di Michele Sanza
La diffusione delle droghe ha assunto dimensioni e caratteristiche tali da non consentire a nessuno di pensare che le conseguenze di questo fenomeno siano circoscrivibili in ambiti settoriali. Il dilagare delle sostanze illegali, affiancate da quelle legali, si inserisce infatti in uno stile di vita che non rimane legato alle scelte individuali di gruppi di persone, ma trova sempre maggiori sinergie nella cultura diffusa del rischio, della competizione e della velocità. La droga, infatti, ormai da anni è un fenomeno complesso che non riguarda solamente la tossicodipendenza, con la quale invece spesso viene confusa. Più importante è caratterizzare il consumo, che riguarda un numero assai maggiore di persone (dati) e che costituisce il vero obiettivo del traffico della droga L’OEDT (Osservatorio Europeo sulle Droghe e Tossicodipendenze), nella relazione annuale sullo stato delle droghe in Europa del 2007, stima in circa 70 milioni i cittadini europei consumatori una tantum (almeno una volta nella vita) di cannabis (23 milioni coloro che hanno usato cannabis nell’ultimo anno); mentre sono 12 milioni i consumatori una tantum di cocaina e 4,5 milioni coloro che ne hanno abusato nell’ultimo anno. La tossico-dipendenza, infatti, è solo una delle conseguenze della diffusione delle droghe; certamente una delle più drammatiche, ma non quella più importante. In Europa La ricerca del divertimento e del piacere attraverso il consumo di sostanze, costituisce la motivazione che spinge milioni di persone ad assumere o ad abusare delle droghe. E non è più solo una questione di piacere. Infatti, spesso la motivazione che sta dietro l’suo delle droghe è legata alla ricerca di maggiori prestazioni, nel campo lavorativo, sportivo o del sesso. Le droghe sono quindi un universo in movimento che ha contaminato la nostra vita a partire dalle aspettative di longevità, salute perpetua, bellezza e vigore personale come legittime componenti della vitasociale, come regolatori fondamentali di relazioni basate sulla competizione tra individui. Il vecchio lietmotiv della spinta verso la droga a partire da una sofferenza individuale, o da una crisi sociale, ha lasciato il posto a ben altre ipotesi. Il consumo è consapevolmente legato alla ricerca di maggiori sensazioni nei contesti del divertimento, il fenomeno delle club drugs, droghe da discoteca, ha aperto ormai vent’anni fa una sequenza di sostanze, associate a mode musicali e non, che costituiscono un fenomeno di consumo articolato, in cui il prodotto in vendita è uno stile di vita e di divertimento di cui la droga è solo una delle componenti. Il bere anglosassone, smodato, occasionale, sta trovando crescenti adepti tra i giovani; spesso individui quotidianamente astemi, che allo scadere del venerdì o del sabato sera scoprono la voluttà dell’ebbrezza alcolica che cancella le tracce del pudore sociale. Sono sempre più numerosi, e più giovani, i ragazzi che affrontano i riti e le strettoie dell’adolescenza drogati dalle bevande alcoliche. E cosa dire della cocaina, droga illegale per eccellenza, un tempo fantasticata come sostanza dei ricchi, associata a paradisi imprendibili ed esclusivi, oggi divenuta merce da supermercato della droga con la quale però, ci si può sentire ancora persone molto importanti. La cocaina che attraversa trasversalmente molteplici generazioni, abbraccia fasce sociali diversissime, non viene usata solo come status symbol, ma anche per potenziare il sesso e per aumentare la vigilanza, a discapito di altre facoltà mentali critiche, da parte di lavoratori e professionisti. E poi c’è il mondo delle sostanze, generalmente legali, che sono un po’ al confine, è il mondo che comincia con gli integratori e finisce con gli allucinogeni non tabellati Le tabelle del testo unico sulla droga, legge 309 del 1990, successivamente aggiornata e modificata, disciplinano le sostanze farmacologiche stupefacenti, individuando quelle che sono solo illegali e quelle che possono essere prescritte e somministrate regolarmente per i loro effetti terapeutici, e perciò virtualmente legali, che possono essere acquistatinegli smart shops. I negozi furbi, che ormai si trovano in ogni città anche di medie dimensioni. E’ un tipo di mercato che interessa molto i giovani, si sviluppa attraverso palestre compiacenti che incentivano l’impiego di sostanze dopanti per migliorare i risultati dell’attività fisica più fine a sé stessa che lo sport conosca: il culturismo. Quindi la domanda di droghe si articola su molteplici piani, evitando di rinchiudersi nel clichè ormai arcaico della tossicodipendenza da eroina. Del resto anche questa sostanza, il cui consumo è in forte crescita, viene proposta in modo da risultare compatibile con lo stile dell’abuso saltuario: l’eroina fumata, anziché assunta per via iniettiva, e debitamente diluita in altre sostanze da taglio sì da diminuirne l’effetto farmacologico, risulta un genere di consumo da cui sono attratti sempre più giovani e giovanissimi, nello schema di un poli abuso che è ormai l’approccio più frequente alle droghe. Naturalmente qui è d’obbligo aprire una parentesi e segnalare che il rischio di dipendenza dai derivati dell’oppio può essere solo ritardato dal maquillage dell’eroina, e che quindi è realistico attendere una nuova perniciosa epidemia di tossicodipendenza da eroina che farà seguito all’incremento della diffusione di questa sostanza.
