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La nostra “Alternativa popolare” contro gli “-ismi”. Conservatorismo, grillismo e populismo

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Laura Bianconi

L’Italia non è mai stata così vicina ad una riforma radicale del proprio assettoistituzionale. L’abbandono del bicameralismo perfetto, la trasformazione delSenato in un’Assemblea delle Regioni, ma soprattutto l’introduzione di un nuovosistema elettorale fondato sul doppio turno con ballottaggio, l’Italicum,legato a doppio filo con la riforma costituzionale. Un cambiamento significativoche sembrava a portata di mano, frutto di una stagione politica segnatadall’arrivo di Matteo Renzi, il quale aveva impresso il suo timing ed il suostile proiettando il Paese verso una nuova dimensione, verso una nuova Italia nonpiù ingessata e ferma nelle paludi del ‘non-decisionismo’ e della burocrazia.
Sappiamotutti però come è andata a finire. Una pesante sconfitta frutto, probabilmente,di uno scollamento tra Paese reale e classe dirigente politica di cui nessunose ne era accorto. La dimostrazione evidente della rottura di quel patto tra politicae cittadini che, purtroppo, non siamo stati capaci di evitarlo.
Nonè la prima volta che una riforma è bocciata dal voto popolare. Capitò anche nel2006 quando la riforma costituzionale dell’allora Casa della Libertà furespinta dai cittadini, ma quel voto fu l’effetto di una crisi politica cheriguardava quel centrodestra, che infatti qualche mese prima aveva perso, peruna manciata di voti, le elezioni politiche.
Ilvoto del 4 dicembre è stato differente, più profondo nelle sue motivazioni. Unmalessere che ora alla luce della sconfitta referendaria è più visibile. Giàquel 35 per cento di italiani andati a votare il cosiddetto referendum sulletrivelle era una spia accesa che, alla fine, il 4 dicembre si è riprodotta nel60 a 40.
Daquella domenica la politica italiana ha, quindi, preso a scrivere la propriastoria su un altro libro, condizionandone, come era naturale, i passaggi politicisuccessivi. In Aula, in occasione del voto di fiducia sul nuovo governo guidatodall’onorevole Paolo Gentiloni, dissi che all’indomani del voto referendariol’immagine dell’Italia era quella di un Paese il cui tessuto sociale e politicoera diviso e lacerato, e che soltanto una nuova compagine governativa avrebbepotuto riannodare quei fili tranciati di netto da quel 60 per cento di ‘no’. Dinanzia chi rincorreva il voto immediato, e ce ne erano molti anche tra le filedell’attuale maggioranza, feci notare che ritornare subito alle urne avrebberappresentato un ulteriore elemento di lacerazione, scaricando sui cittadini larichiesta di governabilità che, invece, spetta in primo luogo ai parlamentari.
Continuoa ritenere che la scelta di non andare a votare subito e di far nascere unnuovo governo sia stata la migliore. Alla fine ha prevalso la saggezza, ed inprimo luogo quella del presidente della Repubblica Mattarella, e l’effettoimmediato della sconfitta referendaria è stato quello di aprire una stagione dipacificazione e di ricomposizione di un quadro sociale e politico lacerato. Nonuna melina per giungere alla fine della Legislatura o, come qualcunomalignamente ha detto, per maturare il vitalizio, ma piuttosto la grandeoccasione di tornare a parlare a quegli italiani delusi ed avviliti che si sonorifugiati all’ombra del ‘no’.
Sonoconsapevole che si tratti di un compito molto difficile e che la strada èlunga, ma le iniziative, l’impegno messo in campo dal governo Gentiloni inquesti primi mesi fanno ben sperare. A cominciare da un approccio pacato erivolto al dialogo con le varie componenti sociali del Paese; da quella volontàdi non ricorrere necessariamente a parole d’ordine, ma piuttosto di ricercareil consenso attorno ad idee e sentimenti comuni; a privilegiare il noi all’io.
