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Dialogo in ascolto leale della “ragione”

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Piero Altieri

È tremendamente faticoso tentare una lettura approfondita di quanto sta accadendonel nord Africa e nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo orientale. Forsevale la pena – non per mera erudizione storica – riandare alle vicendepolitico-militari che hanno messo in discussione in quei Paesi gli assetti chel’Impero Ottomano, la “Sublime Porta”, da Istambul aveva loro imposto, sullascia storica che rimanda alla espansione dell’Islam fin dai primi tempi dell’Egira.
Occorrerisalire ai primi decenni del secolo scorso. L’impero Ottomano sta vivendo unacrisi lacerante che minaccia di travolgerne l’unità politica. In discussione èla credibilità del sultano, del califfo che aveva posto la sua sede nella“seconda Roma”, Costantinopoli sul Bosforo, prendendo poi nome sulle cartegeografiche di Turchia.
Scoppiatala “grande Guerra” (1914-1918) la Turchia, in contrapposizione all’impero russoche preme per arrivare ai mari caldi del Mediterraneo, si schiera a fiancodegli Imperi centrali, trovandosi così in guerra con le potenze della Intesa(Francia e Inghilterra) che ben presto stipulano tra loro accordi al fine didividersi le spoglie dell’Impero Ottomano, una volta concluso vittoriosamenteil conflitto.
Solennipromesse di diverso tipo con i capi religiosi e con i movimenti nazionalisticiarabi per garantirsi il loro sostegno contro i Turchi. Ed è in questo contestoche si pone la promessa (1917) del governo inglese per voce di lord Balfour diorganizzare in Palestina un “focolare” per il popolo ebraico, vittima anche intempi recenti di crudeli progrom, soprattutto nella Russia degli zar di Mosca.Promessa accolta con entusiasmo dal Movimento sionista, ma che è da subitovisto con sospetto dal mondo arabo, da secoli insediato nel Medio Oriente. È inquesto clima che, alla fine degli anni Venti del secolo scorso, in Egitto, ilmaestro di scuola Al Banna dà inizio al movimento dei Fratelli Musulmani chenel secondo dopoguerra registrerà i drammatici sviluppi cui abbiamo assistitoin tempi recenti.
Benpresto però l’amara delusione per quanti aspiravano a programmare il“Risorgimento” del popolo arabo. La nuova carta geografica fu definita secondouna logica di potenze coloniali. Ed è ancora sotto gli occhi di tutti, ma datempo non riconosciuta, armi alla mano, con esplosioni del terrorismo, da quei movimentipolitico-religiosi che aspirano, seppure in modo confuso, alla indipendenzasotto l’egida di un principio identitario che si riassume nella fededell’Islam.
Danotare però come, da sempre, si combattono lotte feroci tra Sunniti e Sciiti eAlahuti, con anche, seppure espressa da élites intellettuali e folle digiovani, la speranza di organizzare la vita politica secondo i criteri dellademocrazia occidentale.
Danon dimenticare peraltro la soluzione “laica” voluta già ai primi anni delsecolo scorso per la Repubblica di Turchia, dopo la deposizione del sultano.Una impostazione “laica” voluta e promossa da Ataturk che ha agganciato poi ilPaese nel secondo dopoguerra alla Nato, in contrapposizione al blocco politico-militaredella Unione Sovietica.
Masiamo ormai ai nostri giorni e la Turchia sta subendo, spesso drammaticamente,l’influenza del rinnovamento voluto e gridato dalle cosiddette “primaverearabe” e ancor più dall’irrompere del terrorismo proclamato da Al Bagdadi perla ricostituzione del califfato islamico che è subentrato, se così si può dire,al progetto scatenato, seppure con diverse modalità, dall’emiro di originesaudita Ben Laden, organizzando per questo obiettivo Al Quaeda.
Efu, fin dagli inizi, eliminazione crudele delle minoranze etnico-religiose, ilgenocidio del Popolo armeno, l’allontanamento dalla Anatolia della cospicuacomponente greca…
Ognisera la Tv ci ripropone immagini di inaudita ferocia che si scatena per attuarequella pulizia etnica che non tollera convivenza pacifica e operosa con gliSciiti, i Curdi, la presenza bimillenaria delle Chiese cristiane e ancora diquei Sunniti che non si riconoscono nel progetto delirante dell’autoproclamatoCaliffo.
Tantaviolenza ha poi messo in fuga milioni di profughi che, spesso invano, hannotentato e tentano di raggiungere l’Europa. A loro poi si aggiungono i tanti chefuggono dalla violenza e dalla fame che feriscono tanta parte dell’Africasub-sahariana.
Nelfrattempo la crisi economica, politica e identitaria dell’Europa che, ripiegatasu se stessa innalza barriere per respingere questo esodo inarrestabile,riaggomitolandosi in egoismi che la minacciano nelle sue stesse fondamenta.
Tuttisi augurano che si arrivi in tempi brevi a soluzioni-compromessipolitico-militari. Sarà tanto, ma sempre insufficiente. Ed ecco riemergere laparola disattesa e da qualcuno disprezzata: “dialogo”. Non ci sono alternativedi lunga durata. Fu così quando l’Europa fu invasa (ed erano giorni di crisiirreversibile) da popoli “barbari”. La Chiesa, i monaci di San Benedetto,furono sapienti intermediari. I popoli d’Europa possono ancora attingeresaggezza ed energia da quelle stagioni della sua storia che ne hanno forgiatol’identità.
Ritornaaffascinante il ricordo del “dialogo” intrecciato da San Francesco con ilsultano d’Egitto, avendolo raggiunto mentre i “crociati” erano accampati aDamietta.
Un“dialogo” che non ebbe frutti immediati (a ostacolarlo ci misero molto del loroi Crociati e gli ecclesiastici che li guidavano!), fu continuato tuttavia neisecoli dai suoi frati sempre attenti ad accogliere i pellegrini in Terra Santa,premurosi nel sostenere la presenza nei luoghi, santi per tutti i discendentidel patriarca Abramo, delle sempre più piccole comunità cristiane.
Afavorire e a promuovere questo “dialogo”, spescontra spem, gli insegnamenti e i gesti profetici già di papa GiovanniXXIII, di Paolo VI, di papa Giovanni Paolo II, di papa Benedetto XVI e ora dipapa Francesco; le loro visite nelle grandi moschee dell’Islam.
Parolee gesti da condividere con tutti gli uomini di buona volontà (e sono lamaggioranza!) che tra i discendenti di Abramo vogliono affermare non con laviolenza la signoria di Dio nella storia degli uomini, una signoriamisconosciuta della nostra cultura secolarizzata. E i risultati sono, ognigiorno, in prima pagina. Ricusando ogni forma di clericalismo, seppure didiverso colore, in ascolto leale della “ragione” con cui l’Onnipotente hasigillato le sue creature.
Ailettori che hanno già raggiunto un’età… matura, vorrei ricordare i “Colloqui delMediterraneo” che il sindaco Giorgio La Pira profeticamente convocava a Firenzenegli anni Cinquanta. Si era nei tempi tristi della guerra fredda e delcolonialismo franco-inglese. Profeta inascoltato, allora. Una voce tuttavia chepuò ben risuonare ai nostri giorni.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 1:02 pm
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