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PD Cesena. Un partito aperto e primarie serie?

     Giugno 26, 2017   No Comments

Lo stato della politica locale? Non cipare né bello, né ricco, né dinamico. Se poi lo si raffronta con quel che erala politica anni addietro (bisogna risalire qualche quinquennio), ne trasparedella politica attuale una quasi inesistenza, e altrimenti una impressionantepochezza. Purtroppo; data la tradizione politica di questa nostra realtà e datele caratteristiche storiche, culturali, economiche e sociali di un territoriocome il nostro e di una città come Cesena. Meriterebbero ben altro. È il frontein cui più si è registrato un poderoso e vieppiù crescente declino. Che nemuove altri; è questo un rischio non avveniristico. Intendiamoci è un quadrettotutto interno al più generale quadro della crisi della politica. Questa crisi,qui, risalta di più. Ma un impegno avverso a quella crisi comunque si attivi èqualcosa di lodevole. Anche a partire da dove si sta e si vive, dove concreto ediretto può essere il nostro tentativo e il nostro contributo. L’impegno cheabbisogna non è solo estetica presenzialista. Di questa ce ne è, anche troppo.È di cultura politica che non ce ne è o ce ne è pochissima. I partiti non cisono più e quel che ancora c’è e si chiama così è altra roba da quel che eranoi partiti. Non sono nemmeno, seppur in forme rinnovate, strumenti adeguati diraccordo fra la società e le istituzioni; non sono selezionatori di classedirigente, né capaci di una forte ereale rappresentanza politica. Ma dove c’è potere, qualsiasi, sia esso amministrativo,regolamentare, di spesa, di iniziativa pubblica, istituzionale, c’è qualchepredisposizione organizzata e organizzativa che se ne occupa; che lo vuoleottenere, mantenere, espandere ed accrescere. C’è politica. Non è e non saràquella di prima; è, sarà in forme differenti, ma c’è politica. Migliore?Peggiore? C’è. È un dato di fatto. Imprescindibile. Disconoscerlo è solo indicedi ottusità. La politica che si vede, quella che si traveste ancora dinominalismo partitico, o con innovati nominalismi di movimento, di lista (robeda episodico momento elettorale, soprattutto), è di una pochezzaimpressionante. Non è una Politica con la P maiuscola, con un buon retroterraculturale, di studio, di approfondimento, di forte impegno e di passionecivile, ideale e morale. È prevalenza di antipolitica, di demagogia, diribellismo pancista, di moralismo, di narcisismo, di mero carrierismo, dipersonalizzazione, di mal supposto leaderismo. Eccezioni ci sono e possonoessercene, guai disconoscerle. Ma la prevalenza è quella, oggi, purtroppo. Dicarenza crescente di classe politica e dirigente nelle nostre istituzioni, alivello locale, ne parliamo da tempo e per questo siamo stati spessorimbrottati e criticati. Succederà anche adesso. Ma quel che si vede è solo laconferma di un assai misero panorama. Resta l’appello a una attivapartecipazione, a un impegno attivo deicittadini attrezzati di passione, di senso e responsabilità civili, di cultura,preparazione, competenza ed esperienza. A quella borghesia che è (sarebbe)classe dirigente. Che invece è pavida (in gran quantità), chiusa nel propriocircoscritto interesse. È un appello vano, probabilmente. Né si vede chi sia echi voglia spronare in altro modo quellapartecipazione e quella cittadinanza. Non quelli che solo gareggiano a chi lespara più grosse con la sola finalità di raccoglierne le spaturnie e lerecriminazioni, di pancia e di istinto, per finalità elettoralistiche: ilmassimo della concezione cui è ridotta la politica politicante. Non chi si appaga di narcisismo presenzialista. Che nonsi occupa di radicarsi in ambito sociale, di farne coinvolgimento. Non ne hanno interesse nemmeno quelli che sipensano “padroni del vapore” (ce ne sono?), quelli che se si sentono comandantied hanno un certo comando, di sicuro ben si guardano dal stimolare qualcosa chepossa disturbarli. C’è in giro varietà di capetti (tali sono anche se si autosuppongono capi). Roba da poco per mettere in piede roba di una certaconsistenza. Roba non da poco, ma anche pericolosa, se sono in posti di unacerta responsabilità ed importanza. È una località nella quale sono grandipotenzialità, non fosse altro perché grandi tradizioni culturali e politichel’hanno permeata in modo assai ampio. C’è ancora cultura, c’è ancoraeffervescenza culturale. Se ne distinguono le aree di un certo riferimento e diprovenienza. Ma non c’è più una loro