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Bufalini… chi era costui ?

     Novembre 29, 2017   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2017

Bufalini… chi era costui ?

di Daniele Vaienti

Diversi motivi mi hanno spinto, negli ultimi anni, ad occuparmi delle vicende della Casa Natale di Maurizio Bufalini. E’ stato inevitabile, per questo, spinto dalla curiosità di chi ama la propria città e cerca di approfondirne la conoscenza, cercare di definire meglio i contorni della sua figura di medico, filosofo, protagonista del Risorgimento sia nella natia Cesena, che nel lungo periodo della vita trascorso a Firenze, divenendo, da ultimo, Senatore del neonato Regno d’Italia.

E, a mano a mano che le letture si moltiplicavano, i documenti si rendevano disponibili e la polvere del tempo si sollevava, Bufalini si è rivelato per quello che è stato nella sua lunga vita: uno scienziato in anticipo sui tempi, un gigante per il panorama non solo della medicina, ma del pensiero, della speculazione filosofica e dell’impegno civile.

Ruolo che i contemporanei gli riconobbero, del resto: riconosciuto come un innovatore, assertore del metodo sperimentale e dell’osservazione scientifica, la sua fama uscì ben presto dai ristretti confini della piccola patria cesenate, approdò nel Granducato di Toscana, ricoprì ruoli via via più importanti (anche dal punto di vista dell’impegno civico), fino all’unanime riconoscimento di vero e proprio luminare della scienza e della medicina, riconosciutogli non solo in Italia, ma anche all’estero. Il tributo impressionante riservato a Bufalini in occasione dei suoi solenni funerali è ampiamente documentato ed è assolutamente significativo. Probabilmente si è trattato dei massimi onori riservati da Cesena a un suo cittadino.

Diversi motivi, dicevo, mi hanno spinto a questo cammino di avvicinamento alla sua figura e alla sua Casa: il primo, certamente occasionale, è che sono nato fra quelle mura quando l’abitazione al primo piano, di proprietà comunale, fu assegnata, come tutto il palazzo, a famiglie di sfollati. Nel nostro caso la nonna aveva avuto la casa distrutta nei bombardamenti presso la Chiesa della Brenzaglia e si trasferì in Via Masini, vedova, con i figli. Lì sono nato, dopo qualche anno, in casa, come usava allora. Per oltre quattro anni ho giocato nel cortile che ospita i resti dell’abside duecentesca di San Francesco, a ricordare quanto resta della grande chiesa malatestiana, demolita definitivamente negli anni ’40 dell’Ottocento. Dal cortile di casa, al Giardino Bufalini, al monumento a Maurizio che “fece glorioso a Cesena il 4 giugno 1787 qui nascendo”, al cortile della Malatestiana dove ebbe sede anche una Mensa Popolare, il passo era breve.

Qualcosa di quegli anni lontani, evidentemente è rimasto negli angoli remoti della memoria.

Un altro motivo: mio padre, Nello, ha avuto sempre a cuore le sorti dei monumenti, dei palazzi, degli spazi della città, attento anche ai dettagli. Ne ha scritto innumerevoli volte sulla stampa locale, assieme ad altri amici cesenati che andrebbero sempre ricordati: Michele Massarelli, Renato Turci, Cino Pedrelli, per fare solo qualche nome. Quando nel 1988 Nello, con altri amici del Sindacato Pensionati CISL fondò l’Università della Terza Età, il suo impegno per contribuire alla tutela dei beni storici ed artistici si fece più intenso. Fra le altre, iniziò una lunga battaglia per riportare all’antica visibilità i resti dell’abside, per evitare il tracollo della casa di Bufalini (da decenni di proprietà comunale e trascurata fino all’inverosimile), per valorizzare l’area Malatestiana della quale la Casa è divenuta, nel tempo, parte integrante. Le sue carte testimoniano tutto questo.

Un paio di anni fa si è preso a parlare del restauro della Casa, con fondi regionali e ne sono stato sinceramente felice.

Quale migliore occasione per affrontare il tema di un vero restauro, anche filologico, evidenziando le parti storiche, rendendo visibile l’abside dalla Piazza Bufalini, intervenendo sul muro eretto dopo l’abbattimento di San Francesco. Dal documentatissimo libro di Loretta Righetti Il chiostro, la piazza e la biblioteca. Spigolature malatestiane:  della chiesa non rimase che “…l’abside scapitozzata e manomessa, vestita ancora delle sue forme duecentesche, e con un muro fu separata dalla piazza”.

