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Cesena, ricorda chi sei!

     Maggio 15, 2018   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 1 – aprile – maggio 2018

Cesena, ricorda chi sei!

di Janus – scrittore e critico d’arte

Ho passato a Cesena giorni bellissimi: è una città cordiale, una città affascinante, una città elegante (e in questi tempi votati alla volgarità è un pregio), è una città antica che non rinuncia all’antichità ed è contemporaneamente una città moderna, una città che può vantare una ricca storia e monumenti illustri. È la città di Renato Serra. È impossibile non amarla. Voglio aggiungere che è una città viva e questo mi pare l’elogio più adatto che si possa fare ad una città. Non tutte lo sono per il diverso temperamento dei suoi cittadini o per altri motivi. In questi ultimi decenni Cesena ha intrapreso un percorso coraggioso nel campo dell’arte. Potrei fare qui alcuni nomi, con i quali mi è capitato più di una volta di collaborare, ma la loro attività in questo campo è molto conosciuta, anche se in ambiti diversi, dimostrando coraggio, intraprendenza e soprattutto buone idee. Queste persone sono una parte essenziale di questa città e bisognerebbe tenere conto delle loro capacità, ma esistono a Cesena molti altri nomi, altri intellettuali, altri studiosi, e numerosi artisti che rappresentano la ricchezza della città. Andrebbero tutti consultati. Bisogna ricordarsi delle persone di valore.

Ma Cesena ha un’altra singolare e rara caratteristica: è una di quelle città che si potrebbero definire “provinciali” o “periferiche”, città che si smarriscono nell’immensità del nostro paese così pieno di contrasti e di contraddizioni, ed invece hanno la vocazione di diventare le capitali della cultura, e, per quello che hanno creato con il loro lavoro, hanno contribuito in maniere diverse al progresso cittadino. In Emilia Romagna si potrebbe fare anche il nome di un’altra città “periferica” come Ferrara che ha una ricca e lunga tradizione letteraria ed artistica ed ha saputo raccontare con originalità, fino ai nostri giorni, una parte essenziale della sua avventura intellettuale attraverso numerose esposizioni indimenticabili. Ha recentemente pubblicato un volume sulla sua esperienza intitolato: “Arte Contemporanea a Ferrara  / dalle Neoavanguardie agli esiti del Postmoderno”, a cura di una studiosa di talento, Ada Patrizia Fiorillo, – Mimesis – Collana del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara: un volume prezioso per conoscere gli aspetti più dinamici e più originali di questa città. In un altro contesto potrei anche fare il nome di Aosta, la quale si è rimboccata le maniche per uscire fuori dal suo isolamento e prendere il posto che le compete nel mondo internazionale della cultura. Cesena e Aosta farebbero bene a studiare la possibilità di un’analoga pubblicazione. Questa è la mia prima proposta. Parlo soltanto delle città che ho conosciuto meglio, ma esistono in Italia, sicuramente, altre città “periferiche” e “provinciali” che hanno fatto e fanno cose notevoli nel campo della cultura o che potrebbero farlo con un po’ più di buona volontà. Fanno cose che le metropoli non sempre sono capaci di fare. Potrei, per esempio, citare anche Mantova.

In questo campo la politica ha un’enorme responsabilità. Dovrebbe sempre ricordare che la cultura è il motore di ogni città, è quella che la fa vivere e la fa sopravvivere, quella che dà una ragione ed uno scopo alla vita cittadina (“Fatti non fummo per viver come bruti”).  Il compito della politica è quello di dirigere le póleis e di traghettarle verso il futuro. Alcuni potrebbero dirmi: dobbiamo prima occuparci degli asili, delle mense scolastiche, della sanità, della viabilità, ecc. ecc. Certamente, ci mancherebbe altro, è il suo dovere, ma queste cose fanno parte del quotidiano, della normalità, dell’ovvietà, dell’ordinario, la politica in ultima analisi deve occuparsi nello stesso tempo delle cose straordinarie, delle cose eccezionali, cioè della cultura.

