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Compiamo un atto di coraggio

     Dicembre 20, 2018   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2018

Compiamo un atto di coraggio

di Sandro Gozi

Superata la fase della luna di miele, come in Italia avviene quasi sempre, lentamente anche i consensi del governo Conte stanno diminuendo. E lo stesso vale per i due partiti di governo: Lega e Cinque Stelle. Nei giorni in cui scrivo, entrambi sono sotto il 30% per la prima volta.

Tuttavia, e qui sta la stranezza, non aumentano i consensi delle opposizioni, in particolare quelli del Pd. La cosa non mi stupisce affatto: il Partito Democratico non è attrezzato per rispondere alla minaccia gialloverde. E le altre opposizioni sono praticamente inesistenti. Una minaccia, quella gialloverde, che si presenta con un duplice volto: quello estremista e securitario di Salvini, capace di costruire il consenso sull’odio nei confronti dei migranti e dell’Europa; e quello dilettantesco e improvvisato di Di Maio, che colleziona più gaffe che risultati politici. Una tragicommedia italica con “il Truce” e “Mr.Ping”’come protagonisti principali. A voler essere precisi, bisognerebbe aggiungere anche il (non) contributo dato dai volenterosi tecnocrati accorsi in soccorso del vincitore. Tre patetiche comparse del film gialloverde: dall’avvocato del popolo Conte, al professor Tria e infine a Moavero, l’ineffabile tecnico per tutte le stagioni. Insomma, il grado di incompetenza di questo governo è su livelli mai visti.

Di fronte a questa compagine tuttavia, le opposizioni, e segnatamente il Pd (che ne è per sempre la parte numericamente più importante), restano fermi al palo del risultato elettorale del 4 marzo. Evidente segnale che qualcosa non funziona più, e che a guardare il mondo di oggi con lenti di ieri, si finisce a non capirci più nulla.

La mia posizione a riguardo è molto chiara, e lo ripeto da molto tempo: dobbiamo andare oltre il Pd e creare un nuovo movimento. Il PD deve tornare ai valori e alle ragioni per cui è nato nel 2007: ed esattamente per quelle ragioni deve mettersi a disposizione della creazione di un nuovo movimento. Riconoscibile nelle piazze di Roma e di Torino, che coinvolga i giovani europeisti di Volt, che colga la preoccupazione crescente del ceto medio, che veda il merito e la parità di genere come un imprescindibile fattore di riscatto e di giustizia sociale, il mercato ben regolato come opportunità, i beni pubblici europei come grandi obiettivi di fondo: dall’economia circolare agli accordi di Parigi contro il cambiamento climatico, dallo sviluppo rurale e di qualità agli accordi commerciale di nuova generazione come quello tra UE e Canada, dalla sicurezza dei diritti civili al diritto alla sicurezza per tutti i nostri cittadini, dappertutto.

E’ il momento di prendere atto che il centrodestra non esiste più, ormai totalmente assorbito dall’estrema destra Salvinista.  Che il centrosinistra è polverizzato, e deve intraprendere nuove vie per tornare ad essere maggioranza. Che le linee di divisione politica sono del tutto cambiate in un sistema in cui il polo nazionalista e opportunista gialloverde si è fatto governo. Ciò non vuol dire che non vi siano più valori di destra o di sinistra. Ma il che centrodestra e il centrosinistra come pilastri del sistema politico che avevamo conosciuto dal 1994, nelle loro diverse evoluzioni, oggi sono del tutto superati.

E quindi?

Quindi dobbiamo costruire anche in Italia un’alternativa radicale, sociale e liberale, capace di offrire una nuova prospettiva politica e di società, aperta ed europea, dei diritti e dello stato di diritto, della giustizia giusta, della lotta contro le vecchie diseguaglianze e per le

nuove opportunità, offerte da una scelta digitale, ecologica, della conoscenza e degli investimenti in grande progetti d’avvenire, industriali e culturali.