Il Mercato
Il mercato della droga, al pari degli altri mercati, altro non è che l’insieme delle complesse dinamiche di tipo economico e sociale, e delle implicazioni motivazionali e culturali che fungono da regolatori, che legano l’offerta (in questo caso la produzione e la commercializzazione delle droghe) alla domanda, le persone che sono destinate a consumare le droghe. Per quanto questa visione “manageriale” del mondo della droga possa suscitare qualche perplessità, è senza dubbio la chiave di lettura più realistica ed obiettiva dell’ondata di diffusione delle droghe ed anche quella che può orientarci nel definire strategie realistiche ed efficaci nel diminuire i rischi associati.
La caratteristica fondamentale del mercato delle droghe illegali è il traffico, ovvero le operazioni di trasferimento delle merci dai paesi di produzione delle materie prime a quelli di commercializzazione. In gran parte il prezzo delle droghe è legato a questo vettore, e lì si concentra il maggior profitto che questa attività può cerare. L’Osservatorio Europeo sulle droghe (EMCDDA) riporta che le rotte delledroghe, e quindi la geopolitica degli interessi dei paesi e delle organizzazioni coinvolte, ha subito una radicale mutazione. In passato i principali collettori verso le piazze finali (i paesi europei e nord americani) erano rispettivamente la Turchia e il Messico. Mentre a partire dagli anni ’90 hanno guadagnato un ruolo primario i paesi dell’Est europeo ed alcuni paesi africani, che sono andati ad aggiungersi ai tradizionali luoghi di produzione e commercializzazione americani ed asiatici. Le principali droghe illegali, cocaina e derivati dell’oppio, sono le merci legate, nella storia delle transazioni economiche, ai maggiori margini di profitto. Basti pensare che per un solo dollaro investito nella produzione della cocaina, ne deriveranno mille di guadagno dalla vendita della sostanza. Le stime degli ultimi anni relative ai proventi del traffico di droghe naturali e sintetiche oscillano tra i 300 e gli 800 miliardi di dollari l’anno. Altro aspetto che ha caratterizzato l’evoluzione del mercato delle droghe negli ultimi decenni, è la localizzazione delle strutture di trasformazione delle materie prime direttamente nei paesi produttori. In passato, ad esempio, la raffinazione dell’oppio proveniente dalla Birmania o dall’Afghanistan, avveniva in Turchia e in Sicilia. Oggi, invece, le mafie europee hanno un ruolo più legato alla commercializzazione del prodotto finito, che proviene dai luoghi di produzione e contestuale raffinazione, e alla reintroduzione dei profitti nei mercati legali attraverso i circuiti bancari. L’enorme massa di danaro che muove il traffico della droga trova posto nel sistema bancario che svolge un ruolo determinante per la definitiva collocazione di questi capitali in forme di investimenti che faranno perdere le tracce dell’origine illegale della liquidità. Il traffico dunque si concentra dai paesi produttori in direzione del nord America e dell’Europa. I principali paesi produttori di cocaina sono la Colombia, il Messico e la Bolivia. L’incremento della diffusione della cocaina nel mondo occidentale, e segnatamente in Europa, è dovuto all’incremento della produzione e all’apertura di nuovi canali marittimi che trasferiscono ingenti quantità della droga già raffinata sulle coste atlantiche dei paesi del vecchio continente, Portogallo, Spagna, Inghilterra, che sono divenuti anche i principali territori di consumo della cocaina. La commercializzazione di questa sostanza in Europa è stata accompagnata da una progressiva riduzione del prezzo al dettaglio, nell’ordine del 40 – 50% a partire dagli anni ’90 ad oggi. Naturalmente l’incremento della vendita della cocaina è suggestiva di una scarsa efficacia dei programmi,sociali e militari, volti a ridurre la produzione e la commercializzazione dei derivati della foglia della coca. L’esito del Plan Colombia delle Nazioni Unite, giunto al suo decimo anno di vita, decreta il fallimento della strategia volta ad ottenere una diminuzione della diffusione delle droghe imponendo una drastica riduzione della produzione e della commercializzazione (traffico). Singolare è anche il caso dell’eroina, la distribuzione della quale aveva subito una assestamento verso la