Asl unica della Romagna. Dal primo gennaio c’è ed è operante. Riforma importante. L’abbiamo proposta e ci siamo battuti per questa. Con forza. Non solo per risparmiare, che pure occorre. Soprattutto per “riorganizzare”, migliorare. È necessario e la nostra sanità ne ha tanto bisogno. Per essere all’altezza di una buona tutela della salute delle persone, dei cittadini. L’attuale livello del nostro servizio sanitario, nel nostro territorio, è tutt’altro che scarso. Ma non è neppure quel “massimo” che potrebbe essere. Né lo aiuteranno a diventare quelli che asseriscono che tutto va bene così. Come pure quelli che asseriscono che, invece, tutto va male. Due posizioni da semplice grettezza “ideologica”, da partigianeria politica, da scontro e contrapposizione, tanto muscolari e pregiudiziali, quanto privi di senno e di buon senso. Una buona riforma, a cui deve far seguito un percorso virtuoso di riorganizzazione. La riforma si è fatta sul piano dell’assetto istituzionale. Il percorso che si è avviato è lungi da essere virtuoso. Anzi, l’avvio è stato pessimo ed il percorso intrapreso si preannuncia altrettanto, se non si correrà subito a degni ripari. Il segno forte di discontinuità che sarebbe stata necessaria ai vertici di guida dell’Asl unica, non c’è stato. La grande assente, in termini di analisi e di proposizioni di qualche concretezza, è la politica. Nel suo insieme: in quanto si attesta nella contrapposizione di cui sopra. La Regione. E i Sindaci della Romagna. Sia chi pur credendo di fare una battaglia (in se stessa meritevole) avversa a un “sistema chiuso” di potere, a un “dominus”, ha fatto solo il pretesto di turno perché le cose fossero fatte proprio da quel sistema e sintonizzate con esso. Da chi dopo aver sostenuto la discontinuità della guida dell’Asl unica rispetto alle precedenti guide delle Asl territoriali, si è subito ritratto, perfino, a definire la nuova soluzione la migliore.
Le elezioni di maggio (2014) hanno indubbiamente distolto attenzione ed impegno della politica e delle istituzioni. L’assetto politico-istituzionale romagnolo vive di una certa precarietà. E la politica, invece di riappropriarsi del vuoto manifestato sulla sanità e sull’Asl unica, sarà ancora in altre faccende affaccendata. Il sindaco di Cesena è ancora lo stesso. Quello di Forlì è nuovo. Quello di Ravenna è in scadenza e non sarà rinnovabile. A prossimo rinnovo anche quello di Rimini. Palla in mano soprattutto, in questa situazione e in questo periodo, ai sindaci di Forlì e di Cesena. Quanto sarebbe necessaria una forte e coordinata politica romagnola è sotto gli occhi di tutti. Quanto questo sia problematico altrettanto.
Intanto nella “cucina” dell’Asl unica hanno messo le sedie intorno al tavolo e le stanno occupando; stanno mettendo a punto il menù dei piatti che sarà servito e che dovremo mangiare nei prossimi mesi ed anni. L’Atto aziendale di indirizzo è in confezionamento. In questa cucina c’è ancora tutto il “sistema chiuso” di potere che il Sindaco precedente di Forlì indicava e denunciava. Adesso questa cucina è il “dominus”. E sta molto chiuso in se stesso. A fronte dell’atto importantissimo che si sta preparando quale è il dibattito? Sarebbe utile sapere cosa bolle in pentola; su quale analisi della situazione si sta ragionando e, se ci sono, quali sono le linee di orientamento ed indirizzo di governo dell’Asl unica. I cittadini hanno il diritto di conoscere e di sapere come si intende procedere in realizzazione della riforma della sanità romagnola. Quale progettualità di “riorganizzazione” si sta mettendo a punto. Perché è quale riorganizzazione che ci interessa. La Regione, l’Assessore regionale alla sanità, il Direttore Generale dell’Asl romagnola, i Sindaci, il Presidente ,della conferenza territoriale sanitaria, ognuno per il suo, occorre dicano cosa sta succedendo, e devono sollecitare il dibattito ed il coinvolgimento, oltre che delle strutture interne della sanità, dei cittadini.
