di Massimo Bonavita
Esiste oggi lasinistra in Italia? Riconosco che messagiù così la domanda possa apparire brutale e retorica, ma credo che insituazioni estreme dobbiamo porci domande estreme che ci portino al di là dellastoria che abbiamo fin qui conosciuto e fuori dei sentieri che abbiamopercorso. Se usiamo le categorie del passato possiamo dire che non esiste unaforza politica di sinistra che per radicamento sociale, forza organizzativa,capacità di rappresentanza sia in grado di giocare un ruolo influente (sia chestia all’opposizione od al governo) nella politica nazionale. Non possiamoconsiderare il PD un partito di sinistra in quanto sin dal suo atto di nascitaha deciso di recidere anche nei simboli e nella descrizione di sè qualsiasirichiamo alla sinistra storica. E’ nato un partito privo di un’identità, in cui possono convivere le culture politichepiù disparate che vanno da una sinistra quasi radicale a forze neoliberiste, dasettori sensibili ai temi dei diritti civili e contro le discriminazioni digenere o sulle preferenze sessuali delle persone a posizioni omofobiche e cherappresentano su questi temi fondamentali le posizioni più retrive delcattolicesimo. Situazione che non esiste in nessun partito della sinistraeuropea, dove nessuno tra l’altro ha reciso le proprie radici con il passatopur modificando ed innovando (non sempre bene, con limiti ed insufficienze) lepolitiche della sinistra. Blair non ha cambiato nome al proprio partito, comenon l’anno fatto Schroeder in Germania, Zapatero in Spagna o Hollande inFrancia dove hanno vinto le elezioni presentandosi con la loro faccia e nondopo operazioni di chirurgia plastica. Il loro successo elettorale è statoottenuto compattando l’elettorato tradizionale del partito e conquistando consensiin settori della società storicamente refrattari, se non ostili, alle propostedella sinistra. Per attuare le loro politiche, anche quando comportavano misureantipopolari, hanno sempre cercato il dialogo con le forze sociali diriferimento e non cercando lo scontro senza possibilità di mediazione alcuna. Oggisento che molti criticano Renzi come se fosse l’unico responsabile dellasituazione attuale, quasi a nascondere le proprie colpe. Ma se Renzi si è conquistatoil PD è soprattutto per le insufficienze, gli errori e l’arroganza del vecchiogruppo dirigente di provenienza PCI (D’Alema, Bersani e Veltroni in testa)incapaci di capire i cambiamenti della società ed innovare la politicadel partito. Passando di sconfitta in sconfitta hanno aperto un’autostrada all’arrembaggio dell’ex Sindaco diFirenze. Nè grande entusiasmo sembrano in grado di generare le forze criticheinterne al PD o quelle che si pongono all’esterno come SEL, dove i personalismitrionfano tra divisioni incomprensibili nel loro microcosmo. Dopo le elezionieuropee dello scorso anno molti si erano illusi che Renzi potesse esserel’artefice di quei cambiamenti istituzionali e di quelle riforme sociali permodernizzare il paese e renderlo meno diseguale. Ci si è resi conto che perriformare il paese è necessario un lungo e paziente lavoro, fatto di umiltà ecoraggio per uscire fuori dalle secche in cui ci troviamo e non bastal’ottimismo di facciata, il marketing politico o una buona capacità di comunicare.Servono fatti concreti ed è su quello che si misura la credibilità di unpolitico e che lo fa diventare statista. Dopo un anno di governo, accanto adalcuni provvedimenti settoriali come gli 80 euro e la riforma del mercato dellavoro (peraltro in alcuni aspetti molto discutibile), non sembra che si sianoottenuti grandi risultati. La riforma delle provincie non ha prodotto alcunaefficienza o risparmio apprezzabile ma solo confusione, le riformeistituzionali giacciono in Parlamento, la corruzione non si ferma, il debitopubblico continua a crescere e la pubblica amministrazione non funziona. Inpratica i mali storici del paese sono sempre lì che aspettano. A chi obietta,giustamente, che questi problemi non si possono risolvere in pochi mesi ma inanni di duro e tenace lavoro, si può rispondere che la tempistica l’hadeterminata proprio Renzi, quando dopo il successo elettorale delle europee,aveva affermato che in pochi mesi avrebbe rivoltato l’Italia come un calzino.Nè pare plausibile chi attribuisce i ritardi o l’incapacità di fare le riforme,sul cui merito ci sarebbe molto da discutere, all’opposizione interna del suopartito o delle organizzazioni sindacali. L’azione politica non è fatta solo di comando ed obbedienza, ma anchecapacità di convincere ed abilità nel mediare fra posizioni diverse allaricerca di una soluzione praticabile. Queste doti, che fino ad ora sembra sianoassenti in Renzi, fanno di un capo partito un leader politico riconosciuto estimato: il detto molti nemici molto onore non ha mai prodotto risultatipositivi. Se poi parliamo del PD come partito, allora ci troviamo di fronte allosfacelo programmato. Emorragia continua degli iscritti, dominio incontrastatodei vari ras locali fuori da qualsiasi controllo, sindaci podestà e personaggidiscutibili presentati con l’avallo del segretario alle recenti elezioni regionalicon una incosciente sottovalutazione della disaffezione degli elettori checontinuano a disertare le urne ed alimentano il successo della Lega Nord e delMoimento 5 Stelle. Debbo riconoscere che fare politica oggi non è affattosemplice, in quanto i condizionamenti esterni posti dagli organi regolatoridell’Unione Europea e l’influenza delle multinazionali i cui bilanci sonosuperiori al PIL di interi paesi fanno in modo che i margini dell’azionepolitica siano sempre più ristretti. Le campagne elettorali sempre più costosefinanziate e condizionate dal flusso dei finanziamenti, fanno dire ad alcuni politiloghi che siamo difronte ad uno svuotamento progressivo della democrazia.
Se il quadro èdeprimente, non è privo di speranza. Oggi troviamo molta “sinistra” nei movimenti ed organizzazioni chelavorano nelle pieghe della società sutemi importanti quali il diritto alla salute, ad una scuola pubblica, alla difesa dell’ambiente e per un modelloeconomico sostenibile. Inoltre, occorrerinnovare la battaglia culturale su temi fondamentali quali la lotta allediscriminazioni di genere, alle preferenze sessuali, alla libertà di sceltadelle persone per il proprio fine vita ed al testamento biologico con spiritolaico e senza sudditanze psicologiche. Da lì si può partire per provare acostruire una sinistra moderna legata ai bisogni reali delle persone, ai lorodesideri e dare loro speranza. Comediceva Norberto Bobbio, finchè esistono disuguaglianze ed ingiustizie socialipermangono le ragioni della sinistra.