Inquesta fase il mio partito, Area popolare, diventata poi Alternativa popolare,si è caricata nuovamente il peso di rappresentare un elemento diresponsabilità. Per la seconda volta in questa Legislatura siamo stati l’ultimafrontiera prima dell’ingovernabilità, l’ultimo avamposto della governabilità. Edi questo vado fiera e rivendico con orgoglio le scelte fatte prima di tuttonel rispetto degli interessi dei cittadini.
Altempo stesso però bisogna essere consapevoli che dopo il 4 dicembre la storiapolitica dell’Italia ha intrapreso una strada il cui sbocco al momento è ancoradifficile da intravvedere. Tante sono le variabili presenti sul campo politico,sia interno e sia internazionale, che risulta difficile in questo momento direcome sarà l’Italia da qui a qualche mese. Il tempo che ci separa dalla finenaturale della Legislatura sarà determinante per capire quale sarà la direzionedi marcia che avrà il nostro Paese. Sono in atto importanti processi cheincideranno sul futuro, ma già si stagliano all’orizzonte tre grandi nemicicontro i quali dovremo attrezzarci: il conservatorismo, il grillismo ed ilpopulismo. I tre grandi ‘-ismi’ del nostro tempo rispetto ai quali bisognaimpegnarsi per non lasciare a loro il passo. In questo caso sarebbe il baratroper il nostro Paese e questo non possiamo permetterlo.
Nonpossiamo che il conservatorismo, di chi punta a difendere le rendite di potere,di chi è sempre pronto a sbarrare il passo delle riforme e del cambiamento, di chisa declinare soltanto la parola ‘no’ possa tenere il nostro Paese in ostaggio,possa prendere il sopravvento. Il riformismo di questi ultimi anni rappresentaper noi di Ap un punto di partenza ed un confine oltre il quale non possiamospingerci, pena il disconoscere quanto fatto finora. Grazie al nostrocontributo, in molte occasioni decisivo, abbiamo un’Italia meno raccolta su sestessa, meno ingessata e legata ai vecchi schemi e che con maggiore fiducia puòguardare alle sfide che l’attendono.
L’altragrande minaccia è il grillismo, questo giacobinismo del Secondo Millennioinfarcito di avventurismo e pressapochismo. L’opaca prova della gestione delComune di Roma conferma quanto la carica rivoluzionaria del M5S sia velleitaria,a dimostrazione di una totale incapacità di governare ma soprattutto di meccanismidecisionali e di una guida del movimento che non appartengono assolutamente aduna moderna democrazia. Gli stessi oscuri legami che stanno emergendo con laRussia di Putin, quest’ultimo con il possibile intento di destabilizzare unPaese guida dell’Ue come l’Italia, impongono di elaborare una risposta politicaall’altezza della sfida lanciata dal grillismo.
Infineil populismo, un fenomeno ormai planetario diventato sinonimo di ‘sovranismo’ eche si nutre delle suggestioni esercitate dalla vittoria in Usa di Donald Trumpe delle sfide lanciate all’establishment europeo e mondiale di Marie Le Pen edi quei partiti che si pongono nella sua orbita come Alternative für Deutchlanddi Frauke Petry, il Partito della libertà austriaco di Norbert Hofer, ed ilPartito per la Libertà (PVV) in Olanda di Geert Wilders, questi ultimi due, peraltro, sconfitti nelle recentielezioni nazionali. In Italia Matteo Salvini sta cercando di porsi come puntodi riferimento di questo mondo, lanciando la sua sfida per la guida delcentro-destra. Riposti i vessilli del nordismo e dell’antimeridionalismo si staponendo come forza populista, o sovranista, che fa dell’isolazionismo, dellafine degli organismi sovranazionali la sua stella polare. Chiudersi nei propriconfini, alzare muri e difenderli è diventato il programma della Lega. E’evidente l’enorme rischio di queste idee programmatiche, visto che proprioqueste sono state all’origine delle guerre che hanno insanguinato l’Europa edil mondo nel secolo scorso. In questo schema è facile notare comeprogressivamente si stia scivolando verso un destra-centro, e nel qualeBerlusconi si illude ancora di poter utilizzare gli stessi sistemi di gestionee di potere che gli hanno consentito con il Polo del buongoverno e poi la Casadelle Libertà di tenere a bada la Lega. Non si avvede che è mutato il contestosociale e culturale e che nei fatti la rende succube di Salvini.
