di Franco Pedrelli
“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossimagenerazione”, la nota massima riporta al compito etico e sociale assegnato allapolitica in origine. Se prima era difficile l’emergere di statisti, oggi nelBel Paese è quasi impossibile, complice la mancanza anche di quelle scuole dipartito, criticabili sin che si vuole ma sempre formatrici di pensiero eazione. È di politici del consenso di cui dobbiamo accontentarci da anni,Cesena non sfugge alla regola.
Nonè bene per Cesena, ma anche per il territorio e la Romagna tutta, avere unsindaco, pro tempore sin che si vuole, che utilizza all’occorrenza un programmaelettorale come una clava per perseguire il consenso. È il caso dellainfrastruttura in fibra ottica di 140 km e delle 400 telecamere per lavideosorveglianza, 10 milioni a spese della collettività, più costi annui oscillantitra i 200-300mila euro, escludendo le rotture e i ripristini della rete.
Lagiustificazione del sindaco è l’averlo scritto nel programma di mandato, madove c’era anche “In accordo con gli operatori privati, deve essereprogressivamente eliminato il “digital divide” (divario esistente tra chi haaccesso effettivo alle tecnologie, in particolare internet, e chi ne èescluso), nelle aree ancora non collegate alla rete internet ad alta velocità”.Qui invece non si perde tempo, basta posizionare una telecamera in ogni puntoestremo del territorio, a cui seguirà la necessaria fibra ottica, così con la scusadella prima realizzo la seconda.
Comecesenati dobbiamo ritenerci allora fortunati che il sindaco non abbia posto trai punti di programma anche un nuovo ponte sul Savio. Già, perché al ricordo delsogno di un imprenditore con cui feci un corso di management avremmo rischiatogrosso. Difatti questi operava nel settore infrastrutture internazionali e ilsuo desiderio più grande era costruire un ponte non sopra ma lungo un fiume. Èil caso in cui la fantasia supera la realtà.
Siachiaro, fibra ottica e videosorveglianza sono utili e necessarie, ma sempre cumgrano salis.
Fibraottica è la soluzione per accedere alla banda ultralarga, ma un conto è fare unanello cittadino, dove si concentrano i maggiori punti sensibili e la necessitàdi servizi, un altro è estenderla in tutto il territorio per abbattere ildigital divide. Per questo la regione Emilia Romagna ha costituito la societàLepida, che aveva quale prima missione proprio la riduzione del divariodigitale, ad iniziare dagli edifici pubblici. È grazie a Lepida che si sonoconnessi gli edifici comunali, la ASL, gli istituti superiori, nonché diversezone collinari, montane e della remota pianura, quelle definite a fallimento dimercato e quindi zone dove gli operatori non intendono fare investimenti, quellestesse dove porteremo le telecamere. Riportare Lepida al suo compito è doveredelle amministrazioni pubbliche regionali, ancor più ora che sono adisposizione ben 255 milioni di euro per la riduzione del digital divide. Unaamministrazione accorta avrebbe coinvolto le altre romagnole per definire lacomune strategia, che dettasse il futuro della Romagna, riunito gli operatoritelefonici attorno al tavolo, illustrando loro gli obiettivi dei prossimi 15-20anni, rendendoli consapevoli dei ritorni economici dei possibili investimenti,questi ad iniziare dalle zone artigianali e industriali. Invece ci si è isolatinella usuale campagna del volere raggiungere per primo ambiziosi obiettivi,ponendosi in concorrenza con il mercato e facendo pagare il conto allacittadinanza. C’è una bella differenza tra stendere 20 km di fibra otticacontro 140.
Orala regione con 255 milioni di euro ha davanti una scelta: impiegarli nelle zonea fallimento di mercato, oppure per far fallire il mercato stesso, quellocostituito dagli operatori commerciali, con cui ci si metterebbe in concorrenzasulla connettività internet e forse non solo, vista l’espansione continua diLepida a cui abbiamo assistito.
L’infrastrutturain fibra ottica servirebbe poi per la città intelligente,la smart city di cui si sente parlare quotidianamente sempre più. Vero, lasmart city è il futuro prossimo, lo sarà obbligatoriamente in diverse parti delmondo dal 2020, con l’introduzione delle auto senza conducente, bisognose diinfrastrutture intelligenti per la loro gestione. Tuttavia dei nuovi modellisocioeconomici si inizia a discuterne ora, in Europa nascono progetti tra cittàdei diversi paesi, tra cui la nostra Milano, che ha ricevuto un finanziamento specificodi poco più di 8 milioni di euro. Non mi sembra che Cesena sia stata in alcunmodo interessata in progetti analoghi, né che siano stati redatti protocolli dilavoro con le università operanti sul territorio, ad iniziare da quella Facoltàdi Architettura a cui compete la futura visione urbana, prima ancora chetecnologica. Però siamo pronti ad investire 10 milioni di euro dei cittadiniper fare cosa poi vedremo col tempo, perché di progetti attuativi non v’èombra.
Inmodo similare si è pensato alle telecamere, partendo dal fatto che da anni ilMinistero degli Interni ha individuato nella videosorveglianza lo strumentoottimale di supporto alla lotta al crimine. Per questo è stato rilasciato unpreciso standard da adottare, in modo da omogenizzare le diverse soluzioni erenderle interoperabili tra Polizia Municipale, Polizia e Carabinieri. A frontedi masse di criminali novelli europei che si riversano in Italia, conlegislazioni che faticano a contenerli, men che meno prevenirli, con forze dell’ordineridotte a seguito della necessità di ridurre il deficit statale, nonché dicarceri sovraffollate e costi di mantenimento dei carcerati sempre troppo alti,la videosorveglianza è la piccola bugia che può essere impiegata pertrasmettere un po’ di sicurezza ai cittadini. Piccola bugia, perché sono lestesse forze dell’ordine a confermare che la videosorveglianza non ha potere diprevenzione, se non nel lungo periodo, dopo aver represso costantemente chidelinque, obbligandoli a cambiare zona. Difatti i delinquenti non siincarcerano, al massimo si denunciano, attività che può “disturbare” anche ilpiù refrattario alla giustizia. Come è successo per esempio al “campioneolimpico di lancio del tombino” del Borgo Etico: o gli è venuto uno strappoalla schiena o ha cambiato zona. Del resto, lo stesso Prefetto ci ha raccontato,con sue perle di esperienza diretta, che la Napoli, da cui proviene, non èdiversa dalla Roma dove ha avuto i suoi primi incarichi e la Cesena di oggiconferma che l’Italia è veramente…unita.
Ma400 telecamere piazzate anche nel più remoto cocuzzolo che senso ha? Chi lemonitora, quando è stato affermato che non vi sarà presidio? Utilizzarle per lasola registrazione è inutile spreco, servono per osservare il “dopo”, farel’album di famiglia dei delinquenti del nostro territorio. Un confronto sututti ce la offre Bologna, col suo numero di abitanti 4 volte maggiore e con untotale di 350 telecamere. Certo, le forze dell’ordine hanno avvallato ilprogetto, del resto mica pagano loro, quindi “melius abundare quam deficere”;altrimenti si sarebbero ridotte di molto, in un numero compreso tra 50 e 100.
Quandosi rende attiva la fibra ottica si dice in gergo che la si “accende”, noi con i140 km di fibra non possiamo che dire in tutti i sensi “m’illumino d’immenso”.