di Denis Ugolini
La cultura laica e democratica a Cesena. Richiama uno spaccato, ampio, lungo, di storia, di tradizione, di azione e di radicamento sociali, di battaglie politiche, di governo amministrativo. Il Partito Repubblicano: lo strumento politico-organizzativo, espressione massima di quella cultura di origine risorgimentale. Quella cultura, quella tradizione, sono ancora nella nostra vita sociale e civile, qui a Cesena, in Romagna, dove sono state una presenza significativa, tutt’altro che marginale? Cultura e tradizione così radicate tracciano solchi. Quella cultura, sì, è ancora nella nostra vita sociale e civile. Con modi e presenze differenti ( almeno sul piano della trasposizione politica) da quelli del passato. Non c’è più quel rapporto di stretta (quasi esclusiva) corrispondenza fra essa e lo strumento partito che più la incarnava e vivificava. Per la crisi di quest’ultimo. Gli strumenti partitici adatti in un precedente sistema politico, di fronte ai molti mutamenti intervenuti, son dovuti cambiare profondamente. Altri sono letteralmente scomparsi. O ridotti a quasi mera simbolica testimonianza. Anche il Pri. Né il semplice sventolare un simbolo ed un nominalismo è in grado, da solo, di contrastare e contraddire questa constatazione. Certo, la mancanza (o anche soltanto la quasi assoluta marginalità) di un adeguato strumento di azione politica per la cultura laica e democratica, è un fatto spiacevole per quanti, noi compresi, di quella si sentono parte. È un fatto negativo per la politica in generale, ad ogni livello. È più che auspicabile, pertanto, che a quella mancanza si possa porre rimedio. Con impegni adeguati. Non avverrà se non si assume questa piena consapevolezza, dalla quale rimuovere e riprovare. È solo un attardarsi, senza alcun costrutto, ritenere risolutivo la semplice sopravvivenza testimoniale. Parimenti lo è ritenere risolutivo un semplice cosmetico cambiamento nominalistico. Ma il contingente destino, elettorale, di un partito, non significa l’automatico, eguale, destino di una cultura e di una tradizione. Occorre che lo strumento, il partito, di cui può avvalersi (e nel quale maggiormente riconoscersi), sia, esso, adeguato alle nuove situazioni in cui si sviluppano l’azione e la rappresentanza politiche. A Cesena, ancora e soprattutto, quella cultura e quella tradizione, ci sono. Molte persone se ne sentono e ne sono parte. Ma lo manifestano (non essendoci più, come in passato, un partito “ad hoc”) attraverso opzioni ed indirizzi politici differenti. Un panorama variegato, atomizzato. Da tempo valeva la pena ragionare attorno all’obiettivo di un rinnovamento e di una costruzione politica capace di meglio rappresentare, nei tempi attuali, quella cultura e quella tradizione. Adesso siamo nell’imminenza di elezioni comunali. La cui preparazione, su questo fronte politico, offre una visione disarmante. Ancor più che una sorta di “dilettanti allo sbaraglio”. Supponenze, improvvisazioni, personalismi, narcisismi, vociare e chiacchiericcio. Nemmeno il “senso” di qualcosa. Ci vorrebbe una adeguata reazione di responsabilità e buon senso. Di tutti. Di chiunque, comunque, ritenesse meritevole e necessario dare una voce, una forma (la più esplicita ed adeguata) alla cultura politica ed amministrativa, laica e democratica, cesenate. Subito, prendendo palla al balzo la preparazione di queste imminenti elezioni comunali. Intanto resettando, tutti, le stesse più recenti, ed ulteriormente atomizzate, tensioni , sorte nell’ambito della già ristretta rimasta presenza politica dei repubblicani cesenati. Con un orizzonte più ampio e più lungo. Mettendo impegno e capacità rinnovati. Molto rinnovati. Occorre un gesto, subito e appropriato. Fuori da schemi di destra e di sinistra e pregiudizi connessi; fuori da piccoli e magari interessati calcoletti elettoralistici, personali e di piccolo cabotaggio. Una proposta politica e programmatica volta a indicare una politica amministrativa migliore per Cesena. Della quale vi è necessità e bisogno. I cocci rotti (non senza buona dose di assurdità e stranezza), come quel che resta del pri e quei pochi così detti libdem, (roba che nemmeno potrebbe assurgere a un rango di “ scissione”) se non si possono riattaccare con lo sputo (essendo freschi di divisione polemica) almeno abbiano un rigurgito di buon senso. Si congiungano. Facciano due liste. Una con il simbolo del Pri; una come liberaldemocratici. Con una comune proposta politica. Con un comune candidato Sindaco. Un nuovo candidato. Deciso insieme. Oltre ogni eventuale divisivo personalismo e narcisismo. Due liste, più candidati. In un ambito culturale certamente condiviso È poco, ma potrebbe essere almeno un tentativo. Tanto per non spegnere anche una candela che può servire a ritrovare l’interruttore della luce che si è spenta.
Denis Ugolini