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Da partiti “contro” a un partito “per”

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Roberta Culiersi

1992-2012. Vent’anni dopo l’Italia è un Paese in caduta libera, bloccato, in cui la burocrazia, lo statalismo, il corporativismo e il sindaca-lismo, pur essendo nati con nobili obiettivi di utilità e difesa dei diritti, ad un certo punto sono impazziti, portando dalla lotta di classe alla lotta tra generazioni e alla lotta tra chi ha un lavoro e chi non ce l’ha. Le forze politiche annaspano disorientate, confuse, immobili. Provano a riorganizzarsi secondo modelli ideologici vecchi, superati, obsoleti. Si susseguono smottamenti, fratture, divisioni che altro non sono che le prime scosse telluriche prima di un terremoto politico di magnitudo 9, ovvero di quelli che capitano ogni 20 anni. Si assiste alla decomposizione della destra, al maldestro tentativo di mettere in piedi terzi poli, centri, cose bianche e allo stato confusionale di una sinistra che, ostaggio del proprio passato, è incapace di guardare al futuro. Passata la sbornia berlusconiana, una sbornia che ha reso l’Italia un Paese a vocazione leaderistica e personalistica, non solo muore il bipolarismo e la preistorica contrapposizione centrodestra-centrosinistra, ma muore un’Italia rimasta ferma a 20 anni fa. E tutto questo accade sotto i duri colpi dei mercati e dell’Europa. Perché nonostante i suoi mille problemi, l’Italia è un Paese su cui scommettere e c’è ancora chi crede che il Belpaese ce la possa fare. Ma per trovare soluzioni future non si può non imparare dagli errori del passato. Quante, troppe volte si è sentito parlare del fallimento del sogno berlusconiano, per un’Italia più libera, più meritocratica, più competitiva. Pochi però si soffermano sul perché di quel fallimento. Sul perché in Italia la Rivoluzione Liberale tanto sbandierata non ci sia mai stata. Quel progetto è fallito perché non ha mai avuto nulla di liberale né di democratico. Perché Forza Italia prima e il PDL poi, hanno messo insieme ex fascisti, ex democristiani, ex socialisti, ex liberali ed ex repubblicani. Un’anomala accozzaglia tutta italiana. Dall’altro lato, in casa Pd, è accaduta la stessa cosa. Un partito, l’Ulivo prima, il Pd poi, che pur tenendo nei sondaggi, si dimostra inadeguato alle sfide del futuro, essendo un partito nato “contro” qualcuno piuttosto che “per” qualcosa. Tutte queste armate brancaleone hanno impedito al Paese di evolvere verso una forma di democrazia avanzata. E oggi tutti stiamo pagando lo scotto di non avere avuto per 20 anni una forza autenticamente liberaldemocratica. Oggi i partiti della II Repubblica sono in crisi di identità per il semplice fatto di non averla mai avuta un’identità. Eppure in questo scenario politico ed economico sconquassato accade qualcosa di estremamente positivo. Si sta aprendo una voragine. Voragine che ha la sua versione speculare in Europa, laddove le tre grandi famiglie politiche – popolari, socialisti e liberaldemocratici – si confrontano di volta in volta sui grandi temi, non certo sui singoli individui. In Europa i Liberaldemocratici, pur avendo al proprio interno posizioni più conservatrici da un lato e più progressiste dall’altro, sono tutti assieme. E i Libdem europei talvolta votano con il PPE talaltra con il PSE. In Italia in questi vent’anni è stato impossibile aggregare gli uomini attorno alle idee, piuttosto si è commesso il grave errore di pensare che si potessero aggregare idee differenti intorno a singoli uomini, più o meno carismatici, più o meno affabulatori. Questa insostenibile schizofrenia ha portato al fallimento e al commissariamento della politica italiana. Ed ora a un’Italia in declino l’Europa chiede di tornare a crescere. E per tornare a crescere tocca fare tutto quello che in questi 20 anni non è stato fatto, ovvero una vera ristrutturazione del sistema politico, economico, sociale. Si torna così a parlare di Rivoluzione Liberale. Esattamente come nel ’92. Con una differenza sostanziale: questa volta i compiti a casa s’hanno da fare e non ci saranno più sconti per nessuno. Ma esiste in parlamento una forza politica in grado di guidare il cambiamento? La risposta è no. Accade così che, di fronte alla manifesta incapacità degli attuali leaders e partiti italiani di trovare soluzioni per il Paese, si moltiplichino le iniziative e le associazioni liberaldemocratiche. Tutti vanno alla ricerca del “Partito che Non C’è.” Scalpitano i liberali del Pd e del Pdl, nascono Italia Futura, ZeroPositivo, Fermare il Declino. In casa repubblicana e liberale si lanciano le manifestazioni per la Costituente Liberaldemocratica. Tutte lodevoli iniziative. Che però lottano contro il tempo. Alcune organizzazioni si dimostrano più dinamiche, altre elefantiache. Alcuni ci provano perchè ci credono. Altri si dimostrano troppo legati al passato per riuscire a guardare al futuro, così tergiversano, tentennano, titubano. L’unica cosa certa è che molte delle persone che si muovono in quest’area suonano la stessa musica, tant’è che molti iscritti a FID sono iscritti anche a IF, Zero+ e ad alcuni partiti esistenti di matrice libdem. Ma stando tra la gente si scopre che il mondo corre più veloce e che in Italia il Partito che Non C’è, c’è già. Ed è fatto da milioni di italiani che sulle parole merito, competitività, libertà ci scommettono ogni giorno. Fatto di milioni di Animal Spirits abituati a correre, a resistere, a far brillare questo Paese nel mondo. E il “Partito che Non C’è” è fatto anche da tanti dipendenti pubblici cui dobbiamo una parte della qualità della nostra vita, della salute e dell’educazione nostra e dei figli e che sono stanchi di altrettanti dipendenti pubblici che occupano posti di lavoro finti, improduttivi, parassitari. Ma i possibili interlocutori del “Partito che non C’è” non sono tutti e solo fuori dal sistema. Il Partito Radicale ha avuto il merito di allevare degli ottimi giovani dirigenti che si stanno distinguendo con importanti battaglie sul territorio e sulla rete. Lo stesso accade in FLI, un partito destinato ad implodere, ma che porta in dote un importante vivaio di giovani liberaldemocratici. Ci sono ottimi dirigenti libdem anche in Idv che dovrebbero avere il coraggio di rompere l’abbraccio con il populista Di Pietro. Nel Pd c’è Renzi che prova a spostare l’asse del Pd su posizioni di sinistra liberale. Il Partito Repubblicano ritrova suoi autorevoli membri di direzione nazionale impegnati nel progetto liberaldemocratico. Tutte queste persone sono in movimento, dialogano, si incontrano, si scontrano ma seppur in modi diversi si muovono tutte nella stessa direzione. Ed è con loro si dovrà lavorare per trovare la quadra. Diceva George Bernard Shaw “Alcuni vedono le cose come sono e dicono perché? Io sogno cose non ancora esistite e mi chiedo perché no?”. L’Italia è un Paese Liberale che non ha Coscienza di essere tale. E’ ora di smuoverla questa Coscienza. E’ ora di creare un nuovo modello politico per i prossimi 20 anni. Liberaldemocratico, Laico, Europeo. Oggi non esiste, ma io lo sogno ogni giorno e mi chiedo, perché no?

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:38 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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