Quale migliore occasione per riaffrontare anche il tema dei “percorsi” in area malatestiana?

Se ne parlava esplicitamente nel fondamentale e dimenticato “La Malatestiana e la Città: studio preliminare relativo ad un piano di valorizzazione del comparto malatestiano” (2001): contributo prezioso degli architetti T. Cantori, I. Fioravanti, G. Orioli, O.Pezzi, G. Teodorani. Uno studio voluto fortemente dalla Fondazione CARISP, raccogliendo molte sollecitazione di Nello.

Si legge “…Casa Bufalini, estremamente importante per gli spazi e per i percorsi malatestiani… L’edificio costituirebbe un ingresso controllato ad uno dei percorsi che si propongono: …dall’androne [da via Masini], costeggiando l’abside recuperata, si andrebbe a collegare agli altri percorsi [o cannocchiali], determinando degli interessanti  nodi ai quali la soluzione architettonica darà il giusto valore…”. Da Palazzo Bufalini, mi immagino, uscendo da un apertura nel muro di cinta, ad ammirare la Malatestiana dall’esterno e poi a costeggiarla passando nel Chiostro di San Francesco, oltrepassando l’Archivio Storico e il Museo Archeologico, fino a risalire Via Montalti e tornare alla Piazza Bufalini, all’ingresso della Malatestiana storica e, da lì, passare alla parte recentemente acquisita, quella dell’ex-Liceo Vincenzo Monti.

Basta un’occhiata, del resto, uscendo dall’androne del Palazzo nel cortile dell’abside: sarebbe sufficiente una (parziale) demolizione del muro di cinta e della cabina ENEL in disuso per godere della impareggiabile vista esterna dell’Aula del Nuti.

Quale migliore occasione per un restauro accurato della Casa di Bufalini, magari prevedendone l’inserimento in un circuito cesenate-romagnolo delle “case natali”: Serra, Pascoli, Panzini, Moretti… perché non Bufalini?

Quale migliore occasione per “riportare a Casa”, ad oltre 140 anni dalla morte di Maurizio il suo importantissimo fondo librario e documentale, che ha vissuto vicende travagliate e che –tuttora- non ha una collocazione degna della sua straordinaria importanza?  Ne ha scritto diffusamente Giancarlo Cerasoli. Perché non ricollocarlo nella “sua” Casa ?

Non fu forse lasciato da Bufalini in eredità alla città natale ? non lo accolse forse l’Amministrazione di allora come segno dell’immenso affetto del suo cittadino che rinunciò alla sepoltura in Santa Croce per il nostro ben più modesto Cimitero?

Non fu forse la stessa Amministrazione che nel corso dei funerali solenni del 1875 (onoranze che durarono alcuni giorni, con camera ardente in Comune) espose “… sulla facciata del Palazzo Municipale uno stendardo ? e (composto dal prof. Merlo) vi era scritto:

Cesenati, venite a onorare MAURIZIO BUFALINI che vi affidò la sua salma e i suoi libri, pegno di nuove glorie

La Giunta pubblicò un corposo libretto raccogliendo tutto il materiale (comprese le orazioni funebri) prodotto in quei giorni del 1875.

Ma non si tratta, evidentemente, solo di questo, non si tratta solo di pietre e mattoni e infissi d’epoca. E’ la figura stessa di Maurizio Bufalini che, trascorsi vent’anni dal bellissimo convegno tenutosi nel 1987 in occasione del bicentenario della nascita, è ripiombata nel silenzio.

La piccola provocazione del titolo a questo si riferisce: sono bastati 140 anni dalla morte perché, per la maggior parte dei cesenati, Bufalini sia ormai sinonimo solo dell’Ospedale Civile, inaugurato da Fanfani nel 1962, mantenendo l’intitolazione già stabilita nel 1911 quando si era edificato il Vecchio Ospedale, vicino alla Stazione, dove ora è l’Istituto Tecnico “Blaise Pascal”.

Ci sono i documenti e le deliberazioni a testimoniare della riconosciuta grandezza del personaggio e a determinare la quasi inevitabile intitolazione a lui dei nosocomi cesenati. Ma, appunto, passati gli anni, per troppi –anche cesenati- Bufalini è sinonimo di Ospedale.

