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E’ il Gioco d’Azzardo l’eroina dei nostri giorni

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Michele Sanza

Tutti i giocatori possono redimersi, eccome, proprio tutti, esattamente come Aleksej, il protagonista de “Il Giocatore” di Fedor Dostoewskij che potrà guarire, ma solo “da domani”. Infatti se il gioco d’azzardo è una malattia, come afferma la nuova edizione del Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali il DSM V, è una malattia cronica recidivante. Il che vuol dire che il giocatore, come l’alcolista, come il tossicodipendente, non potrà mai smettere di considerarsi tale. Anche se avrà raggiunto un buon controllo sui propri impulsi, anche se non avrà più toccato nessun dispositivo elettronico, né avrà sentito il vortice magnetico della scommessa, non potrà smettere di essere un giocatore patologico per tutta la durata della sua vita.
Ma il gioco, non è solo malattia, solitudine, impoverimento. Ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la sopravvivenza dell’uomo e della civiltà, in quanto è espressione della dimensione ludica mediante la quale ognuno di noi ha imparato a interagire con l’ambiente, rapportarsi con gli altri, magari per vincere, me nel contesto di regole ben precise. Dunque non possiamo avercela con il gioco in quanto tale, che è stato e sempre sarà, per l’uomo, e non solo per l’uomo, un elemento fondamentale dello sviluppo emotivo, nonché un regolatore della vita sociale. L’enciclopedia Treccani, definisce il gioco come: “Esercizio singolo o collettivo a cui si dedicano bambini o adulti, per passatempo, svago, ricreazione, o con lo scopo di sviluppare l’ingegno o le forze fisiche. Anche, pratica consistente in una competizione fra due o più persone, regolata da norme convenzionali, e il cui esito, legato spesso a una vincita in denaro (posta del g.), dipende in maggiore o minore misura dall’abilità dei contendenti e dalla fortuna.” In altre parole nulla di male, anzi, detta così, il gioco sembra possedere solo delle virtù, piuttosto che dei vizi.
Ma quand’è che il gioco diviene maligno, facendosi padrone dell’uomo anziché rispondere alle sue legittime esigenze di ricreazione? Quando il caso prende il sopravvento, e il giocatore diviene solo un meccanico esecutore di piccole manovre sulle quali ripone grandi speranze. Il gioco d’azzardo rientra nella categoria dei giochi di alea, cioè attività ludiche caratterizzate da un alto grado di incertezza e di imprevedibilità, ove il caso svolge un ruolo determinante. Mentre le abilità del giocatore hanno un’importanza molto relativa nel determinare l’esito della partita. Alea, è un termine latino, indica un antico gioco di dadi, sopravvissuto alla caduta dell’impero romano, che attraversando il medio evo è giunto, quasi senza varianti, fino ai giorni nostri.
Esistono diversi tipologie di giocatori d’azzardo, ma bisogna pensare che ciascuna di queste possa evolvere in quella successiva. Dunque le tre tipologie sono anche tre stadi diversi che, per fortuna non tutti i giocatori attraversano, ma che, ahimè, tutti i giocatori dell’ultimo stadio hanno conosciuto. Percorriamo questa scala. Al primo gradino ci sono i giocatori sociali (occasionali o abituali) che giocano solo per divertirsi, per passare il tempo. Desiderano vincere, preferiscono giochi lenti, sono attratti dal rischio ma sono in grado di smettere di giocare in qualunque momento. Al gradino successivo troviamo i giocatori problematici. Costoro non riescono ad avere pieno controllo sul gioco e hanno problemi personali, familiari e sociali, pur non raggiungendo mai la fase della disperazione. Infine, all’ultimo stadio, incontriamo i giocatori patologici. Sono individui cronicamente e progressivamente incapaci di resistere all’impulso di giocare. Giocano per molto tempo e frequentemente preferendo i giochi veloci. In Italia si stima che i giocatori patologici siano 800.000, quelli problematici ammonterebbero a circa 2.000.000 di individui. Chi sono queste persone? Il gioco d’azzardo colpisce trasversalmente le fasce sociali, i generi e le diverse età. Con alcune preferenze. Le slot machine interessano prioritariamente giovani adulti, mentre le donne e i pensionati in genere sono più attratti dai gratta e vinci. I giovanissimi si ritrovano su internet, vera frontiera inesplorata del gioco d’azzardo.
