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Cos’è la sinistra?

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Giampaolo Castagnoli

Per quasi tutti i genitori, prima opoi, arriva il momento della fatidica domanda: come nascono i bambini? Ma avolte un figlio ti può spiazzare con un interrogativo forse più imbarazzante:babbo, cosa è “la sinistra?”.

A me è capitato qualche settimana fa.Non potendo fare una disquisizione lunga e complessa, anche perché le nuovegenerazioni pretendono risposte sintetiche e chiare, ho pensato di cavarmeladando un’occhiata al dizionario. Sia quello antico e corpulento di carta, siala bibbia di questa epoca 2.0, wikipedia. Ma francamente non ho trovato unasoluzione soddisfacente al rebus. Poi ho avuto una folgorazione: la risposta èdentro la stupenda prima parte della nostra Costituzione, che non a caso è unasintesi di varie culture politiche, anzi direi quasi delle variegate visionifilosofiche della vita, dell’umanità e della società che convivono dentro ognipaese civile, aperto e democratico. Per la precisione, il dna dell’essere disinistra è a mio avviso nell’articolo 3. E non mi riferisco al famoso primocapoverso (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davantialla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinionipolitiche, di condizioni personali e sociali”), perché dovrebbe esserepatrimonio comune di tutte le forze politiche. E’ la seconda parte diquell’articolo, un po’ meno nota, la più pregnante per questo mio ragionamento:“E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico esociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazionedi tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale delPaese”. E’ l’affermazione di quella che potremmo chiamare “uguaglianza difatto”, che va costruita faticosamente e in modi che cambiano col mutare deitempi e della società. E’ cosa diversa dalla proclamazione, pur “laicamentesacra”, di un’astratta “uguaglianza formale”. E non è detto che riconoscerequest’ultima comporti automaticamente il raggiungimento della prima. Credo chemettere al centro dei propri programmi e delle proprie azioni politiche l’attuazionedel secondo capoverso dell’articolo 3 sia la grande sfida di una sinistra che vogliaessere degna di questo nome. Il tutto dentro una più ampia cornice diriferimento, che è la convinzione che l’umanità non sia formata da una miriadedi isolotti chiusi in se stessi ma sia piuttosto un’unica grande isola, di cuiciascuno è un pezzettino. Con la conseguenza che tutto l’ecosistema ed ogni suapiccola porzione ne risultano compromessi se alcune zone vanno in malora.

Le cose si complicano quando da questidiscorsi generali bisogna scendere nel concreto. Il problema non è solol’esistenza di tante sinistre differenti, in Italia come a Cesena (spesso anchedentro uno stesso partito, a partire dal Pd), ma uno smarrimento dell’orizzontedi ampio respiro che ho citato sopra. Mi pare che nel partito predominantedella sinistra (sempre che la proposta renziana possa essere ancoraclassificata così) troppo spesso questo orizzonte rischi di essere oscurato dadue nuvoloni che portano temporali: da una parte, le esigenze e le piccolecontingenze di “gestione del potere” (e anche di mantenimento), che finisconoper fare perdere di vista gli obiettivi alti e collettivi per cui quel potere,conferito dall’elettorato, dovrebbe essere esercitato; dall’altra parte, lanecessità di fare mediazioni (termine che non va certo demonizzato) tra varieanime difficilmente conciliabili, che su temi fondamentali come i diritticivili tendono a diventare compromessi pasticciati.

A sinistra c’è chi si accorge di questilimiti e di queste derive e prova a reagire. Ma spesso lo fa rinchiudendosidietro recinti di conservazione, quando invece servirebbero slanci diimmaginazione e ricette aggiornate ai tempi in cui si vive. Rimanendosaldamente ancorati a quella rimozione degli ostacoli che limitano di fattolibertà ed uguaglianza citata dalla Costituzione, bisognerebbe avere ilcoraggio di abbandonare certi “feticci” che rischiano di essere frenanti.Faccio un esempio. L’aiuto alle persone bisognose è innegabilmente un pilastrodella sinistra. Ma come attuarlo? Un certo assistenzialismo vecchio stile èmalsano, sia dal punto di vista della “dignità sociale”, sia sotto il profilodella “eguaglianza”, sia a livello di “partecipazione”. Tutte parole chiave diquell’articolo 3 da me tanto amato. E allora io penso che, per esempio, ognitipo di sostegno dato a chi ne ha bisogno, a partire dai servizi sociali delnostro Comune, dovrebbe avere sempre una“contropartita” da parte del beneficiario, sotto forma di una sua prestazioned’opera (i cosiddetti “lavori socialmente utili”) a favore della collettività. Sarebbeun modo per tenere legati in modo stretto diritti e doveri e per sottolineareil valore dell’appartenenza ad una comunità. E tra l’altro sarebbe un’occasionepreziosa per migliorare tanti piccoli aspetti di Cesena (dall’accompagnamentoagli anziani alla valorizzazione di spazi culturali oggi chiusi per mancanza dipersonale, fino ad una maggiore cura delle aree verdi), che fanno la differenzaa livello di visibilità. Tutti obiettivi che a mio avviso dovrebbero stare acuore ad ogni partito o movimento di sinistra.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 10:54 pm
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