Immagino l’obiezione: ma come, superare il Pd a poco più di 10 anni dalla sua nascita? Rispondo con la sincerità di chi ha creduto a lungo nel Pd, lo ha orgogliosamente fondato e ne ha fatto parte. E ribadisco: il Pd deve andare oltre se stesso. Nacque per superare divisioni storiche, pensando che una nuova generazione di democratici avrebbe dato una nuova voce al progressismo italiano. Purtroppo, non tutto è andato come si pensava e sperava nel 2007. Troppi conservatorismi hanno continuato a dettare l’agenda. Troppe volte il nemico è stato identificato col segretario, e poi Premier, anziché con i veri avversari politici. Ora deve accettare una nuova sfida, cioè quella di vincere la battaglia delle idee e della speranza contro il blocco populista-nazionalista che è molto forte in questo momento.

Il 4 marzo è cambiato tutto.

Oggi siamo davanti ad un’altra realtà politica e dobbiamo presentare una proposta europeista, progressista e liberale, capace di battersi per la difesa dei diritti fondamentali e dei valori europei. Non usciremo dalle macerie di un sistema politico crollato riesumando formule e logiche del passato.

Di nuovo, e quindi?

Quindi abbiamo invece una strepitosa opportunità: occupare un nuovo spazio centrale tra estremismo di destra, opportunismo grillino e conservatorismo della sinistra estrema.

Questo vale in Italia così come in Europa. Se oggi la percentuale di italiani euroscettici è in crescita, questo avviene anche perché l’Unione stessa non è stata in grado di dare risposte tempestive alle richieste dei cittadini. Faccio un esempio molto chiaro: nel picco della crisi migratoria tra il 2013 e il 2015 c’era bisogno di una reazione forte e pronta da parte dell’Europa. Avevamo bisogno di una mano tesa da Bruxelles, che invece è arrivata con grande ritardo. Il voto a Salvini si spiega anche così.

Oggi più che mai, coloro che credono nell’Europa devono rifondarla per salvarla. Altrimenti, rimarremo isolati e indifesi nel

Nuovo disordine mondiale, stretti nella morsa tra Putin e Trump, e con la Cina spettatrice interessata. Oggi viviamo in un mondo multipolare competitivo, non cooperativo e sempre

più conflittuale: era dagli anni ‘30 del secolo scorso che non c’era così tanto bisogno di Europa, del suo metodo di straordinario successo per la gestione pacifica dei rapporti tra popoli e da stati. E a 100 anni dalla prima guerra Mondiale, nel momento in cui torniamo a rileggere la nostra storia attraverso gli scritti di Renato Serra, questa nuova politica diventa ancora più indispensabile. Per questo, l’Europa deve tornare ad essere un moltiplicatore di opportunità, come è stata per la mia generazione. Un’Europa degli investimenti, che offra opportunità a studenti e giovani disoccupati, e che garantisca sicurezza ai cittadini. Così come il Pd non può essere la soluzione per i problemi italiani, il PSE e le altre famiglie politiche tradizionali non possono bastare, ciascuna presa singolarmente, per rifondare e rilanciare l’Unione ed affrontare l’internazionale populista e neo-nazionalista.

Questo è il momento per costruire una grande alleanza progressista, capace di mettere insieme tutti gli europeisti, dai Verdi a Macron, da Tsipras a Albert Rivera di Ciudadanos, rivolgendosi anche ai popolari e cattolici europeisti che non possono continuare condividere lo stesso tetto con Orban. Oggi il PPE, il partito popolare europeo è diventato il partito populista europeo. Non si ispira più a De Gasperi ma guarda a Salvini…

Le scelte che faremo, le decisioni che prenderemo, il campo in cui ci collocheremo nel maggio 2019 – in Italia e in Europa, e anche a Cesena – saranno decisive per tutto il prossimo decennio.

E quindi?

Quindi compiamo un atto di coraggio.

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