di Giampiero Teodorani
Credoche questo sia il pezzo più difficile che io abbia mai scritto, per la rivistadi Denis e con lui al passato. Energie Nuove è il frutto della sua passionepolitica, del suo civismo, della sua laicità nell’affrontare i temi dellademocrazia. Per anni la rivista è stata una piattaforma di discussione, apertaa tutti; oltre gli schieramenti e per quella parte di società, che da tempo nontrova più casa nei partiti, oramai privi di quei valori etici e morali, chehanno da sempre ispirato l’azione di Denis. Negli ultimi anni Energie Nuove eradiventata una antologia di programmi e di contenuti, da cui è difficilesfuggire, se si vuole fare del buon governo e riportare la partecipazione e lacultura fra la gente. Il lascito che dobbiamo e vogliamo (se saremo capaci)raccogliere è pesante; non c’è una linea politica prestabilita da portareavanti, perché Denis procedeva con fantasia, con intuito e a volte in grandesolitudine. Senza egoismi e con molta generosità.
Giuntogiovanissimo alla politica, da una famiglia di forte tradizione mazziniana erepubblicana, si è imposto agli amici con i modi e lo stile del movimentostudentesco, coi suoi provocatòri capelli lunghi, con l’oratoria deltrascinatore. Ispiratore di gruppi di giovani e fin dagli inizi leaderindiscusso dei suoi coetanei. Aveva le idee chiarissime e voleva che il suofuturo fosse nella politica; per farsi strada ha “sgomitato” e si è creatonumerosi nemici nel partito, ma anche tanti fedelissimi, come accade in questicasi. A un certo punto ha anche trascurato l’università, dove frequentava ilcorso di scienze politiche e rinviato la tesi di alcuni anni, perché lapolitica, quella vera, la voleva fare sul campo.
Lebattaglie per il fine vita dignitoso, il testamento biologico e i diritti delledonne alla procreazione medicalmente assistita, condotte anche con proposteparlamentari, con convegni e dibattiti organizzati dalla sua associazione, sonoun punto fermo della sua attività e delle sue convinzioni.
Anchecon l’altra associazione da lui fondata, Salute e Libertà, svolse attivitàlaicamente generose, per riaffermare il principio per cui la seconda non esistese non c’è la prima: lui, che aveva vissuto e combattuto con grinta il male delsecolo, in prima persona. Anche questo è un lascito che, sono convinto, ilfiglio Alberto vorrà raccogliere per continuarne l’attività.
Ioho sempre voluto bene a Denis, anche quando lui mi ha mostrato una certaostilità, prima di intendere che fra i miei sogni giovanili, non c’era quellodi fare la corsa per un posto in consiglio regionale o in parlamento. Erocinque anni avanti a lui con l’età; a 21 anni consigliere comunale, poisegretario della Consociazione di Cesena, presidente del Comprensorio Cesenatee infine in consiglio provinciale. Sul tema della partecipazione repubblicanaalle amministrazioni social-comuniste non esitò a scontrarsi con Biasini eGualtieri, figuriamoci se non lo fece con me. La politica nei partiti unisce ea volte divide e noi lo facevamo, a quei tempi, sulle idee e senza mancare dirispetto per chi la pensava diversamente. Io non credevo nella bontà e nellaqualità di quelle amministrazioni a cui i repubblicani partecipavano e ilcongresso della Unione Comunale del partito di Cesena del 1989 segnò il miodisimpegno; nel 1992, non rinnovando la tessera, con altri cesenati contribuiia fondare la “meteora” di Alleanza Democratica (ma non voglio certo parlare dime!).
Ancheil travaglio di Denis è stato profondo, fino a subire la umiliazione dellaespulsione dal Partito, che nel frattempo era entrato in fibrillazione, e conGiorgio La Malfa (a cui Denis era stato legato) invischiato nella vicenda diMani Pulite. La diaspora repubblicana ha segnato molti di noi e ha originatocomportamenti e interessi diversi, compreso il doloroso restare fuori da tutto.Spesso abbiamo scherzato sul fatto che: “siamo entrati nel partito grazie alPadre e siamo usciti, grazie al Figlio”.
Nel1994 Denis viene eletto alla Camera dei Deputati, nella lista dei Progressistie da vita al gruppo repubblicano, con la deputata marchigiana Luciana Sbarbati,per poi confluire nel 2005 nel gruppo dei Democratici. L’esperienzaparlamentare terminò l’anno dopo, per la mancata adesione ai DS, chesicuramente a Denis avrebbe garantito larielezione, in uno dei due rami del parlamento. Quel gran rifiuto misein luce l’onestà intellettuale del mio giovane amico e dissipò le molte accuse,che gli furono mosse da tanti, nell’ex partito, di essere desideroso di potere.Pur conservando la sua indole di “combattente della politica” e con il suo modocosì personale di occuparsi degli altrie pur con la trasversalità degli interessi che indubbiamente possedeva, rimasecoerente con i principi fondanti e irrinunciabili del repubblicanesimo, che noiavevamo conosciuto : quello di Ugo La Malfa.
Ancheil suo successivo rientro nel partito fu ostacolato; in alcuni casi, perfino daamici, che per primi avevano compiuto scelte, assai meno coerenti delle sue. Hospesso avuto l’impressione che la svolta impressa alla politica dal VecchioLeader, all’inizio degli anni sessanta, non fosse stata capita proprio da tuttiall’interno del partito.
Negliultimi tempi abbiamo discusso, a lungo, con Denis, su come sia ancora possibilela ri-partenza della politica e la sua ri-legittimazione, se legata ai temidella politica dei redditi, della programmazione socio-economica, della riformaistituzionale e costituzionale e al parlare ai giovani di doveri dell’uomo;perché non siano precari per tutta la vita, anche se con l’alloro in testa, inun paese che ha la vocazione al lavoro in nero.
Ecco,io lo so che Denis, mi par di sentirlo, mi avrebbe chiesto di allungarlo un po’questo pezzo, di aggiungere ancora qualcosa; ma io ho già sofferto molto.
ArrivederciOnorevole.