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Una cultura di ampio respiro

     Novembre 29, 2017   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2017

Una cultura di ampio respiro

di Francesco Giubilei (Direttore editoriale Historica edizioni / Giubilei Regnani editore)

Le sfide che attendono l’Italia e la Romagna nei prossimi anni sono al tempo stesso affascinanti e ricche di insidie, in un mondo sempre più connesso, dominato da logiche sovranazionali e da una tendenza all’internazionalizzazione e alla globalizzazione di massa, è necessario ripensare le politiche non solo economiche ma anche culturali e turistiche per restare al passo con i tempi.

Il turismo come siamo stati abituati a conoscerlo fino a qualche anno fa e che ha portato negli anni del boom economico alla ricchezza della Romagna, non esiste più, sostituito da un turismo “mordi e fuggi” e da un cambiamento delle necessità e delle richieste dei visitatori.

Nel caso specifico di Cesena, la vicinanza alla riviera romagnola e a mete turistiche di massa, fa sì che, specie nel periodo estivo, vi sia un pubblico potenziale da attrarre cercando di prolungare il tempo speso dai turisti nel territorio cittadino. Non solo una veloce visita pomeridiana per poi tornare nella propria località di villeggiatura, ma una due giorni dedicata a Cesena e alle sue bellezze. Per concretizzare questa evenienza è necessario ripensare il modello di attrattività del nostro territorio puntando su un turismo di qualità che si dovrebbe caratterizzare in prevalenza su tre settori: l’enogastronomico, il naturalistico e il culturale.

L’Emilia Romagna è conosciuta a livello mondiale per la propria cucina e nel territorio cesenate vi sono osterie, trattorie e presidi Slow Food che meritano di essere conosciute e apprezzate per scoprire sapori e prodotti genuini unici.

C’è poi l’attrattività naturalistica che viene a torto poco considerata: Cesena ha la caratteristica di avere le colline che entrano in città permettendo in pochi minuti di essere in aperta campagna e di godere di paesaggi bucolici perdendosi tra sentieri e itinerari campestri.

L’aspetto su cui ci si dovrebbe concentrare con maggiore attenzione per attrarre turisti e visitatori in città dovrebbe essere quello culturale su cui c’è ancora tanto da fare. Conosciamo i punti di forza della città: il patrimonio della Biblioteca Malatestiana è un unicum al mondo, così come la Rocca e il centro storico meritano di essere visitati, ma concentriamoci su quanto andrebbe fatto nei prossimi anni per arricchire l’offerta culturale. La parola d’ordine è progettualità; per ottenere risultati a lungo termine non servono iniziative spot o eventi propagandistici bensì una programmazione che duri nel tempo.

La principale carenza culturale di Cesena è la mancanza di un serio museo o polo museale, gli attuali musei sono di piccole dimensioni e non in grado di attrarre ingenti flussi turistici. Il modello delle mostre con opere di importanti artisti o a tema si è dimostrato vincente a livello nazionale, per prendere spunto non dovremmo guardare lontano ma sarebbe sufficiente replicare l’esperienza dei Musei di San Domenico di Forlì. Un luogo adatto ad accogliere grandi eventi nel cuore della città, unito a una programmazione con mostre di qualità e a un’efficace campagna di comunicazione, hanno reso il museo forlivese conosciuto a livello nazionale portando un turismo di qualità che ha generato introito per il tessuto economico locale.

Perché creare un polo culturale in grado di attrarre turisti e visitatori non solo porta a un ritorno di visibilità e immagine per la città ma crea ricchezza per tutto il territorio. Accogliere migliaia di turisti significa avere ricadute per i ristoranti, gli alberghi, i negozi e soprattutto dar vita a un turismo di qualità caratterizzato da persone con capacità economiche e di spesa generalmente alte.

L’assenza a Cesena di un grande spazio museale va di pari passo con la mancanza di un’organica programmazione di mostre che funga da volano per far conoscere la città a livello nazionale e internazionale.

Se questa carenza richiede interventi strutturali e ingenti investimenti, si sente la mancanza di iniziative culturali in grado di coinvolgere la cittadinanza e animare il centro storico, eventi come il Festival Letteratura di Mantova, Pordenone Legge, èStoria di Gorizia, il Festival della Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo che si sono affermati negli anni, mancano del tutto a Cesena che non è riuscita a dar vita a un grande evento itinerante nel centro storico che si presterebbe ad accogliere iniziative di questo genere.

Occorre avviare una seria riflessione su quale percorso debba intraprendere la città nei prossimi anni; se affiancare a eventi e iniziative già esistenti in altri settori a una strutturata programmazione culturale, o se rilegare la cultura in secondo piano con eventi sporadici e prevalentemente locali.

Perché un altro problema della cultura cittadina è una tendenza a organizzare eventi rivolti solo a un pubblico locale: ben venga la diffusione e la tutela dell’identità e delle usanze locali ma se accompagnate a iniziative di più ampio respiro creando una commistione nell’offerta culturale.

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