L’Università della Terza Età, lo scorso anno, ha voluto riportare all’attenzione dei Soci e della città la figura di Bufalini. Un intero anno segnato da numerose e prestigiose conferenze –tutte molto affollate- a partire da Romano Pasi, storico della medicina e autore di un testo fondamentale su Bufalini “grande medico del Risorgimento” (Bufalini nel secondo decennio dell’Ottocento osteggiato per i suoi ideali patriottici, divenne poi membro del Senato della Toscana e quindi del Senato del Regno d’Italia). E ricordo le successive relazioni di Giancarlo Cerasoli, di Loretta Righetti, di Paola Errani, di Sergio Pretelli e di Maurizio Ridolfi che hanno affrontato le vicende storiche locali e nazionali, allargando l’ottica all’area malatestiana di cui la casa natale fa parte. Sul progetto d’intervento sulla casa, ha tenuto una lezione magistrale l’arch. Sanzio Castagnoli, mettendo in rilievo anche le perplessità suscitate dal progetto previsto. Sull’area hanno parlato, dal punto di vista urbanistico gli architetti Giampiero Teodorani e Gianluca Battistini. Due appuntamenti con il Conservatorio sono stati incentrati sul rapporto fra musica e medicina, con un concerto serale offerto alla cittadinanza. Mario Alai, epistemologo, si è occupato di “Medicina antica, astronomia moderna e filosofia” e il prof. Claudio Riva ha ricordato le vicende dell’Ospedale Bufalini nel passaggio del Fronte. Tutto il prezioso materiale documentario per il quale occorre ringraziare il collezionista cesenate Fausto Rossi è stato raccolto nell’arco di un anno e organizzato in un DVD curato dall’Università della Terza Età: documenti, testi di Bufalini, registrazioni delle conferenze, slides, foto, documenti originali che restituiscono ai cesenati la grandezza di uno dei suoi figli più grandi.

Del resto, per rendersi pienamente conto della statura di Bufalini, basterebbe sfogliare gli Atti del Comitato presieduto dal Senatore Gaspare Finali, che si costituì a Cesena per l’erezione del Monumento a Bufalini: un prezioso volume (in Archivio di Stato edito in occasione dell’inaugurazione del monumento stesso, opera di Cesare Zocchi, il 31 marzo 1883, per i tipi di G. Vignuzzi, tipografia cesenate di Piazzetta Eduardo Fabbri. Il volume raccoglie un vero e proprio saggio di Robusto Mori, magnifica figura di medico-primario di Cesena, igienista, allievo di Bufalini che meriterebbe di essere ristampato.

Ma, per chiudere, voglio ricordare alcune parole di Gaspare Finali, protagonista delle vicende risorgimentali, ministro e senatore, amico ed estimatore di Bufalini:

“… quel che niuna penna saprebbe ridire, e che appena la memoria dei presenti potrà rammentare, è l’entusiasmo reverente dell’intero popolo, e di città e del contado, che, onorando il sommo concittadino, sentiva di adempiere un debito sacro, e di fare omaggio alla Scienza, della quale fu egli insigne promotore e maestro. I rappresentanti delle Accademie e delle Università e gli altri illustri ospiti qui convenuti erano ammirati innanzi a manifestazione così universale ed evidente della popolare coscienza… il popolare entusiasmo non mai così unanime ed universale, perché innanzi alla Scienza i dissensi politici tacciono, e si forma una coscienza comune. … Parve compimento dell’opera nostra [del Comitato per il monumento] tramandarne per le stampe ai posteri la memoria; la quale sia insieme espressione della nostra gratitudine per Voi, che sentiste nobilmente il dovere di amministratori e rappresentanti della città, cha ha la gloria di avere dato i natali a MAURIZIO BUFALINI… Fu dono di fortuna che Egli nascesse tra noi: ma anche quando il suo nome era riverito in Italia e illustre in Europa, Egli amò dirsi Romagnolo e Cesenate. … Alla tomba insigne in Santa Croce preferì la tomba modesta nella terra dove era nato. Di questo estremo atto del voler suo, prova di tanta benevolenza, noi dobbiamo professargli eterna gratitudine”.

E, a nome della Municipalità, le parole del Sindaco, marchese Filippo Ghini: “…quando fu aperta una pubblica sottoscrizione per erigere al nostro Grande un monumento in patria, non mancò il contributo dell’amato Sovrano [Vittorio Emanuele II], accanto alle offerte di Municipi, di privati e di corpi scientifici dell’intera nazione … A nome del Municipio … dichiaro di accettare la consegna di questa statua, ora affidata, più che alla cura della pubblica autorità, al religioso affetto della cittadinanza…”

Era il 1883… ‘solo’ 134 anni fa.

 

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