Difronte a questi tre grandi pericoli è indispensabile opporre un argine. Difronte a chi chiede più muri, dobbiamo avere il coraggio di rispondere con piùponti; dinanzi a chi frena le riforme per garantire lo status quo dobbiamoriaffermare la priorità degli interessi dei cittadini e delle futuregenerazione attraverso un coraggioso piano di riforme; e dinanzi a chi ognigiorno grida onestà, onestà, dobbiamo mostrare le nostre mani pulite impegnatenel quotidiano lavoro al servizio di tutti gli italiani.
Questoè lo spirito con il quale dobbiamo rispondere alle tre grandi minacce delnostro Paese. Non è recitando ed imitando il loro verso che possiamo pensare dicontrastare il maniera efficace il conservatorismo, il grillismo ed ilpopulismo. Nè allo stesso tempo possiamo pensare di allearci con loro per poipoterli controllare. Vanno invece combattuti smascherando le loro falsità,additando le loro astrusità, e dimostrando la loro capacità di non governo.
Inalcuni Paesi come l’Olanda e l’Austria questo è accaduto e non dispero cheanche in Italia sia possibile tutto ciò. Infatti, quando i moderati siorganizzano, propongono un programma credibile e chiaro, e riescono asmascherare le bugie, si dimostrano vincenti. In Italia è indispensabile farelo stesso, ridare ai moderati una casa, un punto di riferimento. C’è bisogno diriorganizzare un’area che si riveda nei valori del Partito popolare europeo eche è l’unica che possa in maniera efficace fronteggiare la sfida dei tre ‘-ismi’.
Aquest’area stiamo lavorando insieme ad Angelino Alfano. Una riorganizzazione diuno spazio politico che al momento non si vede rappresentata e della qualesiamo protagonisti con il passaggio dal Nuovo Centrodestra ad Alternativapopolare. Il nostro obiettivo è quello di federare le varie anime che sirifanno alla tradizione popolare europea e liberale in un unico contenitorepolitico. Per fare questo stiamo dialogando con tutti coloro che si ritengonoalternativi e pronti a lavorare per il futuro di questo Paese. Il nostro è unprogetto inclusivo e non esclusivo.
Sututto ciò inciderà anche il lavoro che si sta compiendo per varare la futuralegge elettorale. Il risultato finale avrà una grande influenza su quello che saràl’assetto delle varie forze politiche.
Adoggi abbiamo due leggi elettorali una per la Camera ed una per il Senato, nonomogenee e che quindi non garantiscono la governabilità ma, anzi, espongono ilPaese al rischio serio di ingovernabilità. Infatti, se alla Camera abbiamo unalegge che prevede i capilista bloccati, il premio di maggioranza alla lista eduna soglia di sbarramento del 3 per cento, al Senato abbiamo soltanto lepreferenze senza premio di maggioranza e con tre diverse soglie di sbarramento:3 per cento per i partiti coalizzati, 8 per quelli non in coalizione e 20 percento per le singole coalizioni. E’ evidente che andare a votare con questosistema rischierebbe di esporre il Paese all’ingovernabilità con l’ipotesi didue diverse maggioranze una per la Camera ed una per il Senato.
