di Luigi Di Placido
E’ormai consolidata cattiva abitudine della nostra Amministrazione prendere o comunicare decisioni importanti nel periodo estivo, quando si spera che l’attenzione sui problemi cittadini cali a favore di relax e ferie.
Fu così la scorsa estate con il nuovo piano del traffico e l’aumento delle tariffe per i parcheggi a pagamento, è così questa estate con la vicenda del nuovo Direttore Generale.
Le considerazioni che esporremo speriamo possano convincere i cittadini che questo argomento non è né meramente tecnico né troppo lontano da loro (benché siano ragionevolmente altri i problemi che assillano la vita quotidiana) ma riguarda la trasparenza di chi li governa e il modo di gestire la cosa pubblica, quindi in ultima analisi riguarda ognuno di loro.
Il Direttore Generale attualmente in carica comunica le proprie dimissioni per passare a nuovo incarico in altro Comune, e lo fa senza rispettare i tempi di preavviso previsti dalla legge, il che gli costerebbe circa 20.000 Euro di minori emolumenti; il Sindaco comunica che lui lo sapeva ben prima che la richiesta di dimissioni fosse ufficializzata e che non ne ha voluto dare ufficialità per non creare turbative nella ricerca del nuovo Direttore, per cui vanno riconosciuti tutti i soldi senza alcuna decurtazione.
In questo comportamento è facile scorgere discrezionalità, interpretazione distorta delle proprie prerogative, spregio delle regole.
Le leggi sono fatte per essere rispettate e non sono al servizio dei sentimenti di questo o quell’ amministratore: non sono stati rispettati i tempi punto e basta, se il Sindaco sapeva e non ha ritenuto di invitare il Direttore Generale a darne comunicazione immediata, volendo comunque riservargli questo ultimo sostanzioso regalo, paghi lui di tasca propria i 20.000 Euro in questione o si preoccupi di non incappare in un danno erariale, sulla cui eventualità faremo le opportune verifiche.
Tanto più che c’è una domanda alla quale occorrerebbe dare risposta: quale è stato il risultato prodotto dall’attività della Direzione Generale? Snellimento delle procedure? Migliore comunicazione tra i settori? Minore farraginosità dell’operato amministrativo? Supporto al lavoro dei Dirigenti?
A vedere e sentire cosa succede nel Palazzo, sorgono molti dubbi.
A meno che non basti l’organizzazione della kermesse autocelebrativa di “Cesena città che cammina”, con annesso reperimento di sponsor, e qualche lavoretto interno di bonifica.
Cosa dovrebbe essere dunque il Direttore Generale di un Comune? A nostro parere una figura terza che dovrebbe incidere su efficacia ed efficienza dell’apparato amministrativo per avvicinarlo agli standards privatistici, capace di intrattenere un rapporto costruttivo con i responsabili ma ben cosciente che poi sarà lui a doverli giudicare.
E qui passiamo alla seconda parte della vicenda.Perché questo bisogno di tenere sotto silenzio le dimissioni del Direttore Generale? Forse per costruire in laboratorio il nuovo organigramma, benedetto dal nascituro Partito Democratico.
Il nuovo Dirigente del Settore Personale? Magari una figura esterna, gradita al mondo della Margherita (giusto per mantenere gli equilibri), senza curarsi delle valide risorse interne.
Il nuovo Direttore Generale? Un dirigente del comune, per il quale viene appositamente modificato il regolamento interno degli uffici e dei servizi, così da potergli permettere, una volta esaurito il suo nuovo compito, di tornare a fare il dirigente, confondendo oltretutto rapporti basati su contratti di diritto privato con rapporti basati su contratti del pubblico impiego.
Già comandato da un anno in Regione, ex responsabile di un settore nel quale non si è mai capito quanto decidesse il nuovo responsabile (con mandato che scade nel 2008) e quanto lui nel fine settimana, dirigente che dovrà valutare gli altri dirigenti, salvo tornare domani uno di loro. Con buona pace di terzietà e autonomia, capisaldi teorici della figura del Direttore Generale.
E’stato fatto uno screening delle professionalità presenti sul mercato? E, dal momento che si è optato per una figura interna, sono stati valutati anche altri dirigenti? E se sì (e ne dubitiamo), in base a cosa si è arrivati a tale decisione? E’ stata fatta una contestuale valutazione della situazione generale dell’organigramma, alla luce degli imminenti pensionamenti?
E’ stata considerata la possibilità di eliminare la figura del Dirigente del Settore Personale, accorpandola, come buon senso potrebbe suggerire, alle funzioni del Direttore Generale?
Questo è niente più che nepotismo, con un obiettivo ben percepibile: anchilosare la struttura comunale, piegandola a non disturbare il manovratore di oggi, oppure di domani.
Un Sindaco a fine mandato, sofferente di una evidente stanchezza, immagine di una Giunta sempre più debole, deciderebbe un tale sconvolgimento senza il conforto esterno di attuali e futuri protagonisti? Crediamo proprio di no, e questo non ci lascia per nulla ottimisti né sul futuro della città, né sul futuro dei rapporti tra i Repubblicani e tali protagonisti, con i quali non sarà facile potersi confrontare se la base di discussione è questa visione della gestione del potere.
Arbitrarietà, autoreferenzialità, supponenza, questi sono i messaggi che l’attuale Amministrazione e i partiti che la sostengono stanno lanciando alla città.
Basterà l’afa agostana per sperare che nessuno se ne accorga?
Luigi Di Placido
Capogruppo PRI Consiglio Comunale di Cesena