Ci sta tremendamente a cuore la sanità. Quella del nostro territorio. La qualità dei suoi servizi. Non può e non deve essere che sia solo una circoscritta, chiusa, impermeabile “oligarchia” che se ne cura e tutto il resto sta solo a guardare e a subirne le parzialissime decisioni. Già c’è chi parla (molti mugugnano) di “impero sanitario bizantino”, di un prevaricante “ravennacentrismo” che si manifesta ed evidenzia nelle posizioni di vertice e dirigenziali soprattutto nella struttura operativa di governance della nuova Asl unica. Noi non incediamo a paradigmi campanilistici e localistici per esprimere valutazioni sulla qualità di assetti e delle figure che ne svolgono le funzioni. Tuttavia ci interessa conoscere quali sono questi assetti, come sono definiti, chi ne svolge le funzioni. Quale modello e assetto organizzativo si sta delineando e si è già delineato. Quali criteri ne hanno presieduto la decisione e le scelte particolari. Ha prevalso il merito? Quale? Di sicuro bravi, capaci ed adeguati, non dipendono dal luogo di abitazione e di lavoro. Ve ne sono in tutti luoghi. Nella struttura sanitaria romagnola c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per quale assetto organizzativo, quali mansioni, quali figure e quali meriti richiesti; tutto questo sta alla base di un processo di selezione appropriato. Le responsabilità che sono in capo al governo dell’Asl ne devono dare conto. È nel dovere di un buon governo; che tale voglia essere e non solo etichettarsi. Anche per fugare le critiche e i mugugni sull’”impero bizantino” vanno date risposte e fatta chiarezza su queste cose. La soluzione non è nel collage paritario di provenienze territoriali; in un equilibrio quantitativo da pallottoliere. Per quanto appropriatezza selettiva in base a meriti e capacità di equilibrio sono doti di un buon governo. Altra questione sull’assetto di governance: il passaggio da quattro Asl a una soltanto non vorrà dire sommare quattro preesistenze in una nuova. Quale riduzione numerica, di quali figure? Quale riorganizzazione? Quale risparmio? Riduzione, riorganizzazione, risparmio, son cose che ci devono essere e risultare, chiare, motivate e di una certa consistenza. Subito in relazione all’assetto di vertice. Diversamente bisogna cambiare subito chi è chiamato ad occuparsi di queste cose, perché significa che non ne è all’altezza. Ma non azzardiamo giudizi prima di avere il quadro di quello che era lo stato alla partenza dell’Asl unica, di quello che è in questo momento e di quello che si prefigura come riorganizzazione. Sarebbe bene che se ne occupassero anche i quotidiani locali. Ne verrebbe un’informazione più diretta e diffusa. Non vogliamo certo sconfinare in campi che non ci sono propri, ma ci sovviene di pensare che, ad esempio, si sarà affrontato il modo di far relazionare fra loro i sistemi informativi delle precedenti quattro Asl, che ci risultava fossero differenti (dalla gestione delle presenze e delle assenze del personale, alla gestione delle paghe; ai sistemi informatizzati relativi ai pazienti nei reparti e nelle varie attività assistenziali, ecc.). Che sul fronte dei livelli amministrativi – in primo luogo – si starà stringendo un forte riassetto organizzativo. Che non vuol dire l’uso improbabile ed improponibile di accette. Ma la definizione di precisi mutamenti e l’inizio degli stessi nel quadro di un preciso disegno di riorganizzazione. Se ne stanno occupando? Come? Ne potremmo saper qualcosa? Per non dire – e non ci dilunghiamo al riguardo in questo momento – delle linee strategiche, degli obiettivi e dei percorsi, dell’orizzonte riorganizzativo delle qualificazioni ospedaliere e del migliore e più diffuso servizio sanitario ed assistenziale di prossimità territoriale. Sarebbe assai utile se su queste cose si attivasse una attenzione vera delle forze sociali, economiche, politiche, della stampa. Le oligarchie possono essere il risultato di una cinica volontà, ma si alimentano anche dell’indifferenza, di interesse e di partecipazione circostante. La sanità è questione essenziale, per tutti. Quel che significa e deve significare questa riforma dell’Asl unica romagnola, se commisurato al modo in cui è partita e sta procedendo, è dubbio non sortisca, nei cittadini attenti, un qualche brivido di motivata apprensione. A breve perfino il voto regionale. Quale tema c’è di più importante sul quale mettere attenzione, anche per come decidere il voto!? La Regione è per oltre l’80% sanità. E la sanità è la cura della salute di tutti.