di Paolo Lucchi
Il 30 settembre scorso la Giunta Regionale ha dato il via libera al progetto di legge relativo all’Ausl unica della Romagna. Si tratta di una tappa fondamentale, che arriva dopo un attento lavoro di approfondimento e discussione con le Conferenze Territoriali, i Comuni capoluogo e le Province, e dopo il confronto sviluppato in una serie di incontri con le rappresentanze sindacali, le associazioni d’impresa, l’ordine dei medici. Ora si è aperta la fase conclusiva del percorso che culmina nell’esame del disegno di legge da parte dell’Assemblea regionale.
Non un provvedimento calato dall’alto, dunque, ma un percorso condiviso che ha visto gli enti del territorio protagonisti – assieme ad una parte rilevante della società civile cesenate, a partire da “Energie Nuove”, Cgil, Cisl e Uil – chiamati non solo a ratificare decisioni già prese, ma a dare un contributo fattivo su un tema delicato e strategico, uno dei più importanti per il futuro delle nostre comunità, per il mantenimento della qualità della vita della nostra terra.
Non ho mai fatto mistero della mia convinzione che la strada dell’Azienda sanitaria unica della Romagna sia quella giusta – direi, anzi, l’unica percorribile.
E non perché l’assetto attuale, con la gestione affidata a quattro Aziende, abbia fallito. Al contrario, grazie al lavoro finora svolto all’interno delle nostre Ausl, nel corso del tempo è stato possibile costruire per i cittadini una rete di servizi di alto livello e diffusa sul territorio. Una rete di servizi e di eccellenze che vogliamo conservare anche per il futuro, nonostante le difficoltà e gli ostacoli crescenti. E per raggiungere questo obiettivo, di fronte a un quadro generale sempre più difficile, con il progressivo taglio delle risorse nazionali e l’incremento dei bisogni che si accompagna all’aumento dei costi, dobbiamo essere pronti a compiere scelte coraggiose e lungimiranti. Sulla base – estremamente concreta – delle prospettive che si stanno delineando per il Servizio Sanitario, le nostre 4 piccole Aziende non sarebbero in grado, contando ciascuna solo sulle proprie forze, di garantire quella sostenibilità economica indispensabile per qualificare dal punto di vista professionale e tecnologico i propri servizi sanitari e socio-sanitari.
Di fronte a questa situazione abbiamo scelto di muoverci per tempo, per ridurre i costi amministrativi e gestionali, in modo da poter così preservare quelli sanitari, direttamente collegati alla rete dei servizi per i cittadini. E, non a caso, il documento che ha indirizzato le nostre comunità in quella direzione, all’inizio del 2013, è stato sottoscritto da tutti i Sindaci della Romagna, con un’unica astensione, dimostrando come su questo obiettivo non vi siano suddivisioni artificiosamente “di destra o di sinistra”. La sanità è questione talmente centrale che, assieme, abbiamo scelto di ragionarne quasi con delicatezza, riflettendo, ponendo a confronto dati e, probabilmente proprio per questo, oggi siamo ai passaggi decisivi – concreti, strategici – e non solo a quelli narrati.
Ma quali idee stanno dietro al Progetto di Azienda sanitaria unica per la Romagna, la più importante in Italia per il mix numero di abitanti-qualità-complessità dei servizi?
Provo a tratteggiarne alcune, rispondendo ad un quesito di fondo: dobbiamo stare fermi a “leggere” questa situazione (quella sopra descritta, di difficoltà certificata) o possiamo/dobbiamo, invece, muoverci per tempo, con l’obiettivo di ridurre i costi amministrativi, gestionali, preservando quelli sanitari, direttamente collegati alla rete dei servizi per i cittadini?
Io penso che, per non tornare indietro, serva fare una scelta coraggiosa. E’ inutile “tenere la testa sotto la sabbia” a fingere che nulla accadrà: i tagli di risorse sono già stati operati e l’Italia, che è destinata a cambiare in fretta, muterà anche rispetto alle modalità di accesso ai servizi sanitari.
Nessuno ha notato che anche Veneto e Lombardia (con maggioranze politiche ben diverse da quelle dell’Emilia-Romagna), si stanno ponendo lo stesso problema?
Poiché, poi, già il 2013 ed il 2014 non ci riserveranno disponibilità economiche in più, dobbiamo fare presto per non mettere in gioco (colpevolmente) i caratteri della nostra identità ed i diritti fondanti delle nostre comunità.