fine degli anni ’90, e che poi è letteralmente decollata in seguito alla guerra afgana. L’Afghanistan è divenuto i primo produttore mondiale di oppio, con una produzione stimata che si aggira nell’ordine del 75 – 80 % dell’intera produzione mondiale. Prima della guerra, il primo paese produttore era la Birmania, seguito dal Pakistan. I nuovi signori dell’oppio, di etnia Pashtun, controllano le aree di produzione che si estendono dal nord del Pakistan alle ampie regioni confinanti dell’Afghanistan poste sotto il controllo dei talebani. La comune appartenenza etnica pashtun favorisce gli smistamenti indisturbati di oppio, armi e uomini attraverso i due paesi ove il controllo delle frontiere da parte dei governi ufficiali rimane assai debole. Questa roccaforte rappresenta oggi la principale fonte di rifornimento dei mercati europei che vengono raggiunti attraverso la vecchia via delle seta. L’incremento della produzione dell’oppio e della commercializzazione dell’eroina, ha altresì determinato una forte riduzione del prezzo al dettaglio, anche in questo caso diminuito nell’ordine del 40 % dai primi anni 2000 a oggi.
Droghe, cosa fare.
A fronte della complessa situazione descritta, le cui due variabili principali sono la domanda (i consumatori) e l’offerta (il traffico della droghe illegali), le politiche europee hanno consolidato la strategia dei quattro pilastri: repressione, prevenzione, cura e riabilitazione e, infine, riduzione del danno. Questo passaggio, molto importante nel campo della cooperazione europea per contrastare il diffondersi delle droghe e contenerne le conseguenze sociali e sanitarie, hasegnato anche la fine degli approcci massimalistici tendenti ad esasperare prospettive unilaterali, nell’illusoria aspettativa di soluzioni radicali e definitive. La politiche dei 4 pilastri indicano che il problema droga deve essere affrontato contestualmente su più piani, e che su ciascuno di quei fronti si combatte una significativa battaglia per la vita e per la salute delle persone. Ora se le strategie di repressione sono tese ad agire nei confronti dell’offerta, facendo ogni sforzo per contrastare il traffico delle droghe illegali, le rimanenti strategie, prevenzione, cura e riduzione del danno, hanno come bersaglio la domanda. La domanda nella sua forma potenziale, strategie di prevenzione volte a dissuadere dall’uso delle droghe, la domanda nella sua forma attuale che si esprime attraverso i problemi sanitari e sociali delle persone che abusano di sostanze o ne sono dipendenti (cura, riabilitazione e prevenzione del danno). Ma qual’è il salto dai compiti assunti da una comunità di stati a quelli di una comunità di individui? Il senso delle politiche comunitarie, infatti, non è certo quello di demandare agli Stati le azioni più significative che devono essere compiute nel campo degli interventi sulle droghe. Allora quale è il livello su cui è possibile articolare un efficace empowerment di comunità, che vuol dire responsabilizzare e rinforzare le comunità reali, quelle locali, composte da individui che condividono un territorio, e sono legati da stretti vincoli sociali, culturali ed etici? Questo livello si trova e si articola certamente intorno alla prevenzione, di cui sono protagonisti le istituzioni con compiti di formazione e di istruzione (la scuola); i nuclei centrali dell’organizzazione sociale, la famiglia in primo luogo, che per quanto stravolta dai cambiamenti demografici ed economico sociali degli ultimi decenni, rimane il punto di riferimento affettivo e relazionale dell’individuo; il mondo dell’impresa, sia di tipo sociale, il terzo settore, che di tipo puramente economico produttivo, che può contribuire ad arginare, nel suo stesso interesse, i fenomeni di degrado e di rischio che ruotano intorno alla diffusione delle droghe. L’efficacia delle azioni che possono essere progettate a livello della comunità locale dipendono in larga misura dalla capacità che i servizi capofila, generalmente gli Enti Locali e i servizi sanitari specializzati (i Ser.T) hanno di coagulare intorno a loro proposte in grado di promuovere una più ampia responsabilità sociale sulle droghe e di attivare nuove energie sul tema della prevenzione del contenimento dei rischi associati ai comportamenti d’abuso di sostanze.