Unanuova legge elettorale, come peraltro sostenuto con forza dal presidente dellaRepubblica, è quindi indispensabile. Una legge elettorale che sia capace diconiugare due importanti elementi e cioè la rappresentatività e lagovernabilità. Come Alternativa popolare abbiamo già presentato una nostraproposta legata al sistema proporzionale che fissa un premio di coalizione al40 per cento, soglie di sbarramento al 3 per cento ed il ritorno allepreferenze con capilista bloccati. Siamo convinti che questa proposta possatrovare largo consenso tra le forze parlamentari, in considerazione del fattoche vengono salvaguardati sia il principio di rappresentanza e sia di garantireuna maggioranza in grado di governare.
Deveessere chiaro a tutti che questo voto referendario ha determinato la finedell’epoca maggioritaria e soprattutto quella del bipolarismo. Oggi più che maiè evidente che sono almeno tre i grandi blocchi che si confrontano e quindiscegliere un sistema elettorale di tipo maggioritario sarebbe come mettere unacamicia di forza alle componenti politiche e sociale del nostro Paese.
Lalegge elettorale deve in primo luogo fotografare l’esistente e riportarenell’ambito parlamentare questa realtà. Giammai si deve pensare di poter forzarequesta realtà o peggio ancora modificarla. L’effetto sarebbe quello diescludere una porzione di società italiana dal contesto politico, con ilrischio di acuire i disagi e gli scontri sociali. Perciò chi ancora ritiene cheil maggioritario sia un sistema sostenibile vive fuori dalla realtà e continuaa ragionare secondo gli schemi di venti anni fa. Specie in questa fase, con lapresenza minacciosa del populismo, del grillismo e del conservatorismo ènecessario evitare forzature e meccanismi elettorali che immettano elementi diulteriore tensione sociale. Il Parlamento deve ritornare ad essere il luogo incui le varie tessere sociali e culturali italiane si ritrovino per comporrequel magnifico mosaico che è la nostra Italia.
Inoltrenel momento in cui a sinistra sta venendo meno l’egemonia del Pd, è impensabilecontinuare a sollevare la bandiera del maggioritario. Sono, infatti, almeno trele forze che stanno nascendo alla sinistra del Pd, da Sinistra Italiana, che sista riorganizzando, ad Articolo Uno-Movimento Democratici e Progressisti,composto dai fuoriusciti dal Pd, ed a Campo Progressista dell’ex sindaco diMilano Pisapia. E con tutto ciò la nuova legge elettorale dovrà fare i conti.
Cosìcome dovrà farlo anche con il rimescolamento che è in atto tra le forzepolitiche del centro-destra. Oltre alla Lega a destra Fratelli d’Italia e ilMovimento Nazionale Sovranista si giocano la carta dei valori dell’identitànazionale e dell’ex Alleanza Nazionale. Il tutto con Forza Italia che rimane aguardare, forse in attesa della sentenza della Corte europea su SilvioBerlusconi, e con Stefano Parisi che con il suo movimento di Energie perl’Italia ha annunciato la volontà di ricostruire il centrodestra, ma senzaLega.
Lalegge elettorale dovrà quindi essere capace di accompagnare questi passaggi,guidare questi cambiamenti in corso, specchio di un’Italia che dopo il 4dicembre è profondamente cambiata.
Noi l’abbiamo compreso esiamo convinti che ci sia spazio per una proposta politica che parli agliitaliani senza urlare, che coinvolga i cittadini nelle riforme senza ricorrereagli slogan, che indichi la strada del cambiamento senza imporre ‘aut-aut’. E’la nostra proposta liberale e popolare che punta a dare già nel 2018 agli italianiun Paese più governabile, un Paese che sappia affrontare le difficoltà che loattendono, ma soprattutto abbia la piena consapevolezza delle propriepotenzialità. Furono queste le ragioni che ci spinsero a non proseguire ilcammino in Forza Italia. Oggi quelle motivazioni non sono venute meno, anzisono presenti ed attuali in quel progetto politico che stiamo costruendo e chevuole essere il punto di riferimento e di governabilità per chi non intendelasciarsi sedurre dagli ‘-ismi’ del nostro tempo.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 10:28 am
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