australia e Canada. Inoltre produrre elettricità con il nucleare diminuisce l’emissione dei gas serra e quindi ci fa avvicinare ai parametri di Kyoto. L’elettricità prodotta col nucleare dà luogo a emissioni gas-serra circa 80 volte inferiore a quella prodotta con combustibili fossili e 5 volte inferiore a quella prodotta con i pannelli fotovoltaici (FV).Quest’ultimo dato può apparire sorprendente ma i pannelli FV non si fanno con un tocco di bacchetta magica. Bisogna spendere molta energia termica per fondere e purificare il silicio, elemento base dei pannelli, realizzare i telai di alluminio e i supporti d’acciaio. Fino a poco tempo fa questo era un business in mano a ditte tedesche, giapponesi e americane. Ora sono entrati “a gamba tesa” i cinesi che, abbassando i costi per la minore attenzione ai lavoratori e all’ambiente (inaugurano una centrale a carbone da 1000 MWe alla settimana!), hanno messo fuori mercato anche la Germania. La tedesca Q-cell, maggiore produttrice di pannelli FV, recentemente è stata costretta a licenziare ben 500 persone. Oltre al costo elevato del kWh, accettabile per applicazioni in condizioni particolari (mancanza di linee elettriche) ma inaccettabile per la produzione di base (almeno 5 volte superiore a quello convenzionale), installiamo distese di pannelli, di cui nessuno sente l’esigenza. Da tutto il mondo corrono da noi per sfruttare gli ultimi (speriamo!) incentivi che l’Italia molto generosamente dà a chi installa il FV. A Rovigo, ben nota patria della nebbia e non del sole, la SunEdison (leader del solare in America del Nord) e la spagnola Banco di Santander stanno installando la più grande centrale solare d’Europa: 73 MWp su un’area equivalente a 120 campi da calcio! Poiché l’efficienza di questi impianti non supera il 10-12%, significa che i 73 MWp equivalgono, in media, a 8 MWe. Se si ricorda che un Eurostar, per muoversi, ha bisogno di 8,5 MWe, ci si rende conto di quanto sia ridicola tale centrale: 120 campi da calcio per un Eurostar! La morale della favola è la seguente: i pannelli FV sono prodotti prevalentemente dai cinesi, che possono emettere la CO2 che vogliono (tanto per loro Kyoto non vale), noi paghiamo il kWh molto di più del normale, non ne viene un euro per la ricerca universitaria e occupiamo suolo adatto ad altri utilizzi. A fronte di questi svantaggi c’è una temporanea occupazione di montatori e di alcune industrie per la realizzazione degli inverter. E per le centrali a solare termico, “alla Rubbia”? Una centrale di questo tipo (denominata “Archimede”), della potenza di 5 MW, è in fase di costruzione a Priolo Gargallo (Siracusa) ed è collegato a una centrale a turbogas. In tal modo le due centrali possono funzionare “in simbiosi”. Specchi cilindrici convergono i raggi del sole su un tubo, posizionato nel “fuoco” dello specchio, in cui scorre un liquido composto da sali fusi. La temperatura di questi sali, che vengono accumulati in un serbatoio, va da 250 a 550°C. Quando non c’è il sole è possibile sfruttare il calore così accumulato. Il rendimento è del 20%, quindi 1 MWe in media. La potenza della centrale a turbogas è di 760 MW con un’efficienza del 90%, quindi circa 700 MWe. Parlare che le due centrali si completano vicendevolmente è … un po’ azzardato!Per quanto riguarda il kWh prodotto con l’energia del vento, i suoi costi stanno diminuendo, soprattutto per il miglioramento delle torri eoliche che hanno raggiunto dimensioni impressionanti: l’equivalente della Mole Antonelliana, il più alto edificio in Italia. L’installazione degli aeromotori ha senso là dove il vento spira a velocità elevate e con continuità. Basta guardare una mappa dei venti per renderci conto che l’Italia presenta poche zone adatte: la Puglia e le coste occidentali della Sicilia e della Sardegna. Di conseguenza per l’eolico è improbabile un rilevante aumento di