di Giampiero Teodorani
Abbiamo recentemente raccontato come lamancanza di un progetto culturale (non ci sono idee!) stia determinando scelteillogiche per la cultura cesenate e per le strutture ad essa preposte.
Ora si sta concludendo l’attuazione delprogetto di “ristrutturazione” della Malatestiana e del San Biagio, conla caparbietà che ben conosciamo, anche su altri argomenti, purtroppo!
E’ già realtà la chiusura del CentroCulturale S. Biagio, con conseguente trasferimento delle sue funzioni inBiblioteca Malatestiana. Oramai tutto si fa lì dentro: perché, come è noto, “lascopa nuova spazza meglio di quella vecchia”. Negli storici ufficiche furono di Renato Serra e dove fino a pochi mesi fa lavoravano 5 impiegati,oggi ne sono stipati 10. Qui si tengono convegni e riunioni d’ogni genere e sifanno mostre: anche perché non costa nulla, a chi organizza gli eventi.
La recente novità è costituita dalla “invenzione”di un nuovo ruolo perla vecchia sede di via Aldini. Inizialmente si era pensato di farla diventare ilPalazzo delle diverse associazioni culturali e del tempo libero, anche perevitare di pagare un affitto oneroso per il comune, in quanto la proprietà èdell’Azienda pubblica di Servizi alla Persona; poi quando ci si è resi contoche le associazioni destinatarie di tale proposta non hanno un soldo, (ma nonci voleva molto a saperlo, visto che sono sempre a chiedere contributi alComune) la scelta è caduta sul Centro Documentazione Educativa e sul CentroDonna. Mentre però il primo si è collocato in uffici “normali” e comunquedignitosi, certamente migliori rispetto alla precedente ubicazione, il secondoè stato posto in locali veramente “inospitali”, per di più inadeguati perl’accesso al pubblico.
Sicuramentein quei pochi metri quadrati del sottoscala, da dove si sale al deposito nelquale sono conservati gli archivi del cinema, e destinati in origine aaccogliere il centralino telefonico, un ripostiglio e l’orologio marcatempo deidipendenti, non ci sono le condizioni di agibilità che la medicina del lavoro eARPA chiedono normalmente ai privati, per gli uffici aperti al pubblico.
Leggoche “all’interno del Centro Donna di via Aldini viene proposto Ricomincio da Me, uno spazio protetto(sic!), dove potere intraprendere un percorso psicologico che si articola in unpacchetto di incontri…”. Non si tratta certamente dell’ambiente ideale eriservato, dove raccontare che si stanno subendo violenze e soprusi, quindichiedere aiuto, ma quello giusto per ricevere un altro schiaffo: questa volta propriodall’istituzione che promette ascolto e comprensione.
Mimeraviglia il silenzio in cui la vicenda si è sviluppata, ancor più la totalenoncuranza delle varie associazioni che si occupano dei problemi delle donne…ma forse è proprio vero che ci sia abitua a tutto…
Noncredo però che si possa continuare così: con tanta improvvisazione e propostesenza qualità. Nel contenitore S. Biagio, oltre le due funzioni che hodescritto, rimane la sede amministrativa di ERT, che gestisce il Teatro Bonci(forse 2 o 3 impiegati) e poi due sale cinematografiche, tecnologicamenteobsolete, gestite “come si può”, con una programmazione così così,diciamo commerciale.
Proseguendo,in fondo a via Aldini, c’è la Pinacoteca Comunale, con gli attigui localiabbandonati della scuola musicale Corelli (che dovevano garantire una logicaespansione museale), occupati dal Circolo Filatelico e Numismatico, e poi c’èla sede dell’Associazione culturale “Non Museo”: mai denominazione risultò cosiappropriata, visto il contesto.
Nonoso pensare che per l’Amministrazione Comunale, dopo anni di investimentiingenti, questa sia la destinazione definitiva del complesso conventuale ex S.Biagio e che qualcuno ritenga che le cose vadano bene così. Curioso, per nondire drammatico, è constatare come in quasi trenta anni si sia passati da uncentro polifunzionale culturale-sociale, con musei, audioteca, videoteca,scuola di musica, sale cinematografiche e per convegni, mensa e alloggiprotetti, al nulla più assoluto, al vuoto spinto.
Nonpossiamo abituarci a chi “non vede oltre il proprio naso” e sperperasolo denaro pubblico.