Un modo diverso di guardare l’escalation del gioco è quella di descrivere la parabola del giocatore, il viaggio che lo condurrà dalla speranza alla disperazione e infine, si spera, alla richiesta d’aiuto. La prima fase è quella vincente. Il gioco ha aspetti preminentemente ludici, Le giocate sono occasionali, le possibili vincite inziali confortano il costrutto che il gioco possa essere una fonte di facile guadagno. Durante la fase successiva, quella perdente, il giocatore incrementa la quantità di tempo e di denaro che investe nel gioco. Assume un atteggiamento menzognero, coltiva in segreto la speranza di rifarsi delle perdite che si fanno vieppiù ingenti. Andando avanti si entra nella fase della disperazione in cui il gioco assorbe la maggiore parte delle energie personali, il giocatore si isola socialmente, ricorre a prestiti, o atti illeciti per continuare a giocare. In seguito si apre la fase critica, in cui compare il desiderio di essere aiutato, si compiono realistici tentativi di interrompere il gioco, si riprende la vita attiva. Generalmente in questa fase hanno un ruolo determinante i percorsi di cura e di auto aiuto che possono intervenire a sostegno della volontà individuale di ricostruzione della propria vita.
Il Gioco d’azzardo in Italia, si sa, è stato di fatto liberalizzato. Sono molte le iniziative di legge nazionale che mirano a imporre regole per limitare la pubblicità e l’accessibilità delle sale da gioco. Ma il quadro normativo, frammentato tra leggi e regolamenti, si è dimostrato fin qui difficile da riformare. Del resto, il potere degli Enti Locali è limitato, e quelli che hanno provato a inserire delle regole, hanno visto i propri provvedimenti fallire. E’ successo al comune di Verbania, che aveva posto il divieto dell’uso delle slot machine nelle ore del mattino, ma che ha dovuto rimangiarsi il provvedimento per effetto di una sentenza del TAR del Piemonte. Sentenza del 2012, che, oltretutto, ha condannato lo stesso comune al pagamento di una multa di 1,3 milioni di euro.
La Regione Emilia Romagna nel 2013 si è dotata di una legge che fissa i principi generali delle azioni di contrasto alla dipendenza da gioco d’azzardo e nell’anno corrente ha varato il piano triennale attuativo che indica le azioni di informazione e prevenzione da condurre a livello regionale e comunale. La legge introduce il marchio “slot free” che consente ai comuni di predisporre benefici per gli esercizi commerciali che rinuncino alle slot machine. Ma una legge nazionale che renda più incisivi gli interventi di prevenzione, manca. Non è fantapolitica azzardare che questo ritardo sia dovuto anche all’influenza degli ingenti interessi economici che ruotano intorno al gioco. Oggi il settore vanta, anche se non sarebbe il caso di dirlo, ben 5 mila imprese che si occupano del noleggio e installazione e della manutenzione delle slot machine e degli altri dispositivi di gioco collocati in un gran numero di esercizi commerciali del territorio nazionale. Gli addetti sono stimati nel numero di circa 120.000, e l’intero movimento economico del settore rappresenta il 4% del Prodotto Interno Lordo dell’Italia. Sono cifre da capogiro, che farebbero pensare ad un interesse diretto dello Stato che, in tempi di crisi, utilizza il gioco per alimentare le casse centrali. E invece no. Perché una norma – sciagurata – del 2005 ha ridotto la tassazione sul gioco, sicché mentre i proventi sono aumentati progressivamente e vertiginosamente, gli incassi dello stato sono rimasti pressoché immutati dal 2004 al 2011.
Dunque un fenomeno di vaste proporzioni, tale per cui non è sbagliato, dal punto d vista sanitario, parlare di epidemia, stante l’elevato numero di giocatori patologici. Le leggi tardano ad intervenire, ma nello steso tempo sappiamo che le migliori norme non basteranno. Il fenomeno ha dimensioni internazionali, anche se in Italia la deregolamentazione di fatto lo ha reso particolarmente acuto. Inoltre incombono le minacce delle scommesse clandestine e di Internet, le cui reti sono difficilissime da controllare e offrono un’accessibilità praticamente illimitata nello spazio e nel tempo adoperando il proprio smatrtphone. Servono azioni di prevenzione che facciano leva sui giovani e sui soggetti fragili esposti al rischio di divenire giocatori patologici. Nel nostro territorio – comprensorio della ex Azienda USL di Cesena, che in base alle proiezioni delle statistiche nazionali dovrebbe avere non meno di 8.000 giocatori patologici, sono molte le iniziative diffuse di comuni, enti associativi scuole, e naturalmente i Dipartimenti di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche, che con i Ser.T sono in prima linea nell’offerta di aiuto e di cura ai giocatori patologici e alle loro famiglie. Sintomi di una società che non china il capo, non si rassegna e cerca al suo interno gli anticorpi per reagire ad una piaga che sta assumendo le dimensioni della diffusione delle droghe stupefacenti.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 12:03 pm
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