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C’è anche esposizione mediatica

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Paolo Morelli*

Son già passati più di due anni da quando Paolo Lucchi, sceso dal comodo e ben pagato scran-no di consigliere regionale, s’è seduto sulla poltrona, proba-bilmente più prestigiosa, ma sicuramente meno comoda e soprattutto assai meno retri-buita, di sindaco di Cesena. Le vere motivazioni che stanno dietro a questa scelta proba-bilmente nessuno lo sa, forse nemmeno lui, ma è evidente che la visibilità che può avere come sindaco di Cesena potrebbe essere un trampolino per raggiungere livelli regionali o nazionali più prestigiosi di un posto nell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, dove spesso il lavoro più importante è essere in aula e alzare il braccio al momento del voto. Sono stati due anni intensi, dal punto di vista dell’Amministrazione comunale, contrassegnati dalla crisi finanziaria ed economica del mondo occidentale, particolarmente sen-tita in Italia a causa del pesantissimo fardello del debito pubblico creato dai governi democristiani e rimpinguato da tutti quelli che sono venuti dopo. Un debito che graverà anche sulle spalle dei nostri figli e probabilmente anche dei nostri nipoti. In questi due anni Lucchi di cose ne ha fatte, ma soprattutto ha comunicato ogni passo quotidiano, mettendo alla frusta (leggere: stimolando) l’efficiente staff del-l’ufficio stampa e delle altre strutture di comunicazione del Comune, ma anche agendo in prima per-sona, a cominciare dagli sms che spesso invia di primissima mattina, quando la maggior parte dei suoi amministrati ancora dorme. Anche tra i suoi estimatori non sono pochi quelli che gli rimproverano, magari senza dirglielo apertamente, un’eccessiva esposizione mediatica che sta già andando di traverso a qualche potenziale elettore. Un altro rimprovero che qualcuno gli fa è di essersi circondato di quasi tutti assessori di basso profilo per evitare di avere concorrenti in casa. In questo periodo non è facile fare il sindaco di Cesena e di qualsiasi altra città. Il malessere è diffuso, si respira nell’aria, e si scarica contro chi ha in mano il bastone del comando, che si chiami Berlusconi, Errani, Bulbi o Lucchi poco importa. Il clima di incertezza è palpabile, anche se l’economia cesenate non ha subito pesanti colpi come in altre città, grazie al fatto che quasi tutte le aziende di dimensioni medio-grandi continuano a lavorare bene e a pagare regolarmente dipendenti e fornitori. Ma le risorse degli enti pubblici si riducono sempre più, e il trend non cambierà a breve termine. La strategia di Paolo Lucchi per cercare di mantenere alto il livello del consenso è evidente: stringe i denti per portare avanti i progetti annunciati, come la Grande Malatestiana, il Foro Annonario e la Gronda, e intanto cerca di distrarre i cittadini con manifestazioni più o meno popolari, spettacoli, sagre, biciclettate, manifestazioni enogastronomiche con un cappello che vuol essere culturale, ma con la base fatta da distese di bancarelle che pagano affitti salati per qualche metro quadrato e quindi alzano i prezzi dei listini. Distrarre i cittadini è un imperativo perché ognuno di loro, quando viene a contatto con la pubblica amministrazione, ha un travaso di bile e un salasso al portafogli. La burocrazia continua a dominare nonostante i proclami di senso op-posto, i favoritismi per gli ‘amici’ ci sono ancora, e i servizi costano sempre di più: non ce n’è uno che sia rimasto ai livelli di qualche anno fa, dal-l’abbonamento allo scuo-labus alle tariffe dei parcheggi, dai permessi per chi vive o lavora in centro ai passi carrai, dal-le rette per le scuole e le mense alle spese per la notifica delle contrav-venzioni, e l’elenco po-trebbe continuare per intere pagine. Paolo Lucchi punta tutto sul secondo mandato, cerca un forte consenso popolare per essere sicuro che nel 2014 nessuno gli metta i bastoni fra i raggi delle ruote; ma più che dall’altra parte della barricata (a meno che non scenda in campo un ‘pezzo da 90’ capace di attirare consensi da ogni schieramento) dovrà guardarsi attorno e alle spalle. Molti esponenti di spicco del suo partito, soprattutto quelli di una certa età e anzianità politica, non capiscono perché tenda a non valorizzare l’esperienza e il legame col territorio. Non si rendono conto che, anche nella politica, a un certo punto bisogna lasciare andare avanti chi ha più energie. Il problema del “passo indietro” non è solo di Berlusconi.

*Giornalista del Resto del Carlino

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:37 pm
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