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I giovani e la politica

     Maggio 15, 2018   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 1 – aprile – maggio 2018

I giovani e la politica

di Alberto Maria Ugolini

Alla luce delle ultime elezioni, come si presenta il quadro relativo agli elettori più giovani?
Che la politica non riscuota successo nella fascia d’età più bassa non è un mistero; per la verità, ormai, sembra non riscuotere successo e basta.

Pertanto, come biasimare i più giovani per il loro modo snaturato di affrontarla? Vero, ma fino a un certo punto. Sicuramente la realtà contingente difficilmente spinge un giovane ad abbracciare la politica o anche semplicemente ad interessarsene. E’ un concorso di colpa tra social media e personalità politiche del momento: non vi è aria di rinnovamento, e chi lo promette si rivela un bugiardo o quantomeno incapace di ottemperare alle proprie promesse;  i social media sono pregni di teorie complottistiche senza fondamento, tuttavia per alcuni convincenti; lo stesso adeguarsi della politica ai social media, per quanto sia doveroso lo stare al passo con i tempi, spesso si rivela snaturato, e quasi comico, dando spazio a gaffe e a confronti infantili tra le stesse personalità che la conducono. La coscienza civile difficilmente può trovare terreno solido sotto i piedi nel paludoso contesto attuale, tanto più che essa non può nascere dal nulla se non viene insegnata gradualmente al pari di una materia scolastica. Atteggiamento, questo, che manca in maniera preoccupante.
Le elezioni sostanzialmente non hanno dimostrato niente. Niente di nuovo, almeno. Semplicemente vi è stato un consolidarsi del preoccupante quadro che già tutti ammettevamo, chi più e chi meno.

Come può essere spiegato esso relativamente ai più giovani? La debacle del PD passa, molto probabilmente, da Renzi, l’unico grande sconfitto.  Renzi ha avuto la sconfortante capacità di passare da personaggio ben visto agli occhi dei giovani ad uno dei più invisi degli ultimi anni. Vuoi gli slogan di rinnovamento, vuoi l’effettivo rinnovamento perlomeno di età che Renzi proponeva agli albori della sua scalata, molti giovani si erano riconosciuti nella sua figura. Tuttavia la situazione non ha tardato a ribaltarsi. La politica, si sa, è l’arte del compromesso e il compromesso stesso è per natura non incline agli occhi dei giovani. E’ indubbio che la realtà fosse ben diversa da quella utopica tuttavia altisonante proposta dal Renzi dei primi tempi, ma il suo modo di gestire il passaggio compromissorio di tale realtà lo ha portato a perdere gran parte dei suoi sostenitori giovani, e chi è rimasto lo ha fatto più che altro per mancanza di ragionevoli alternative…e per paura delle attuali, di alternative. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato il definitivo cambio di immagine da lui adottato alla luce del referendum costituzionale perso. Scelta peculiare la sua dichiarazione antecedente al risultato riguardo al lasciare il proprio posto in caso di mancata vincita. La Brexit ha insegnato poco, evidentemente. Una ghigliottina, e la terra sotto ai piedi che inizia a mancare. Da allora ad oggi è presto detto: apparizioni pubbliche e tramite social cariche di spocchia immotivata. Non si riconquista un elettorato di giovani con la spocchia, specie all’indomani di un così cocente disastro. Il resto è presto detto.

Nel clima di incertezza generale, han trovato fertilità le proposte più estremiste della politica attuale. Fare leva su paure e dubbi porta sempre a risultati, specialmente se a fare da esca vi sono proposte altisonanti e soprattutto irrealizzabili. Il risultato, seppur piccolo comparato ai partiti di maggioranza, di realtà come Forza Nuova e Casa Pound è indicativo. Quelle alternative che in apparenza sembrano “facili” o che comunque fanno leva sull’estremismo spicciolo di stampo patriottico, che è l’unica e distorta maniera in cui la coscienza civile sembra manifestarsi nella maggioranza dei giovani al giorno d’oggi , hanno fatto sì che vi sia stato un incremento sostanziale rispetto ai risultati precedentemente ottenuti dalle suddette compagini.