Per questo da un’Azienda sanitaria unica della Romagna ci aspettiamo una gestione distrettualizzata (e cioè molto radicata sui territori, in grado di intervenire in tempi rapidi per migliorare la rete dei servizi ed anche per mutarla, se necessario); nella quale la governance territoriale sia saldamente nelle mani della Conferenza Sanitaria e dei Sindaci di tutta la Romagna, che la comporranno (e non quindi della Regione o del Direttore Generale); rispettosa dei patrimoni esistenti all’interno delle strutture ospedaliere attuali. In definitiva, una gestione che, modificata profondamente al suo interno, non cambi invece, se non in termini di maggiore efficienza, la capacità di risposta verso i bisogni dei cittadini.
In questa fase è poi bene ribadire come il confronto sin dall’inizio sia avvenuto solo sui tavoli istituzionali (quelli composti dai Sindaci, dai Presidenti di Provincia, dalla Regione), mentre i tavoli tecnici seguono questo processo, non gestendolo ma essendo al servizio dello stesso. Evitiamo quindi gli inutili chiacchiericci di questi mesi e quelli (purtroppo prevedibili) dei prossimi: a decidere saranno gli amministratori pro tempore del nostro territorio ed i cittadini, non i “tecnici”. La politica nuova e credibile, è anche fatta di questa chiarezza di percorso.
Nel frattempo, naturalmente, la vita delle nostre Aziende sanitarie – dei professionisti e degli operatori che le rendono luoghi di qualità e di sicurezza nei momenti difficili ed in quelli piacevoli della nostra vita – prosegue, con le scelte e gli obiettivi di controllo dati.
Con franchezza voglio però qui ribadire come vi sia una sorta di “dead
line”: il 1 gennaio 2014. Una data questa, determinata da un processo di riforma ormai maturo, ma anche da ragioni tecnico/giuridico/amministrative, che impongono di attivare le operazioni di fusione aziendale inevitabilmente a partire dall’inizio di un anno, senza alternative. Entro quella data dovremo, quindi, fare la scelta di carattere operativo e strategico, ben sapendo naturalmente che, nella fase iniziale, i servizi sanitari garantiti ai cittadini il 31 dicembre 2013, saranno identici a quelli del 1 gennaio 2014.
Credo sia evidente a tutti come non ci si stia dedicando alla semplice “riorganizzazione dei servizi”. Stiamo invece lavorando su una legge costitutiva nata in Romagna (la nota del 21 novembre 2012 con la quale si proponeva di avviare il confronto sull’Azienda sanitaria unica, è stata inviata alla Regione dai Sindaci e dai Presidenti di Provincia della Romagna, non viceversa…..), che vedrà la luce, con un percorso legislativo formale, solo dopo la conclusione del dibattito e la condivisione nelle nostre città.
A me pare che, una volta tanto, nessuno possa lamentare una scarsa trasparenza o l’assenza di una visione futura della nostra terra, della sua rete di servizi per i cittadini, rispettosa della qualità e delle professionalità che la nostra sanità ha saputo garantire a tutti sino ad oggi.
Chi non concorda con la proposta – chi ha una visione diversa, alternativa – spieghi perché ed esca dai tatticismi. Ma ricordandosi sempre di fare riferimento alle risorse disponibili oggi ed a quelle in diminuzione già codificate, perché è bene, almeno in Romagna, non fingere che le risorse pubbliche per il futuro – che andranno ripensate anche per consentire una necessaria riduzione della pressione fiscale sui cittadini – saranno le stesse per sempre.
Non basta, per esempio, affermare semplicisticamente, come ha fatto proprio a Cesena il 21 settembre scorso l’allora Ministro alla Sanità Lorenzin che “in sanità, in ogni Regione, bisogna tagliare i costi”. Serve dire dove andranno effettuati i tagli, a scapito di quali servizi, di quali cittadini, di quali lavoratori. Ogni altra modalità di approccio al tema a me pare improponibile. E credo che così la pensino tanti cittadini.
Ma confrontiamoci con attenzione, rispetto e dolcezza reciproci: la sanità per tutti è una delle poche certezze dei romagnoli e, per questo, parlarne significa fare, prima di tutto, un voto di verità e di chiarezza.
I pochi mesi che ci separano dalla fine dell’anno saranno determinanti per delineare più dettagliatamente questa fondamentale parte della nostra fisionomia identitaria. Ancora una volta, il metodo del confronto sarà prezioso per maturare insieme – con rispetto ed attenzione – le scelte necessarie a tradurre in pratica questi orientamenti.