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Cesena e la Romagna integrata

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Corrado Augusto Patrignani

L’integrazione territoriale come orizzonte delle politiche territoriali è un obiettivo fortemente caldeggiato da Confcommercio cesenate che più volte ha sostenuto la necessità di governare il territorio in una logica senza perimetri e barriere campanilistiche, con una visione e una mission romagnola nella condivisione e valorizzazione delle reciproche eccellenze viste come valore aggiunto del territorio. In primo luogo l’integrazione deve scattare tra Cesena e Forlì, specie ora che verrà meno la Provincia come ente di primo livello e il rischio è che ancor più che ciascuno vada per conto proprio. Ben venga quindi l’accorciamento della via Emilia da molti metaforicamente caldeggiato e delle autostrade romagnole, anche perché è tutto il territorio che paga sulla sua pelle il protagonismo e il primoclassismo di certi amministratori nonché la comprovata loro difformità di vedute su molte principali partite dello sviluppo, dalle fiere, all’aeroporto, dalla sanità alle politiche per lo sviluppo. Si starebbe quasi per dire su quasi tutto, alla luce di questa controversa legislatura in cui Cesena e Forlì sono state fin troppo distinte e distanti. Se questo è vero – e che lo sia è sotto gli occhi di tutti – bisogna che allora i nostri amministratori ma anche tutti i partner istituzionali cambino modo di ragionare e invertano la rotta cominciando a dimostrare una nuova responsabilità territoriale, non solo a parole. E non solo gli amministratori, ribadisco, ma anche gli altri attori: infatti Confcommercio ha più volte rimarcato come ad esempio la collaborazione tra le sei fondazioni di Romagna può assicurare nuove risorse importanti al territorio in tempi di risorse che scarseggiano negli enti pubblici e si sono ridotte anche in capo alle singole fondazioni stesse. In questo senso i passi avanti in tal senso registrati nelle dichiarazioni dei presidenti di Forlì e Cesena Pinza e Piraccini sono molto positivi e possono aprire una pagina nuova di progettualità delle Fondazioni romagnole. Detto questo, però, ci sono almeno altri tre aspetti da rimarcare per evitare un’integrazione bulgara, cioé verticistica e calata dall’alto, in cui gli assetti vengano decisi secondo una logica superiore ed extraterritoriale che sarebbe la negazione di un processo che avrà successo solo se scatterà dal basso.. Primo punt in questa logica di integrazione romagnola, è basilare che vengano riconosciute le rispettive eccellenze territoriali, di cui il Cesenate ampiamente dispone e che devono essere valorizzate. Affermarlo non significa essere campanilisti, ma difendere, anche da eventuali scippi calati dall’alto, ricchezze e vocazioni del territorio. Si spiega così, qualche anno fa, la difesa che proprio Confcommercio innescò a favore di Macfrut, eccellenza cesenate e di riflesso romagnola, di cui la nostra città rischiava di vedersi scippata soggiacendo a logiche inique. Cesena, anche grazie alle sue straordinarie eccellenze imprenditoriali, ha i requisiti per essere capitale di una Romagna integrata e dirlo a voce alta non significa voler prevaricare sugli altri, ma prospettare un progetto credibile da realizzare per lo sviluppo del territorio Second l’integrazione romagnola deve avere come prerequisito l’integrazioni comprensoriale tra Cesena e gli altri comuni, obiettivo che purtroppo ad oggi è lontano dall’essere conseguito anche perchè il comune capoluogo non è stato in grado di alimentare nei fatti la coesione. Anzi. Ecco, perché Cesena sia più forte in Romagna, deve essere prima di tutto più forte nel suo ruolo di capo-comprensorio. Terzo, e vengo al nostro specifico di organizzazione economica del commercio, terziario e turism dall’integrazione territoriale le imprese si attendono finalmente politiche integrate e unitarie per il sostegno allo sviluppo e alla crescita premianti per l’impresa (in luogo degli interventini parcellizzati comune per comune), la riduzione del carico fiscale e tributario e burocratico, attraverso la semplificazione e la omogenizzazione di regolamenti e norme che trasformino l’attuale selva di adempimenti in un giardino più spoglio e ordinato. C’è anche, infine, un’esigenza di rapidità nella tempistica da rispettare: con questa tremenda crisi, l’integrazione territoriale deve produrre fatti in tempi veloci, altrimenti chi ne parla e straparla si delegittima ancor di più agli occhi dell’opinione pubblica, arcistufa di parole e proclami. Quindi coraggi avanti con l’integrazione dal basso, nei fatti.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 8:59 am
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