di Giancarlo Biasini
Le argomentazioni sul testamento biologico usate dalla Sen. Bianconi sul numero 3/2009 di Energie Nuove meritano alcuni commenti. Cercherò di farlo attenendomi strettamente a dati di fatto conscio che le discussioni si tengono più per ascoltare che per convincere.
Le “alcune” volontà di cui la senatrice scrive e che il paziente può esprimere sono ben poca cosa rispetto a quelle volontà che la legge in discussione vieta. Il problema più serio è quello della alimentazione e idratazione. Voglio riprendere la terminologia usata nell’articolo: ”Non può essere consentita la rinuncia a strumenti che siano di semplice supporto alle naturali funzioni di alimentazione idratazione”. Se prescrivesse che non si possono cessare, finché possibili, le naturali funzioni di alimentazione e idratazione la legge sarebbe già migliore. Questa naturale funzione riguarda il passaggio degli alimenti dalle vie naturali: bocca,faringe,esofago,cardias, stomaco. In realtà non è così.
– L’alimentazione idratazione di cui trattasi avviene mediante un intervento chirurgico, o chirurgico- laparoscopico, in anestesia, con la collocazione di un tubo in un organo posto al di sotto del cardias.
– Gli alimenti usati non sono naturali; non sono preparati né dalla cucina dell’ospedale , né dalla industria, alimentare, ma da quella farmaceutica.
– Non sono fatti di cibi naturali cioè di sostanze complesse, ma di sostanze elementari:carboidrati, lipidi, proteine, le stesse che si usano per la alimentazione endovenosa. Non quindi il “pane e acqua” (che tristezza la demagogia in questo ambito!) perché con pane e acqua, si fa la fine degli ebrei nei lager. Il materiale di cui è composta la connessione, del resto, non reggerebbe cibi”di cucina”.
– La quantità e qualità del preparato da somministrare è una vera e propria prescrizione che necessita di una competenza nutrizionstica oggi addirittura istituzionalizzata; ed è sanzionabile se avvenuta con errori il che non accade per l’alimentazione naturale.
Che si tratti di un intervento “gravoso” è sostenuto dalla Associazione dei medici cattolici di Milano. Questa afferma che l’ alimentazione – idratazione “possono risultare inutili per il paziente e per lui troppo gravose; la gravosità non è da intendere solo in senso fisico, ma anche morale con riguardo anche alle relazioni famigliari e più in generale interpersonali che determinano la idoneità spirituale del paziente”. Questo vale specialmente per i malati cronici oncologici, respiratori e neurologici (e più drammaticamente per i genitori nei casi dei bambini che questa legge ignora) che hanno chiaro, per averlo visto con i propri occhi, negli ospedali, il percorso finale della malattia.
Altro problema è il potere affidato al medico di medicina generale. E’ noto che la legge è in contrasto con l’art 53 del richiamato (dalla legge stessa) codice di deontologia medica che esclude che il medico possa contrastare il rifiuto consapevole di nutrirsi del paziente. Ed è in contrasto con il codice deontologico dei collegi IPASVI degli infermieri Ma, a parte questo,ai medici viene attribuito un potere sfornito di background culturale: né nei corsi di laurea né in quelli di specializzazione essi hanno seguito corsi di bioetica o di counselling o di narrative medicine: ha scritto un teologo cattolico (Vito Mancuso) che, del dolore e della vita, scienza e letteratura possono parlarne insieme.
Proprio questo è alla base del fenomeno della estrema medicalizzazione dei vissuti della professione medica. Attribuire alla legge un ruolo di supplenza per una discutibile competenza riuscirà problematico.
Un problema suppletivo riguarda i bambini: il medico di medicina generale dell’esercente la patria potestà sembra dovere accettare anche le dichiarazioni anticipate per i minori di cui nulla conosce perché assistiti da un altro medico: il pediatra di libera scelta. Sarebbe un bel pasticcio relazionale. Ma chi pensa ai bambini in questo paese?
Ora vorrei esular dai fatti, di cui dicevo all’inizio, per una considerazione finale: a me pare che sfugga, in questa discussione -ma lo so che non sono un teologo- una idea,quasi blasfema, del “Creatore e Principio di tutte le cose” che si rimette alla tecnologia e sposta i termini della vita naturale, da lui stesso “fissata in tempi e spazi” (Atti 17.26), a seconda delle macchine inventate dagli uomini, mentre altrove (il ciclo della fertilità, per esempio, e il divieto degli anticoncezionali) sostiene la razionalità della natura e la sua conformità al volere divino.