Il cambio di regime, che Berlusconi voglia ammetterlo o no con le sue scenette in televisione, che vi è stato all’interno del Centro Destra forse rappresenta meno l’indicazione giovanile. L’elettorato conservatore della Destra difficilmente si concilia con il clima di incertezza e diffidenza dei giovani, pertanto, a mio avviso, non rappresenta un banco di prova della questione in esame. E’ ovviamente indicativo anche in questo caso come le visioni più estremiste abbiano portato a un ribaltamento di leadership, ma probabilmente il tutto è sempre rivolto a fasce d’età più alte. Il vero e proprio sunto della situazione attuale si incarna nel Movimento 5 Stelle, mattatore delle elezioni. Chi aveva parlato di un calo delle preferenze per i pentastellati dopo il primo, storico, risultato ottenuto ha avuto pane per i suoi denti. Purtroppo. Sorvolando sulle dichiarazioni, ritrattate più volte, di Di Maio subito dopo i primi exit-poll e sul cambio del programma elettorale, si possono tirare le somme del perché il Movimento 5 Stelle continui a rappresentare la stragrande maggioranza dell’elettorato giovane, e anzi sia in continua crescita di consensi. Anche in questo caso, le facili promesse la fanno da padrone. Il rivolgersi a una realtà che vede la politica con astio e diffidenza e che difficilmente spende minuti della propria vita per informarsi al di là dei proclami da Twitter o Facebook fa il resto. Il tutto si riduce a una semplice equazione matematica. Ne abbiamo avuto la dimostrazione iniziale con il referendum sulle trivelle nell’Adriatico, che interessava la nostra zona da vicino. Manifestazioni contro la trivellazione di petrolio quando in realtà il target era gas. Ne abbiamo avuta un’altra con la promessa della legalizzazione della marijuana. Se i radicali avessero ottenuto tutto questo consenso la prima volta che l’avevano proposta… per non parlare del doveroso tener in considerazione lo zoppo iter legislativo del nostro paese, unito alle tematiche ecclesiastiche e dei “poteri forti” che sicuramente inciderebbero data la materia in esame. Ci sono voluti anni e anni e anni e anni per ottenere la legge sul fine vita, su cui bene o male tutti erano d’accordo. Quanto potrebbe volerci per ottenere questa, seriamente? Nelle mani di una compagine dove regna l’incertezza più totale, oltretutto? Improbabile. Questi sono solo alcuni esempi, che però rendono ben chiaro il quadro complessivo della situazione. Il dubbio impera, e dove non arriva il dubbio arrivano odio e paura. Si danno troppe cose per scontate, non ci si informa. Ma non è giusto farne una colpa e puntare il dito, come sempre tutto questo è figlio del tempo in cui viviamo. La politica negli ultimi trent’anni non è più stata in grado di avvicinarsi ai giovani; ha mantenuto presa e interesse su fasce d’età più alte, sì, ma unicamente per il fatto che esse sono figlie di tempi diversi, fatti di ideali solidi, di figure polarizzanti e di una politica veramente rivolta alle masse nella quale ci si poteva immedesimare. Oggi non è più così: le figure polarizzanti  hanno lasciato il posto a pallide macchiette che, quando tentano di avvicinarsi ai giovani, o scadono nel ridicolo o non usano né il linguaggio né l’approccio adatto a raccogliere consensi. Pertanto non si possono biasimare i giovani per questo. O vi sarà un’inversione di tendenza nel prossimo futuro o questa situazione peggiorerà in tempi sempre più brevi, fino a quando quel pallido rimasuglio di interesse si spegnerà con lo spegnersi delle generazioni più attempate. La coscienza civile va insegnata e ,al pari di una materia scolastica, non si può incolpare qualcuno a cui non è stata insegnata.

  •   Published On : 6 anni ago on Maggio 15, 2018
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  •   Last Updated : Maggio 15, 2018 @ 2:29 pm
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