Cesena possiede una prestigiosa biblioteca che risale al Rinascimento, forse la prima del mondo occidentale, la Malatestiana, ed una biblioteca non deve limitarsi a custodire libri, ma deve farli vivere, deve collocarli su una più ampia dimensione. È una biblioteca “storica”  e come tale dovrebbe prendere l’iniziativa di istituire un premio letterario di livello nazionale. Esistono, è vero, in Italia già importanti premi letterari, ma non esiste un premio letterario dedicato al libro di storia, di cui in Italia c’è una importante tradizione. Gli Italiani hanno bisogno di storia e purtroppo tendono a dimenticarla ed i pericoli possono essere molto gravi. Dimenticare la storia significa commettere danni irreparabili anche politici, conduce alla perdita dell’identità, conduce alla sconfitta. Mi sembrerebbe molto importante istituire a Cesena un “Premio Nazionale del Libro di Storia – Biblioteca Malatestiana”, naturalmente con la partecipazione ed il contributo delle istituzioni locali. Il primo passo fondamentale dovrebbe essere quello di studiare un apposito regolamento, partendo dalla composizione della giuria e del comitato che dovrebbe studiare il problema.

Si tratta solo di un primo passo. Bisogna fare molto di più. Un politico non deve necessariamente essere un esperto di filosofia, ma può rivolgersi, per esempio, a Massimo Cacciari o ad Emanuele Severino, tra i più importanti studiosi del nostro tempo (ma si potrebbero fare molti altri nomi), con l’invito di programmare un convegno su UN tema filosofico da loro ritenuto essenziale. Un politico non deve necessariamente essere un poeta, ma può invitare i poeti italiani (e stranieri) a leggere le proprie poesie nelle piazze (non è nemmeno una cosa particolarmente costosa). Un politico non deve necessariamente essere un esperto di letteratura, ma può visitare ogni anno il Salone Internazionale del Libro di Torino, ricco di libri e di convegni, e cercare di portare a Cesena quello che ha visto di più interessante. Può sempre rivolgersi agli scrittori per parlare dei loro libri e di quelli degli altri. Un politico non è necessariamente un esperto d’arte, ma può convocare la persona che ha maggiori capacità in questo campo ed invitarla a proporre una serie di esposizioni di carattere almeno biennale per animare il panorama cittadino. Esistono poi in Italia importanti riviste d’arte (una si pubblica perfino a Cesena). Andrebbero invitate per parlare della loro esperienza sul campo.

Ma i soldi? In questo periodo di crisi non rimangono molti soldi per la cultura, ma la cultura si fa soprattutto con le idee e dopo con il denaro. Occorre coinvolgere gli sponsor (banche, assicurazioni, industria, commercio, ecc. ecc.) e farli partecipare ad un progetto cittadino di ampio respiro, nell’interesse della città e nell’interesse della politica se la città non vuole rimanere indietro ed essere superata dalle circostanze.

Una città come Cesena non progredisce solo attraverso la buona amministrazione, ma anche attraverso il pensiero. La lotta politica, che in futuro diventerà sempre più aspra, dovrà tenere presente, nelle sue strategie, anche quello che ha fatto e quello che non ha fatto. Ad un certo punto occorre fare una scelta: se rimanere tra i “popoli senza storia”, come gli studiosi avevano chiamato i popoli più primitivi, i popoli senza civiltà, o tra i popoli che creano la storia.

Fare tutte queste cose, dal premio nazionale sul libro di storia fino alle molteplici manifestazioni, può essere un segno di ripresa. Quello che modestamente dico meriterebbe una piccola riflessione ed una grande passione e soprattutto un grande amore per la propria città. Cesena può diventare un esempio per le altre città ed in parte già lo è, ma sarà ricordata soprattutto se avrà idee coraggiose.

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