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Sinistra. Manca chiarezza di fini e di mezzi

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Giampaolo Castagnoli*

Impossibile parlare oggi di politica in Italia senza parlare delle vicende di Berlusconi. In realtà, è im-possibile parlare di politica, sem-plicemente. Per quanto riguarda il nostro stupefacente premier ci tengo comunque a precisare che considero la presenza di Berlu-sconi al governo assolutamente devastante per gli italiani. Ma non per il solito moralismo che mi sta stancando forse quanto il ber-lusconismo. Non per le parole dei vescovi, a cui troppa gente rimane appesa, come se il giudizio negativo su Berlusconi avesse bisogno dell’approvazione della CEI. E neppure per l’eterna speranza di alcuni giornalisti e politici che la magistratura ci liberi dalla iattura di un settantenne in crisi ormonale. Io credo che Berlusconi dovrebbe discutere delle sue vicende personali con i giudici che lo accusano, come qualsiasi altro cittadino italiano dovrebbe fare, e liberare un intero paese paralizzato dalla sua lotta personale con la magistratura. Mentre noi dobbiamo parlare e agire in altro modo – in un paese ormai privo di senso civico, di senso della dignità e del decoro – per liberarci di Berlusconi e della sua concezione di potere, che ha inquinato profondamente l’Italia. E per ricostruire poi quel senso civico, del dovere e del rispetto delle istituzioni e della democrazia che da troppo tempo delle destre becere e arretrate hanno sostituito con l’antipolitica (Berlusconi), l’antitalianità e la xenofobia (Lega) e una campagna elettorale permanente (entrambi). Mentre la disoccupazione cresce, la crisi si acuisce, i tagli a regioni, comuni, sanità diventano reali e dolorosi. Il premier, infatti, non ha tempo per i problemi della gente. Dobbiamo quindi inchiodarlo alle sue assenze, alle sue mancanze, alle sue inefficienze, alla sua immagine di uomo del fare un bel niente. Sono stanco di un premier che blatera sulla famiglia e nega i diritti alle nuove famiglie e alle tante copie di fatto, che pensa solo alle giovani donne infischiandosene dei giovani e delle donne. Ricordiamo alcuni dati, che parlano più di tanti discorsi sull’arretratezza dell’Italietta berlusconiana. Le coppie non coniugate sono 820.000 di cui la metà ha figli (dati ISTAT 2008). Il tutto nel vuoto legislativo. Tra i 15 e 24 anni il 28,9% dei giovani non ha lavoro, 2 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni non studiano e non lavorano (uno su cinque, il 21,2%), il 45% dei disoccupati cerca lavoro da un anno e le manovre tremontiane non prevedono nessuna misura specifica per la disoccupazione e l’inattività giovanile. Una donna su due non ha lavoro né lo cerca: mentre in Europa si punta al 70% di occupazione femminile, Berlusconi invita le italiane a passare le notti con i miliardari (o a sposare i loro figli). In questo disastroso scenario da fine regno, il primo, vero, fatto politico nuovo dell’ultimo periodo è la spaccatura delle destre italiane e il fallimento della fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale. Dopo Casini, anche Fini è stato costretto ad abbandonare il Capo Supremo delle destre. Lo smottamento nelle destre avrà una rilevanza quantomeno tattica ed elettorale in caso di elezioni anticipate? Certamente sì, poiché Berlusconi e la Lega non avrebbero la maggioranza al Senato e rischierebbero molto ormai anche alla Camera. Il dilemma italiano è tuttavia di fronte a tutti. Da una parte, nel pieno di una crisi economica e finanziaria gravissima, gli italiani avrebbero bisogno di un governo che governi mentre il governo Berlusconi “non governa da almeno sei mesi” (sono le parole della Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, in realtà non lo ha mai veramente fatto sin dall’inizio della legislatura….). Dall’altra, è evidente che questa maggioranza berlusconian-leghista è incapace di portare avanti qualsiasi vera riforma, e dunque le elezioni sembrano sempre di più l’unica via d’uscita dallo stallo in cui ci troviamo. Il secondo punto riguarda il PD, che deve ancora radicarsi in tutto il centro sinistra, crescere e includere progressivamente tutte le forze riformiste di opposizione, le varie forze laiche e liberali di sinistra, i repubblicani (che non capisco “che c’azzecchino” con Casini e Fini….) gli ecologisti, i radicali, i socialisti e soprattutto divenire l’animatore in modo orizzontale, a rete, di una nuova proposta di società. Occorre allora lavorare su un doppio binario, chiedendo e preparando le elezioni e allo stesso tempo lavorando per una nuova costituente democratica rivolta all’intero centrosinistra. Il vero PD nasce infatti in una logica bipolare competitiva. Competizione vuol dire elaborare una proposta politica strategica in una logica di alternanze e diversità, senza cedere ad alcuna tentazione consociativa o di “sante alleanze contro”. Ciò richiede il coraggio e la determinazione di presentarci con una squadra e una proposta alternativa di governo e di fare primarie di coalizione. Bologna ci ha dimostrato che quando sono fatte seriamente, con candidati unitari affidabili, le primarie restano uno straordinario strumento democratico mentre a Napoli il problema non sono le primarie ma il modo di intendere la politica e gestire il potere, a destra come a sinistra, in quella città e in quella regione. Ciò implica scelte chiare e nette per più libertà e più giustizia sociale in un paese oligarchico, ingiusto e corporativo. Sui dritti civili, ad esempio, gli italiani sono molto più avanti di una classe politica (e mediatica) arretrata e illiberale. Dobbiamo scrivere una nuova pagina civica e democratica, applicando sempre il principio della libertà di scelta, eliminando tutte le discriminazioni verso gli immigrati, le donne, gli omosessuali, i malati, i disabili. Sul lavoro, dobbiamo parlare innanzitutto a chi è ai margini del lavoro, chi è vittima di un nuovo “apartheid” – i precari, le tante “partite IVA” – introducendo il contratto unico di lavoro per tutti i contratti futuri, un salario minimo garantito, una tassazione che favorisca il lavoro e l’impresa. Abbiamo bisogno di un sistema pensionistico più flessibile, più moderno, in cui si possa scegliere, in una fascia dai 62 ai 70 anni, quando e con quanto andare in pensione. E dobbiamo compiere scelte nette per le rinnovabili, contro il nucleare, a favore di scuola e ricerca. Mentre Obama, nell’annunciare una politica di rigore e risanamento, si preoccupa di non colpire scuola e università, perché “sarebbe come togliere un motore ad un aereo che fa fatica a volare”, le manovre ragionieristiche della mediocre coppia Tremonti-Gelmini tagliano ogni speranza ad un vera politica della conoscenza in Italia. Ciò richiede poi una diminuzione delle proprietà e delle troppe partecipazioni pubbliche, nuove privatizzazioni e liberalizzazioni (la destra ne è incapace, troppo stretta tra ordini, cricche e conflitti di interesse). Ciò implica infine – e lo dobbiamo chiedere da credenti e non credenti – una forte riaffermazione della neutralità etica dello Stato di fronte al ritorno in forze del clericalismo e delle inutili reazioni laiciste (o viceversa, il risultato per il paese è lo stesso, purtroppo…). Sono solo alcune priorità per uscire dallo stallo, per parlare all’intera società italiana, per uscire dal Novecento in cui Berlusconi e la sua maggioranza tengono bloccato e mortificano ogni giorno di più il nostro paese.
*Giornalista del Corriere di Romagna

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 10:04 pm
  •   In The Categories Of : Opinioni

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