trasposizione politica come c’eraattraverso i partiti che non ci sono più. È vero non c’è più nemmeno quelsistema politico. Ma seppur nelle condizioni confuse e tutte nuove del sistemaattuale ci sarebbe bisogno che quelle culture, quelle ispirazioni e quegliindirizzi culturali, potessero forgiare e determinare adeguate trasposizionipolitiche, attraverso rinnovate forme di quella trasposizione. Difficilmentepossono corrispondere a questa attesa i movimenti e le liste smaccatamente“antipolitiche”; non sembrano attrezzate, quanto meno, neppure le sigle deltormentato post berlusconismo se si esclude qualche formazione più coesa perchéciellina. Non che questa varietà, quando è il momento, non prenda i voti. Neprendono con varietà di motivazioni anche da quelle aree culturali ormai privedi una trasposizione più diretta e coerente sul piano politico. Vale anche perl’area laica e democratica”, di consistenza in questa realtà. Sul pianoelettorale ormai variamente indirizzata. Permane il Pri, ma è più unnominalismo che una realtà politica. C’è il Pd. È una forza politica più diogni altra. Non è un partito come li abbiamo intesi in passato. Non è neppurecome uno dei partiti (principali) che lo hanno fatto nascere. Non è il Pci enon è neppure la Dc. Qui localmente èsoprattutto dal Pci che proviene. Poi un connubio con organizzate correntidella ex sinistra Dc. Apporti, di poco peso, dal mondo laico e socialista. Il Pd locale èanche il partito dove Renzi ha avutogran messi di voto alle primarie. Molti subito, altri all’ultima ora. Unascelta di convenienza che è tornata utile e che ancora è cavalcata. Fino aquando dura. Qui c’è “ditta” tutt’altro che sprovveduta. C’è una ristrettaoligarchia dove è ben chiaro chi ne tira le redini, non essendo secondario ilruolo di comando nell’istituzione locale. È uno strumento-partito, ma non unpartito come tale e neppure di esplicita rinnovata forma. Comunque espressione,nel contesto del suo consenso più vasto politico ed elettorale, del più ampiotravaglio e dibattito che è del Pd sul piano generale. Dove nuove influenzesono straordinariamente in movimento. È sperabile che diventi un partito piùaperto, definito nel suo modo d’essere (non solo lo strumento del gruppod’ordine ristretto), capace di coinvolgere e far partecipare, di forgiareclasse dirigente stimolandone la creazione, non facendo allevamenti in“batteria”. Questa parte politica è comunque quella dove attualmente merita diprestare attenzione e se possibile impegno. Lo diciamo da tempo: è l’unica metà del campo, della politicacesenate, dove si gioca. A porta americana, perché nell’altra metà campo nonc’è gioco e non ci sono squadre. Qui si apre uno squarcio di particolareinteresse, sul quale merita diffondersi e lo faremo più avanti. Ne indichiamoalcuni termini non secondari. Data la situazione, le primarie del Pd (ocentrosinistra o quel che sarà) sonofondamentali. Almeno sono momento di partecipazione di dibattito e dicoinvolgimento. Si sono fatte, con non poca strumentalità, per la ricandidaturaal secondo mandato per il sindaco. A maggior ragione sono indispensabili per ladesignazione del nuovo sindaco al suo eventuale primo mandato. E ben venga unbuon gioco aperto di candidature. Senza di questo il Pd rimane chiuso nellostretto e la candidatura si estrapola dalla “batteria” e tutto il resto devesubire di mangiare quella minestra o ciccia. Occorrono primarie serie e fattebene, aperte ma non in modo generico: solo a chi inequivocabilmente epubblicamente sceglie di essere elettore di quella parte e che si mantiene taleanche qualora il suo candidato preferito alle primarie non le vincesse. Ilfatto che si tratterà di una nuova candidatura per una nuova sindacaturaconsente di aprire un dibattito vero sulla città. E fra candidati di profilodifferente. E il profilo del candidato, insieme alle idee e ai propositi che lodistinguono, può fare la differenza di tante cose. È già un positivo terreno didibattito e di partecipazione quello della ricerca e dello sprono allecandidature. Non sarà la soluzione della crisi della politica locale cheattraversiamo. Ma è un terreno e l’indirizzo di un processo di qualche maggioreconcretezza per cercare un rilancio della politica, per immettervi dosimaggiori di cultura politica, amministrativa e di governo. Comunque a Cesena ealla nostra realtà locale sarebbe di gran utilità.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 10:55 pm
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