potenza oltre a quella installata. Finalmente il movimento ecologista si fa sentire (era ora!). Vittorio Sgarbi e Carlo Ripa di Meana hanno contestato lo scempio paesaggistico dovuto ai mulini a vento in Sicilia. Inoltre, l’impatto di questi mostri rotanti è devastante per l’ecosistema. Il National Research Council (USA) ha calcolato che per ogni MWh di energia muoiono da 9 a 41 pipistrelli. Assumendo che i pipistrelli italiani siano più “svegli” di quelli americani e ne muoiano solo 5, dato che con l’eolico in Italia sono prodotti 4,8 milioni di MWh/anno (dati 2008), sono ben 24 milioni di chirotteri che scompaiono ogni anno. Poiché un pipistrello mangia, in media, 3000 insetti al giorno ed è fondamentale per l’impollinazione, si può immaginare quale deleterio impatto l’energia eolica abbia per il nostro territorio. Da notare che basta una delle 4 centrali nucleari previste per produrre il doppio di tutta l’energia eolica generata in Italia. Altre sono le fonti rinnovabili che potremmo sfruttare: le piccole centrali idrauliche (i grandi bacini sono ormai esauriti), la geotermia (per il riscaldamento urbano), le biomasse e il bruciamento dei rifiuti solidi urbani nei termovalorizzatori. Qualche giorno fa il Presidente Berlusconi ha affermato che potremo cominciare i lavori per l’installazioni delle centrali tra tre anni. Teoricamente è possibile. Contrariamente a quanto si crede, le industrie italiane hanno mantenuto le capacità tecniche per la realizzazione di centrali nucleari o parti di esse, soprattutto in collaborazione con ditte francesi. Il problema è quello burocratico, legato alla definizione dei siti e alle autorizzazioni. Figurarsi! Deve ancora essere nominata la Commissione per la Sicurezza! L’autorizzazione alla realizzazione delle centrali è fornita dalle Regioni. Alle recenti consultazioni regionali, quasi tutti i candidati alla presidenza (sia di destra che di sinistra) hanno dichiarato di essere contrari ad avere una centrale nucleare nel proprio territorio. Dove istalleremo le nuove centrali? Immagino che il candidato presidente, con la solita ipocrisia italiota, si sia detto: “Per il momento dico di no, così non perdo voti. Poi si vedrà”. Se il Governo centrale stabilisce una linea politica (che dovrebbe mantenere inalterata per diversi anni, senza troppi “ribaltoni” e possibilmente concordandola con l’opposizione), in sede regionale o si accetta tale linea o ci si dimette. Probabilmente sperano nell’imposizione della Corte che aggira l’autorizzazione locale. Quindi la colpa se l’assume l’autorità superiore…. Che stile!Dopo Chernobyl, per vincere il referendum, i contrari al nucleare terrorizzarono la popolazione con la bufala delle radiazioni. Oggi, se un medico ti prescrive una radiografia anziché una TAC, non capisce nulla (una TAC equivale a 300 radiografie). I nuovi antinucleari usano un’arma più subdola: inducono, nella gente, il senso di colpa della pesante eredità delle scorie radioattive che lasciamo alle generazioni future. Il non aver utilizzato le centrali nucleari nel passato – e non poterle avere in esercizio per almeno 15 anni ancora – ha causato il consumo di un miliardo e mezzo di tonnellate di petrolio contro mezzo campo da tennis ricoperto da un metro di scorie ad alta attività, che potranno essere riutilizzate per produrre energia. Quale delle due soluzioni è la più favorevole alle generazioni future? Si ricordi, inoltre, che un milione e mezzo di persone muore a causa dell’ossido di carbonio (il “killer del caminetto”) che si produce bruciando la legna in casa. Questo non succederebbe se noi assumessimo il rischio, ancorchè minimo (se non inesistente), di utilizzare l’uranio e lasciare a questi popoli poveri i combustibili fossili che noi sperperiamo in modo criminale. In conclusione: l’energia nucleare è una scelta etica e indifferibile. Diamoci una mossa!